SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Via Roberto Peci si farà, parola di sindaco: sarà il 9 maggio 2011, un mese prima del trentennale del tragico rapimento da parte delle Brigate Rossa del sambenedettese, poi ucciso il 3 agosto, fratello del pentito Patrizio. Il sindaco Gaspari lo ha annunciato dopo il colloqui avuto con Roberta Peci, figlia di Roberto, la mattina di martedì 7 dicembre.

La scorsa settimana si era tornato a parlare della vicenda dopo che Roberta era stata ospite al programma di RaiTre “Apprescindere”, condotto da Michele Mirabella, il quale si era appellato al sindaco Gaspari per dare ad una via il nome di Roberto Peci

“Mio padre non era un brigatista, ma ancora viene sbrigativamente percepito come tale”, ha affermato Roberta “conto molto sull’intitolazione di quella strada, affinché quei fatti non vengano dimenticati, ed anzi vengano messi nella giusta luce”.

La strada in questione è attualmente conosciuta come via Arrigo Boito, e congiunge via dei Mille al lungomare Risorgimento, dinanzi al PalaRiviera.

“Penso si tratti della giusta occasione per un’ulteriore e forse decisiva riflessione su quel periodo, che ha coinvolto pesantemente la città di San Benedetto del Tronto”, ha affermato il sindaco Gaspari, “negli ultimi tempi questa riflessione si è svolta a partire dell’ottimo documentario realizzato da Luigi Maria Perotti e dal romanzo di Silvia Ballestra “I giorni della rotonda”. Per l’intitolazione di via Roberto Peci erano in ballo la data del 10 giugno, trentennale del rapimento e quella del 9 maggio, anniversario del ritrovamento del corpo di Aldo Moro, e giorno che il Parlamento italiano ha scelto nel 2007 come “Giorno della memoria dedicato alle vittime del terrorismo e delle stragi di tale matrice”. Prepareremo gli atti amministrativi affinché tutto sia pronto per l’intitolazione di “via Roberto Peci” per il 9 maggio 2011”.

Si ricorderà a tal proposito che lo scorso anno, sempre il 9 maggio, era stato intitolato “piazzale Aldo Moro”, davanti al PalaRiviera. In città, in quell’occasione, il professor Giorgio Galli, massimo specialista del terrorismo italiano e politologo di grande fama, aveva tenuto due incontri pubblici, sul tema degli “anni di piombo”.