RILEGGI LA PRIMA PARTE

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Abbandonato il cinema, Pierluigi Camiscioni è tornato alla sua vita e agli amici di sempre. Durante la conversazione noto un qualche imbarazzo nel parlare di sé – gli occhi azzurri sfuggenti e magneticamente attratti sempre dall’incontro di rugby in tv – ma non quando ricorda gli amici o gli affetti, come se fossero i rapporti umani a suscitargli le emozioni più intense e vere.

Senti ancora gli amici e i compagni degli anni d’oro?
“Certo, sono ancora in contatto sia con alcuni degli avversari sia soprattutto con i compagni di squadra de L’Aquila. Molti di loro sono tra le più importanti amicizie della mia vita. Ogni tanto organizziamo incontri, partite, mangiate e bevute. Il nostro terzo tempo continua ancora. Ma non sempre si ride”. D’improvviso serio, con voce più sommessa racconta: “Ricordo nel 2009, quando ci fu il terremoto a L’Aquila, il profondo dolore di alcuni dei miei vecchi compagni rimasti senza casa. Una tragedia. Io feci quello che era nelle mie possibilità: misi a disposizione un’abitazione di cui disponevo, ad Acquaviva. Sono passati già più di due anni, ma mentre ne parlo mi viene ancora la pelle d’oca dall’emozione”.

Quindi nel capoluogo abruzzese mantieni ancora oggi delle conoscenze?
“Altroché. Lì intorno tutti mi conoscono, è un po’ una mia seconda casa. Sai quante avventure. Come quella volta che, andando a sciare sul Gran Sasso, rimasi senza benzina. Improvvisamente si fermò un ragazzo con un’apetta. Lo conoscevo, era Pasquale, un mio tifoso che consegnava proprio da quelle parti le bombole di gas. Intuita la situazione, con fare complice mi gridò: ‘Monda Camisciò’. Un irrinunciabile invito a saltare sull’ape verso le discese da sci. Oggi, a distanza di trent’anni il soprannome di Pasquale è proprio Camisciò e il motto ‘Monda Camisciò’ dà il nome ad un club di tifosi a Paganica, una frazione de L’Aquila, all’interno del quale campeggia una mia caricatura”.

Oggi è un po’ diverso il mondo del rugby rispetto a trent’anni fa, immagino.
“Direi di sì: per mantenere una forma fisica all’altezza devi impegnarti costantemente, a tempo pieno. In altre parole è diventato un vero e proprio lavoro. Nasce così il professionismo nello sport, ma il rugby in questo è ancora oggi diverso. Cioè giocare per soldi è un concetto lontano dai valori del rugby, almeno per come lo intendo io. Niente a che fare con i quattrini che girano nel calcio dove le squadre ricoprono i giocatori d’oro. Figurati che al mio debutto in nazionale dovetti acquistare io le scarpe perché mi si erano rotte.”

“Non avevate soldi e forse neanche le veline che vi ronzavano attorno”, gli domando con fare provocatorio. Ma Camiscioni non raccoglie e liquida brevemente la domanda senza indulgere in coloriti particolari rispondendo: “Non tocchiamo questo tasto. I rugbisti erano, per così dire, molto apprezzati dalle ragazze. A L’Aquila eravamo famosi perché acchiappavamo forte tutti quanti”.

Dice qualcuna che come sai cantare tu My way
“Vedi, ho imparato a cantare nelle trasferte in bus assieme ai compagni. Poi mettici il fatto che sono stato sempre un piacione – ride e ammicca scherzosamente – e ho sempre coltivato la passione per il canto. Quanto al mio cavallo di battaglia non c’era niente da fare: abboccavano tutte”.

Giochi ancora?
“Partitelle con i vecchi di San Benedetto, occasioni per rivedere molti dei ragazzi che ho allenato, oggi tutti sopra gli anta, dall’82 all’89, anni in cui presi in mano un bel gruppo: assieme acciuffammo la serie B. Mi piacerebbe in futuro poter trasmettere nuovamente a San Benedetto la mia bruciante passione per il rugby”.

Oggi cosa fai?
Facendo il vago e guardando in aria gesticola con ampi movimenti della mano: “Sono appassionato di tante cose, mi piace cambiare. Al momento sto pensando a diversi progetti: fra un po’ scoppierà la novità e se ne accorgeranno tutti”.

E la tua famiglia?
“Sono vedovo da vent’anni circa e nel tempo ho perso mio padre e mia sorella, persone importantissime per me. Oggi c’è mamma che da Roma si è trasferita a San Benedetto: siamo sempre insieme. Poi la mia compagna Flaminia alla quale sono da anni legato”.

Dove ti porteranno le tue novità?
“Io rimarrò a San Benedetto, il posto dove sono nato”.