SAN BENEDETTO DEL TRONTO -“Non l’ho neanche letto, me lo farò leggere e poi vedrò il da farsi”: a parlare è Pasqualino Piunti, che abbiamo intercettato a margine della commissione Sanità che si è tenuta in mattinata in Comune. Il sindaco si riferisce all’esposto in Procura (recapitato anche a Corte dei Conti e Guardia di Finanza) inviato contro di lui e contro la dirigente pubblica Catia Talamonti da sette consiglieri di opposizione sul “caso Picenambiente”.

Il contenuto di quella denuncia è molto forte e le frasi che riporta ne fanno forse la battaglia più feroce che l’opposizione abbia mai messo in piedi dal 2016 ad oggi. Innanzitutto i sette (Tonino Capriotti, Marco Curzi, Giorgio De Vecchis, Rosaria Falco, Bruno Gabrielli, Flavia Mandrelli e Andrea Sanguigni n.d.r.) scrivono chiaramente che il motivo della loro denuncia è “l’omissione nell’applicazione della legge (la “Madia”) da parte di Piunti” . “Comportamenti omissivi relativi al reiterato mancato rispetto delle disposizioni legislative di cui al decreto legislativo 175/2016 e alla dolosa mancata attuazione della deliberazione numero 61 del 15 dicembre 2018” è la frase esatta che contiene l’incipit della denuncia.

Per la minoranza la situazione denunciata si è palesata attraverso una serie di comportamenti omissivi del sindaco che non avrebbe messo in piedi gli atti necessari a riacquistare il controllo del Consiglio di Amministrazione di Picenambiente (come voleva la delibera di dicembre votata anche dal centrodestra) e non avrebbe licenziato la stessa Talamonti che, per la lettura che dà della legge la minoranza (ma non la ditta che si è appellata al Tar), sarebbe incompatibile nel doppio ruolo di dirigente del Comune e di presidente della partecipata.

I consiglieri puntano il dito anche sulle dichiarazioni rese da Talamonti al nostro giornale (clicca qui) ma se la prendono principalmente con Piunti. A rendere ancora più pesante il contenuto di quell’esposto verso il sindaco è infatti la lettura che i sette danno delle mancate azioni di cui prima. “Tale comportamento omissivo dimostra, oltre ogni ragionevole dubbio, come l’approvazione della deliberazione numero 61 del 15 dicembre sia stata in realtà solo una finzione adottata dal Sindaco Pasqualino Piunti”accusato dai sette anche di non aver obiettato sulla “famosa” lettera che Catia Talamonti mandò ai consiglieri e che, per chi ha avvisato la Procura, era una missiva “dai toni intimidatori inviata dalla Talamonti ai consiglieri per delegittimare la proposta di delibera consiliare”.

E’ chiaro che l’atto nasce dalla volontà d’opposizione di mettere al muro l’Amministrazione, sia sulla delibera di dicembre, sia sull’atteggiamento del pubblico verso la ditta che negli ultimi mesi è al centro delle cronache su più fronti: dalle lamentele sul servizio al caso macerie passando per i problemi coi sindacati. “Non è un atto duro ma è quello che abbiamo ritenuto necessario dinanzi all’inerzia di Piunti” ci spiega Rosaria Falco nella stessa occasione in cui abbiamo raccolto la frase del sindaco. Pare altrettanto chiaro, però, che non tutta l’opposizione la veda allo stesso modo sulla necessità di quella denuncia. Il caso-esempio potrebbe essere quello di Domenico Pellei (Udc), che la delibera pro-controllo pubblico l’ha votata ma che sembra non vederla allo stesso modo dei colleghi sulla necessità di coinvolgere la Procura sulla questione.

Insomma la denuncia contro Piunti rappresenta da un lato una delle mosse forse più estreme, per certi versi, che l’opposizione abbia mai fatto finora, se non altro per il coinvolgimento della magistratura, ma dall’altro lato l’Amministrazione pare non esserne preoccupata al momento.