Purtroppo nel discorso giustificativo del “no” a Paolo Savona quale Ministro dell’Economia il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, oltre a valutazioni di tipo strettamente politico, ha rilasciato dichiarazioni anche di tipo economico-finanziario sostanzialmente ignorate nel dibattito successivo. Dichiarazioni non nuove e neanche immorali; ricordiamo ancora le parole del suo predecessore sul timore de IMercatiTM, immemore di quel che diceva da esponente del Partito Comunista Italiano: “L’euro rafforza la Germania e penalizza i paesi deboli“.
DISCORSO DI MATTARELLA L’incertezza sulla nostra posizione nell’euro ha posto in allarme gli investitori e i risparmiatori, italiani e stranieri, che hanno investito nei nostri titoli di Stato e nelle nostre aziende. L’impennata dello spread, giorno dopo giorno, aumenta il nostro debito pubblico e riduce le possibilità di spesa dello Stato per nuovi interventi sociali.
Le perdite in borsa, giorno dopo giorno, bruciano risorse e risparmi delle nostre aziende e di chi vi ha investito. E configurano rischi concreti per i risparmi dei nostri concittadini e per le famiglie italiane. Occorre fare attenzione anche al pericolo di forti aumenti degli interessi per i mutui, e per i finanziamenti alle aziende. In tanti ricordiamo quando – prima dell’Unione Monetaria Europea – gli interessi bancari sfioravano il 20 per cento.
UNO / SPREAD E MUTUI Sulla relazione tra “spread” e interessi sui mutui vale la pena leggere quanto scritto da Giacomo Bracci, leggi qui
https://www.facebook.com/giacomo.bracci.1/posts/10156224401857976
Un Bracci che proprio pochi giorni fa si è confrontato con Carlo Cottarelli, qui vedi il video integrale
https://www.facebook.com/SensoComunePop/videos/1264580613673878/?fref=mentions
I timori sul “risparmio” nascono da un assunto: la crisi dello spread (differenziale di interesse tra i titoli di Stato decennali dell’Italia e i titoli di Stato equivalenti tedeschi) è determinata da un allentamento della finanza pubblica, ovvero un aumento della spesa pubblica e una diminuzione delle tasse. Da un aumento, dunque, del deficit di bilancio.
C’è una serie di valutazioni da fare riguardo questa convinzione.
DUE / SIA CONSENTITO KEYNES, DIAMINE Ci si esenti da una dimostrazione pratica, ma l’aumento del deficit, se indirizzato ad aumentare con raziocinio la produzione, determina un aumento del Pil maggiore rispetto all’aumento del debito. Ebbene sì: più deficit e riduzione rapporto debito/pil sono ben compatibili. Esattamente il contrario di quanto testardamente perseguito dall’austerità europea, che ha imposto il taglio del deficit conducendo ad una riduzione della produzione (pil) maggiore rispetto alla riduzione del debito.
Mattarella è convinto invece che una politica espansiva conduca automaticamente ad un aumento insostenibile del debito e alle conseguenze di cui ha parlato. Non è da escludere che così possa avvenire: flat tax e reddito di cittadinanza ad esempio sono operazioni indirizzate ad aumentare i consumi e non la produzione, con rischiose conseguenze per la bilancia commerciale. Non escludibile non significa certo. Anzi, se proprio dobbiamo circoscrivere il “caso” Savona, ci saremmo stupiti se avesse avallato tanto allegramente una politica di tal genere.
Mattarella dunque ha fatto propri i valori del più conservatore dei liberismi, sovrapponendo una valutazione politica ad una ipotesi dell’esecutivo.
TRE / SE AUMENTA IL DEFICIT AUMENTANO I RISPARMI. IL PAREGGIO DI BILANCIO LI AZZERA Attenzione: stiamo parlando di una identità contabile, non una teoria. Basta studiare un poco i saldi settoriali per capirlo con perfezione. Lo possono confermare infiniti studi e la nostra esperienza. Quando i deficit pubblici salgono, aumentano i risparmi di imprese e famiglie; quando i deficit pubblici si contraggono, i risparmi tendono a ridursi (ci esentiamo dal calcolare la variabile del settore estero per motivi di semplificazione).
