
ASCOLI PICENO – L’importante operazione dei Carabinieri Forestali, portata a termine dal Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale, Agroalimentare e Forestale di Ascoli Piceno (NIPAAF), ha scoperchiato un mercato illecito di tartufi raccolti in periodi vietati.
L’operazione, nominata “Non chiamatemi scorzone“, ha avuto come obiettivo la protezione delle tartufaie naturali, risorse preziose e delicate dell’ambiente marchigiano, minacciate dalla raccolta selvaggia e da pratiche dannose.
L’indagine ha preso avvio nel mese di aprile con l’impiego di telecamere e fototrappole, installate nelle zone vocate alla raccolta del tartufo estivo (Tuber aestivum), per monitorare l’attività dei cercatori di tartufi, in particolare quelli che si avventurano illegalmente nelle tartufaie naturali durante il periodo di divieto, si ricorda che nella Regione Marche l’apertura del Tuber aestivum inizia il 1° giugno di ogni anno.
Durante l’operazione, i carabinieri hanno identificato ben 9 trasgressori che, attraverso le immagini catturate dalle telecamere, sono stati ripresi mentre praticavano la raccolta di tartufi in violazione delle normative regionali.
Precisamente, Le violazioni accertate durante l’operazione “Non chiamatemi scorzone” sono le seguenti:
- Ricerca e raccolta di tartufi in periodo di divieto. I trasgressori sono stati sorpresi mentre cercavano e raccoglievano tartufi durante il periodo di divieto stabilito dalla legge regionale. Tale raccolta è vietata per proteggere la rigenerazione naturale delle tartufaie;
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Utilizzo di mezzi non consentiti. Alcuni dei trasgressori sono stati filmati mentre utilizzavano attrezzi non autorizzati, come zappe e altri strumenti inadeguati. Questi attrezzi danneggiano irreparabilmente il terreno e l’ecosistema delle tartufaie;
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Lavorazione andante del terreno. È stato riscontrato l’uso di attrezzature che danneggiano il suolo e distruggono le tartufaie naturali. La legge regionale vieta l’uso di strumenti che possano compromettere l’habitat tartufigeno, come la zappatura, che altera l’equilibrio ecologico e riduce la capacità della terra di rigenerare nuove produzioni di tartufi.
Le sanzioni amministrative applicate variano da 516 euro a un massimo di 2.582 euro. In aggiunta, la legge regionale Marche n. 5 del 03/04/2013 prevede una pena accessoria per chi commette tali violazioni: il ritiro del tesserino di ricerca e raccolta del tartufo da uno a due anni.
Questo provvedimento ha l’intento di impedire ulteriori attività illegali da parte dei trasgressori e di sensibilizzare sull’importanza di rispettare le normative per la protezione delle tartufaie e la sostenibilità dell’intero settore.
Un aspetto fondamentale dell’operazione è stato l’impiego di tecnologie avanzate per il riconoscimento facciale, che ha consentito ai militari di individuare con certezza tutti i trasgressori e procedere con la contestazione delle violazioni.
I responsabili sono stati convocati presso le strutture dei Carabinieri Forestali per le necessarie formalità e dovranno rispondere delle loro azioni.
Gli investigatori del NIPAAF hanno sottolineato anche un altro aspetto fondamentale del problema: la domanda di tartufo, in particolare quello immaturo, che alimenta il mercato nero. I Carabinieri Forestali, con l’impiego di tecnologie moderne e un impegno costante, continueranno a vigilare su queste risorse naturali, ma è fondamentale che anche i consumatori facciano la loro parte, evitando di acquistare tartufi raccolti illegalmente e contribuendo così alla difesa di un patrimonio che è di tutti.
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