Giusto un anno fa e fino alla primavera del 2015 ripetevo spesso, nel tentativo di valutare se lo yogurt greco Tsipras-Varoufakis fosse prelibato oppure rancido: “C’è il rischio che Tsipras preferisca alla libertà del suo popolo la propria affermazione politica continentale. Una Grecia fuori dall’euro è una Grecia politicamente cancellata dalle capitali europee, per cui l’ambizione personale desidera superare i piccoli confini nazionali per ambire ad una leadership della sinistra continentale”.
Lo scorso 28 giugno, all’apice della mia ingenuità per l’indizione del referendum greco sulle politiche di austerità (ingenuità poi comune alla maggioranza della popolazione che in massa votò contro le austerità finanza-centriche), scrivevo epicamente: “L’ultimo atto è sempre quello che conta“.
Non immaginavo che il venditore di speranze Alexis Tsipras avesse compiuto altri atti, contrari ai precedenti, in uno dei più vergognosi voltafaccia della storia politica internazionale recente. Andrebbe coperto di insulti e cancellato dalle relazioni politiche con il resto dei partiti liberi europei. Tsipras è un traditore, ovvero “ha tradito il popolo greco”, come afferma il suo ex compagno Varoufakis, un altro che a forza di tener coperte le carte si è capito che non ne aveva più mezza. Ma almeno non ha tradito, Varou. Coerente nell’autodistruzione.
La vittoria di Syriza alle ri-elezioni greche non cambia di una virgola il giudizio politico e storico su Tsipras e i suoi: questi pur di restare al potere venderanno pure la mamma.
Scrive ad esempio Federico Fubini, giornalista di punta di Repubblica (e ben radicato nell’austerità finanziaria): “Sulla base di un programma esattamente opposto, Tsipras ha preso esattamente la stessa percentuale di voti di otto mesi fa”.
C’è solo una cosa che fa più pena dell’esultanza di Tsipras sulle macerie ateniesi: le bandierine di piccola esultanza dei Kalimeri italiani. Servirebbe una tonnellata di oblio in pochi minuti per dimenticare tutta questa inutilità e l’infinito opportunismo di chi, da solo, non ha nulla da dire.
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Un concetto che andrebbe espresso per tutte le persone elette fino ad oggi in Italia.
Il voto è sintomo di una scelta del popolo o sempre o mai.
Mizzega, mi sembra che si siano usate parole grosse che forse andrebbero utilizzate in altri ambiti.
Tsipras ha fatto una scelta, questa scelta è stata premiata dal popolo greco, punto
Cavoli, indire il referendum in nome della “democrazia” e poi rimangiarselo dopo due giorni… guai a criticarlo.
Su queste elezioni sorvoliamolo, Tzi non è mica un bimbo, le ha indette mentre è al governo e sono state organizzate in un mese e mezzo…
Semplicemente, se indici un referendum e lo vinci, se non sei politicamente in grado di dare seguito a quel risultato, ti dimetti. Invece il trasformismo di Tsi è clamoroso e non vedo sui social i manifesti “Ecco cosa ha fatto Renzi in un anno, ecco cosa ha fatto Tsi in una settimana”. Ad ogni modo a meno di clamorosi dietrofront la vicenda politica di Tsi è finita, non c’è nulla da riprendere nella tela di Syriza, è tempo perso, sarà molto più interessante e speranzoso, anche per le dimensioni e la storia di quelle nazioni, osservare l’evoluzione dei Democratici e… Leggi il resto »
Le vicende della Grecia ci hanno fatto capire definitivamente che la moneta
unica l’anno voluta le banche e i banchieri, nel loro esclusivo interesse. Se
qualche indebitato (dopo la Grecia ci siamo noi), prova solo ad alzarsi dal
tavolo viene ripreso per le p…e e rimesso a sedere (quasi) immediatamente.
Noi come loro sopravviviamo sul debito e ormai, dobbiamo solamente prostrarci
a questo sistema, se poi consideriamo che abbiamo un fanfarone al governo, il
quadro è completo.
Affluenza in Grecia 51,75% (circa un greco su due);
percentuale ottenuta 35,54%,
a conti fatti il consenso ottenuto è del 18% approssimato!
Avrete capito che risultano contenti di tutto cio’
1) Tsipras, 2) la BCE, 3) il nostro premier/smargiasso Renzi che spara balle
a ripetizione e non è nemmeno eletto dal popolo.
Titolo finale: i residui della Democrazia!!!