Il mondo del cinema in lutto saluta e ricorda il regista francese Eric Rohmer, tra i padri della nouvelle vague e caporedattore della famosa rivista “Les Cahiers du Cinema”, scomparso ieri all’età di 89 anni. Oltre la grande riservatezza del regista, che ha caratterizzato tutta la sua vita, egli lascia in eredità un inestimabile patrimonio filmico, in quantità ma soprattutto in qualità. Dalla sua prima opera, “Il segno del leone” (1959) all’ultimo “Gli amori di Astrea e Celadon (2007), Rohmer non ha mai rinunciato a perseguire la sua idea di un cinema fondato sulle interazioni umane, sulla parola e sui dialoghi. Come ricorda l’amico e collega Bertrand Tavernier sul quotidiano La Repubblica: “Magistrale la leggerezza con cui trasformava le schermaglie intellettuali in chiacchiericcio, sulle labbra di giovani, leggiadre interpreti”.
Il lutto per il dolore della scomparsa è inevitabile, ma il riconoscimento per le pellicole che Rohmer ha regalato al suo pubblico è un atto d’amore, ancor prima di essere un dovere.
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Eric si scrive senza "H". Perchè scrivere di ciò che non si conosce…?
Grave refuso da parte nostra, ringrazio Agostino per avercelo fatto notare. Ad ogni modo che si tratta di un refuso è palese: Marco Paoletti è un cinefilo doc, tra gli organizzatori anche del cineforum a San Benedetto. Io, che ho passato l'articolo e non mi sono accorto dell'errore, sono un grandissimo estimatore di Rohmer, di cui ho visto tutto ciò che mi è stato possibile vedere, alcuni film anche tre o quattro volte, come "Un ragazzo tre ragazze" che è il mio favorito in assoluto delle sue pellicole (ho persino la sceneggiatura scritta in un libro). Un grande regista e… Leggi il resto »