Pierluigi Battista, già vicedirettore del Corriere della Sera, è il Mr. Hyde di questa fine di marzo 2012. Alfiere “liberale” e della protezione dell’individuo dall’ossessività statale, negli ultimi mesi, dopo aver descritto la “fine dell’illusione liberale”, ha tirato un uppercut che manco Mussolini passando dall’Avanti! al Popolo d’Italia: “Viva la dittatura tecnica” titola su Sette, il settimanale del Corsera, lo scorso 22 marzo.

Sì, proprio lui, giornalista senz’altro acuto (anche se è famoso per il  “cerchiobbottismo” che ne smussa gli angoli) e colto, moderato per fisicità prima che per definizione, indocilito ulteriormente da occhialoni da secchione e verbosità liquida. Pigi il fustigatore degli antipolitici, ora, inneggia alla dittatura. Supera tutti gli estremisti di destra e di sinistra, che se lo scrivessero Sallusti o Mattei o Grillo vedi quanti “fascista” o “stalinista” o “populista” volerebbero per l’urbe del web. Lui può: Viva la Dittatura. Che poi sia tecnica oggi, militare domani, o proletaria fra cinquant’anni, andatelo a spiegare ai nipotini.

Naturalmente che Battista colpisca con i suoi uppercut i politici (di seconda e terza classe: ad esempio mancano l’ABC e Silvio), lascia qualsiasi avversario della Dittatura Tecnica senza argomenti: mettetevici voi a difendere i da lui citati Frattini, La Russa, Gasparri, Giovanardi, Di Pietro, Vendola.

E vai con l’hi-tech, allora. Sentite: “Dicono e auspicano che nel 2013 possa tornare la politica. Speriamo di no. Speriamo proprio di no. Speriamo in un congruo prolungamento della dittatura tecnica. Avete tanta nostalgia della dichiarazionite degli inconcludenti, della verbosità fatua e arrogante della politica? Io no. Che i tecnici, dopo aver salvato l’Italia dalla bancarotta e dal mal di spread, ci salvino pure dall’invadenza della politica. È una supplica”. Poi, nelle tre colonne che circondano la foto di Scarface Monti, si va avanti a furia di “tecnici, salvateci voi” e quindi alla fine l’invocazione santissima: “Armatevi di spread e colpite duro. Tutto, ma non il ritorno degli zombie. Non ce lo meritiamo più”.

La maggior parte degli italiani, leggendolo, penserà: “Come dargli torto?” E se i più ardimentosi avranno paura perché c’è il rischio che qualcuno presto ripeta il discorso del bivacco  (qualche prova “tecnica” c’è stata dalle parti del Sol Levante), il vero problema non sta tanto nella fuga tecnica sognata da Battista.

Il problema è che le sue premesse non hanno aderenza con la realtà.

“Dopo aver salvato l’Italia dalla bancarotta e dal mal di spread”: scrive Battista.

Sappiamo tutti che le politiche attuate (tagli, più tasse, abbattimento salariale) hanno un solo esito economico possibile (a meno non piova l’oro dal cielo): recessione dura e forte, avvitamento rischiosamente irreversibile, impoverimento e crescente disuguaglianza sociale. Battista forse pensa che non sarà così. Forse s’illude che una manciata di taxi e di farmacie in più, qualche articolo 18 in meno siano la soluzione rispetto alla trappola monetaria europea (una parolina, un giorno?).

Ma poniamo che così non fosse. Poniamo che Scarface Monti a dicembre 2012 non abbia salvato l’Italia dalla bancarotta e dal mal di spread (arma che una nazione dovrebbe disinnescare e non invece caricare ai carnefici del suo popolo), e sia necessario ancora ritoccare l’Iva, le accise, congelare gli stipendi pubblici, tagliuzzare ancora le pensioni, Imunizzare, spolpare le industrie nazionali.

Cosa scriveremo, quel giorno, alla vigilia delle elezioni (se ci saranno?). Se si scoprirà che la dittatura tecnica avrà fallito, dove fuggiremo mai?

A chi toccherà se i lib-lib-lib alla Pigi si saranno genuflessi così pacchianamente all’hi-tech, e se partiti e professori, insieme, saranno al tappeto per knout out tecnico?