Porre una discriminante a favore dei risparmi italiani a fronte di un temuto aumento del deficit è una contraddizione logica insanabile. Di seguito un esempio, estendibile ad ogni Stato in ogni tempo, che mette in relazione l’andamento del risparmio privato (linea marroncina, in alto) rispetto al bilancio pubblico (linea marrone, in basso).
Aumenta il deficit, aumentano i risparmi. Diminuisce il deficit, diminuiscono i risparmi. Perché allora Mattarella teme il contrario?
E questo è l’andamento del risparmio delle famiglie italiane negli ultimi anni. Mentre i tassi di interesse scendevano, nell’Eurozona e fuori dall’Eurozona allo stesso modo, il risparmio, invece che accumularsi, crollava.
QUATTRO / I TASSI DI INTERESSE E IL PARADISO CHE NON E’ ARRIVATO Nel 1981 il Tasso Ufficiale di Sconto applicato dalla Banca d’Italia raggiunse il suo valore massimo, 19%. Attenzione: l’inflazione media quell’anno fu del 17,99%, e di oltre il 19% fino a metà anno. Prima dell’entrata dell’Italia nello Sme, nel 1978, il Tus era al 10,50%, mentre l’inflazione media era al 12,11% (13,5% ad inizio anno).
Cosa significa? Che nel 1978 la Banca d’Italia decideva il tasso di interesse e era libera di posizionarlo al di sotto del tasso di inflazione. Già nel 1981 questo potere era demandato al “vincolo esterno”.
A livello di titoli di stato, fino all’inizio degli anni ’80 il rendimento reale era negativo, soltanto successivamente è diventato positivo e in questi ultimi anni stiamo soffrendo tassi di interesse reali con differenziale di rendimento stabile rispetto ai titoli tedeschi.
Mattarella non ha fatto altro che ripetere alcuni dei dogmi del pensiero liberista, il che mi rattrista: in questi ultimi anni abbiamo ottenuto i più bassi livelli di inflazione e tassi di interesse ma, invece che il paradiso del libero mercato capace di allocare al meglio qualsiasi risorsa ci troviamo con i più alti livelli di povertà assoluta e relativa e di emigrazione.
Tutto questo apre spazi di manovra di incredibile ampiezza per la Lega e in misura minore anche al M5S, che oggi ha un compito gravoso: evitare l’espansione culturale leghista oltre gli errori già agli atti di questi ultimi mesi. Altrimenti anche il 5S sarà fagocitato – iniziano a segnalarlo i sondaggi a neanche tre mesi dal voto – per diventare un’appendice della destra italiana.
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Per rispondere al suo quarto punto dimentica una cosa fondamentale: tutti i dipendenti e pensionati hanno visto dimezzare il loro potere di acquisto con l’arrivo dell’euro. Ma non per colpa della moneta unica, ma perché scientemente altri italiani hanno deciso che ciò che costava 1.000 lire dovesse costare un euro. O la pizza margherita che costava 5.000 lire dovesse costare 5 euro e così via fino alle abitazioni anch’esse raddoppiate di prezzo. E sempre a parità di salari, convertiti al centesimo. Ma nessuno, e ripeto NESSUNO, nemmeno Istat o i sindacati , hanno levato il grido di allarme. Solo dopo… Leggi il resto »
amico risposta esatta !! gli stipendi più bassi dell’Europa occidentale (di peggio c’e’ solo Spagna e Portogallo che si consolano per un maggior potere d’acquisto) la Grecia? e’ dietro l’angolo ormai….la Germania vuole ancora “mangiarci” quei quattro che abbiamo per metterci sul lastrico definitivamente…intanto questi quattro cialtroni che abbiamo fanno finta di litigare ..a breve votateli di nuovo a questi quattro impostori che stanno “giocando”……..
Molti prezzi sono aumentati anche perchè lo Stato stesso ed Enti vari hanno iniziato ad alzare tutte le tariffe, bollette, benzina, pedaggi autostradali, per sfruttare il disorientamento sul cambio. Basti pensare che la classica schedina passò di colpo da 1000 lire a 1 euro a colonna. La benzina era sotto le 2mila lire, andate a vedere l’impennata che ha avuto in quegli anni di passaggio. A quel punto era chiaro che chi poteva, chi più chi meno ha preso esempio dallo Stato ed ha iniziato ad arrotondare al rialzo
Il discorso di Mattarella conferma che non siamo un Paese sovrano.
