SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Un microchip che provvede autonomamente all’energia di cui ha bisogno. È una invenzione di un gruppo di scienziati provenienti dalle università olandesi di Twente e Utrecht in collaborazione con l’università cinese Nankai di Tianjin presentata lo scorso dicembre alla manifestazione internazionale dedicata ai dispositivi elettronici (Iedm) a San Francisco. Il meeting da cinquantasei anni costituisce un punto di riferimento per le scoperte e invenzioni nel vasto campo della tecnologia e in particolar modo della progettazione, realizzazione e modellazione dei semiconduttori.

La ricerca, finanziata dalla fondazione olandese Stw Technology e guidata da Jurriaan Schmitz, professore del dipartimento di Componenti semiconduttori a Twente, risolve di fatto diverse criticità nell’implementazione industriale dei chip e apre inediti scenari.

Pensate ad un sensore, per esempio, posizionato distante da fonti di energia elettrica: potrà essere completamente autonomo dal punto di vista dell’alimentazione grazie alla capacità di catturare l’energia solare e potrà montare anche una antenna per comunicare senza fili. Fino ad oggi si realizzavano dispositivi del genere che dovevano essere però corredati di pannelli fotovoltaici esterni e collegati.

La novità della ricerca consiste proprio nell’utilizzare il chip come base per l’applicazione delle celle solari. In questo modo vengono utilizzati meno materiali diversi e si ottiene una maggiore resa. Al momento la massima quantità di energia sfruttabile dal microchip è di un milliwatt.

Lo studio è stato in grado di superare alcuni ostacoli nella tecnica di produzione: l’applicazione della pellicola recante le celle solari sul chip rischiava di danneggiare l’elettronica e dunque ridurre drasticamente l’efficienza dell’apparato. La soluzione è stata modificare la composizione delle celle attraverso l’utilizzo di silicio amorfo, materiale già impiegato nella produzione di celle fotovoltaiche di grandi superfici, che non reca problematiche all’elettronica in fase di lavorazione. Un netto miglioramento che avvicina l’invenzione alla produzione industriale in serie.