SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Nella calda serata di domenica 17 luglio, Enrico Vanzina ha presentato il suo ultimo libro, Diario diurno (ed. Harper Collins). L’evento è stato organizzato presso la Palazzina Azzurra dall’Associazione Culturale I Luoghi della Scrittura e dalla libreria Libri ed Eventi, con il patrocinio e il supporto dell’Amministrazione Comunale e della Regione Marche. L’incontro, parte della rassegna “Incontri con l’autore”, ha visto la partecipazione di Claudio Siepi.

Da Ennio Flaiano, che ha conosciuto personalmente quando era bambino, e dal suo Diario notturno, parte Enrico Vanzina per questo suo Diario diurno. Un diario adulto, iniziato da un uomo di 62 anni che non ne aveva mai tenuto uno, un diario che racconta undici anni, racchiusi da due grandi crisi sociali, quella economica del 2011 e quella che stiamo ancora vivendo ed è legata alla pandemia e, in mezzo, la vita, le gioie, i dolori, gli attimi solo in apparenza insignificanti, ma, in realtà, decisivi, la politica, i libri, il cinema, gli amici che si ritrovano o se ne vanno, gli incontri casuali, le strade prese o perse.

«Ennio Flaiano l’ho conosciuto bene» – spiega il figlio di Steno – «perciò mi sono permesso di ispirarmi a un suo libro che si chiama Diario notturno, un capolavoro assoluto. Dovendo affrontare un diario, cosa non prevista nella mia vita, ho pensato subito a lui perché è il mio idolo assoluto. È un libro che racconta gli ultimi dieci anni di questo Paese attraverso la mia vita quotidiana, ma in realtà non parlo di me, parlo di noi italiani con grande affetto e con una grande cavalcata che attraversa gli ultimi dieci anni, periodo in cui sono successe tante cose».

«È un libro in cui si ragiona delle piccole cose e delle grandi cose, e soprattutto dei sentimenti. C’è dentro la mia curiosità di giornalista, altro mio mestiere che mi permette di guardare il mondo con grande attenzione, cercando di capire la verità. Parto dall’idea che si debba pubblicare il Vero a qualunque costo, con l’etica fondamentale di non diffondere fake news. Il diario potrebbe sembrare un’autobiografia ma non lo è, perché le autobiografie sono storie nelle quali c’è qualcuno che vuole parlare di sé stesso ma ha sempre in mente un altro: le autobiografie sono la vera sede delle fake news, e in questo libro non ce ne sono».

«Gli anni Ottanta sono stati un periodo irripetibile» – racconta il fratello del compianto Carlo – «la cosa curiosa è che la gioventù di oggi ha una specie di nostalgia di quegli anni senza averli vissuti: c’è un amore sfrenato, come per la mia generazione erano stati gli anni Sessanta. È stato un periodo molto interessante, che dal punto di vista ideologico è stato tacciato di superficialità. Sia dal punto di vista della musica, che nel modo di vivere, nella moda, in politica e nel cambiamento del costume, gli anni Ottanta sono centrali: c’è un po’ di rimpianto, si viveva meglio».

Riguardo il suo futuro, Vanzina ha le idee chiare: «Dopo i progetti che sto portando a termine con le piattaforme di streaming, vorrei tornare in sala. Mi piace vedere gente dentro una sala, anche se il cinema è stato uno dei settori più disastrati dalla tragedia del Covid». Guarda la nostra video intervista.