Per punti cosi’ come scritti 1) Il giornalista del Sole, seppur corretto, ha enormi lacune sul suo ragionamento: il variabile si basa sull’EURIBOR e quindi politica monetaria BCE per cui politica italiana “irrilevante” Se le banche italiane possono finanziarsi al 3% allora quello e’ il minimo tasso che possono applicare (catena del credito) quindi se l’EURIBOR e’ a 0% lo spread applicato sul mutuo variabile sara’ almeno del 3%. Se il costo di finanziamento per le banche sale al 5% allora, stante l’EURIBOR a 0% lo spread sul variabile sara’ almeno del 5%. E’ chiaro che questo sara’ sui nuovi… Leggi il resto »
ho citato il tus perché non ho trovato il tasso medio esatto 1978/81 sui titoli di stato. Ma la situazione era simile, con ingresso in Sme si perde controllo tasso di interesse e “nasce” il problema del debito pubblico, col quale Craxi e Andreotti non c’entrano nulla nonostante la vulgata.
Questo credo sia l’articolo più completo sullo Sme e su quanto poi sta avvenendo con più eccessi in Eurozona http://mmtitalia.info/il-divorzio-banca-ditalia-tesoro-un-falso-mito-studiare-lo-sme-per-capire-leuro/.
Su Bracci verifico se può rispondere personalmente
grazie del link scusa molto utile, se hai pre-80 invia pure
Non ho dati pre 80 visto che il MEF non li fornisce. Forse quando i dati erano di competenza di BdI i numeri da qualche parte li aveva Tuttavia, se puo’ aiutarti tanti numeri e dati li ha la banca dell’uomo che non parlava mai http://www.mbres.it/it/pages/indici-e-dati-relativi-ad-investimenti-titoli-quotati-dal-1947 La banca dati parte dal 47, tuttavia credo che non essendo quotati (prima) i BOT non siano menzionati nell’archivio prima di una certa data. Comunque sia una indicazione dei tassi (comparabile con gli attuali BTP) la puoi avere con i BNT (buoni novennali del tesoro) che per maturita’ sono certamente paragonabili agli attuali BTP… Leggi il resto »
Sì avevo trovato il link ma è un po’ complicato. Grazie comunque.
Mi scusi …ma se le banche devono finanziarsi pagando piu’ salato il denaro dalla BCE, visto che gli italiani sono tra i risparmiatori piu’ diligenti dell’europa, non potrebbero applicare dei tassi sui C/C vantaggiosi, tipo l’1,5% o il 2% e finanziarsi con il risparmio? Medesima politica per le obbligazioni senior a medio termine? mi e’ sembrato piu’ di una volta che il risparmio Italiano e’ paritetico al debito pubblico, e visto che tanti fondi comuni sono spesso oggetto di critica sui costi e rendimenti, applicare una politica bancaria diversa (magari assicurandola per garantire il risparmiatore italiano) non e’ possibile?
Le banche si finanziano tramite la raccolta, da c/c a libretti a qualsiasi altra forma di strumento emesso direttamente dalla banca (non collocato). Presso la BCE si rifinanzia cedendo titoli a “sconto” Se la banca da’ il 2% su un C/C (che e’ praticamente un deposito o/n) mentre i tassi correnti sono a 0% o emette obbligazioni ad un anno al 5% mentre i tassi correnti sono al 3%, significa che per prendere a prestito denaro la banca paga uno “spread” del 2% spread sotto al quale non puo’ dare a prestito Dopo di che il problema della catena del… Leggi il resto »
Allego un’interessante intervista all’ex Presidente della Corte costituzionale Onida.
https://www.milanofinanza.it/news/onida-la-scelta-di-mattarella-impropria-201805281158436302
Ho trovato l’articolo in correlazione, questa informazione mi sembra integrare bene quanto espresso da Bracci https://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2018-10-03/mutui-perche-non-c-e-correlazione-spread-btp-bund-ed-euribor–181504.shtml?uuid=AEfOVgGG