ROMA – Tv del dolore: questo è il tema della puntata di Porta a Porta andata in onda lunedì sera. Il buon Vespa ha analizzato l’evoluzione della tv in rapporto ai drammi d’Italia. Dalla diretta di Alfredino Rampi nel pozzo di Vermicino all’omicidio di Avetrana, passando senza alcun motivo per Roberto Peci.

In trasmissione era presente Walter Veltroni che ha presentato il suo nuovo libro “L’inizio del buio”. Veltroni racconta in parallelo i due tragici episodi avvenuti il 10 giugno del 1981: la morte in diretta del piccolo Alfredino e il sequestro del proletario Peci.

Ad affiancarlo Roberta Peci, figlia di Roberto, che da anni sta combattendo una battaglia per recuperare la memoria di quegli anni e di suo padre.

Fin qui tutto bene anche se, per come si è sviluppata poi la trasmissione, sarebbe stata opportuna una maggiore chiarezza sul caso Peci.

A questo punto è triste ammetterlo ma è fin troppo ovvio che Giovanni Senzani avesse ragione.

Il capo delle Brigate Rosse Fronte delle Carceri, assassino di Roberto Peci, nel 1981 aveva teorizzato che era necessario impossessarsi dei mezzi della comunicazione per gestire la società della spettacolo.

A lui, purtroppo per (Roberto) Peci, andò male.

Dopo essere stato ispirato dalla diretta tv legata al caso del povero Alfredino Rampi, Senzani aveva pensato di ripetere il giochino ed inchiodare tutta l’Italia davanti ad una tv per seguire il suo “esclusivo” interrogatorio a Roberto Peci.

Aveva intuito che il tubo catodico avrebbe potuto trasformare un innocente in vittima. L’intuizione era buona, alla luce di quello che sarebbe venuto poi, ma il Professor Senzani (criminologo di spessore) non aveva immaginato che Sergio Zavoli, allora presidente della Rai, avrebbe deciso, in controtendenza con tutta la storia dei media da lì a venire, di non mandare in onda il suo tragic show.

Roberto fu ammazzato perché, tra le varie motivazioni, il circo mediatico allora non si accese.

A distanza di trenta anni, però qualcuno sembra non essersene accorto.

Nella puntata di “Porta a Porta” andata in onda lunedì sera, Bruno Vespa ha inserito il caso di Roberto Peci, tra quelli di Avetrana e Yara Gambirasio, in una sorta di critica alla tv che lui stesso non esita a fare quando servono ascolti.

Un errore storico che è difficile far passare inosservato a chi quella storia l’ha subita sulla propria pelle.

Nel 1981, Antonietta Girolami, moglie di Roberto e Ida sua sorella, girarono l’Italia per elemosinare quell’attenzione che ieri sulle poltrone del programma tv più seguito della seconda serata italiana sembrava essere diventata l’origine dei mali della nostra società.

Forse è anche vero, ma cosa c’entra Roberto Peci, vittima della tv che non fu, con Michele Misseri che mima goffamente l’uccisione della nipote?

Una confusione, quella fra Misseri e Roberto Peci, alimentata anche da un particolare di scena. All’entrata in trasmissione di Roberta e di Veltroni, sullo sfondo del mega monitor campeggiava l’immagine di Michele Misseri.