
UMILTA’. Nella vita, quindi anche nel gioco del calcio, l’umiltá paga sempre. Direte: ma che c’entra con la Sambenedettese? C’entra perché lo sport nazionale italiano è cambiato ma le esigenze no. Non vive piú grazie a benefattori che, per il grande amore verso la squadra della propria cittá, usavano propri capitali per vederla vincere e farla arrivare in categorie sempre piú alte. Molti ci si sono fatti male (vedasi sambenedettesi a inizio anni novanta) per cui oggi il metodo non è piú applicabile.
Ne esistono oggi altre due, potenzialmente possibili: quello di investire capitali con lo scopo di riaverli indietro con gli interessi. Come una qualsiasi azienda quale è diventata il calcio. Qualcuno ci riesce, altri no perché, sempre come nelle aziende, la differenza la fanno gli uomini e quindi le loro capacitá. I casi piú emblematici Chievo e Sassuolo.
L’altra riguarda quelle societá che, senza il milionario di turno, puntano a creare il “capitale” tramite lo sviluppo lento ma progressivo del settore giovanile badando anche ai risultati che non sono peró inizialmente l’obiettivo principale.
Ce n’è anche un altro, purtroppo sempre piú frequente negli ultimi trent’anni, quello di sfruttare la storia di societá che hanno creato nel tempo tanto entusiasmo (e quindi una numerosa clientela, i tifosi) in grado di assicurare subito entrate importanti. Ma senza un ritorno né tecnico né economico a vantaggio della squadra ma soltanto per il presidente di turno, quello cioè che ‘prende’ le squadre facendo credere di voler investire per poi lasciare la societá in mano ai tribunali. Insomma un modo fraudolento per fare un po’ di soldi.
Un ragionamento che vale peró per chi ha raggiunto il professionismo (cioè dalla serie C in poi) perché il dilettantismo (per la Samb il prossimo sará il 19esimo!) viene spesso sfruttato per approfittare di leggi fiscali favorevoli che mai, almeno a San Benedetto, hanno portato al ritorno tra i professionisti con dirigenti senza una potenzialitá economica adeguata.
Non lo dico io ma la storia; la Sambenedettese Calcio ha raggiunto il professionismo dove poi, per alcuni anni ha ottenuto risultati importanti, in sole due occasioni. Con i presidenti Luciano Gaucci e Franco Fedeli, due colossi dell’economia che, per motivi diversi, decisero di aiutare la squadra per farla tornare in serie C, per poi sfiorare la serie cadetta. Fatti non smentibili.
Senza i soldi giusti esiste una sola possibilitá: creare le basi senza pensare ad una promozione immediata in una serie calcistica dove le regole fiscali (oltre a fidejussioni e iscrizioni ‘dolorose’) sono molto diverse e dove (come dimostrato con la presidenza Pignotti) serve una grande potenzialitá economica per soddisfare le ambizioni della cittá sportiva. Arrivarci con tanti debiti poi porterebbe a una nuova fine.
Oggi il presidente Massi, dopo aver fatto terra bruciata di tanti potenziali soci e sponsor, sta facendo proclami importanti. Insomma vuole provare a sfatare la storia (vedasi Gaucci e Fedeli) andando in serie C con la sua sola forza. Ci riuscisse saremmo felicissimi anche se poi in serie C, da solo non vorrebbe (potrebbe) continuare. Parole sue.
Chiaramente, per motivi piú volte elencati (zero trasparenza, allergia alle domande libere, il Merchandise a nome della sua famiglia e non della societá come tutti, incomprensibili contatti con Renzi, trattative misteriose con Faccioli e Sbaffo, mancato ritiro a Sarnano, eccetera, eccetera) Riviera Oggi non nasconde la propria sfiducia.
CERTA STAMPA CONTRO IL COMUNE SENZA SPIEGARE PERCHÉ
Per non parlare di una campagna giornalistica velenosa contro il Comune di San Benedetto, senza sentirne le ragioni e, al limite, rinfacciarle a sindaco e assessori che, al contrario di Vittorio Massi, sono disponibili a dare spiegazioni. Insomma un “filo diretto” che puzza di bruciato.
Per spiegarmi meglio, noi di Riviera Oggi tramite la nostra trasmissione ‘Punto. E a capo’, invitando i diretti interessati, abbiamo spesso messo in evidenza l’esistenza di progetti negativi dell’Amministrazione Spazzafumo e lo faremo ancora con grande veemenza e senza nasconderci, se veramente verrá costruito un ‘ospedaletto’ in zona Ragnola in pieno centro turistico o se la caserma dei Vigili del Fuoco verrá costruita sempre nel territorio comunale sambenedettese. E che il progetto sul Ballarin non ha rispettato le aspettative di gran parte dei cittadini o la questione della PicenAmbiente, dando ragione alle tesi del consigliere di opposizione Giorgio De Vecchis.
Tornando alla Sambenedettese ritengo molto valido l’articolo con il quale esponemmo le esigenze di un settore giovanile nel quale dare piú spazio a giovani del posto. La settimana scorsa si è tenuto presso il “Papillon” (vedi foto) un incontro molto numeroso tra quasi sessantenni, ripeto quasi sessantenni del posto, che hanno esordito con la Samb in serie C o B. Dopo di loro il buio pesto.
Cosa significa? Semplicemente che per ripetere quelle storie bisogna tornare al professionismo e restarci.
DUE LE VIE INDOLORI
Se c’è fretta, con presidenti del calibro di Gaucci e Fedeli. Se non si trovano come sembra e come alcuni estremisti della curva chiedono, la via da noi indicata è la migliore. Prevede peró tempo e umiltá da parte di chi presiede la societá rossoblu. Umiltá e pazienza senza sbanderiare parole tipo la squadra da battere e lancio di giovani locali per creare le basi per un futuro migliore.
Tenendo conto anche di un fattore del quale nessuno parla: il girone di serie D quest’anno è zeppo di squadre di cittá importanti. San Benedetto, Ancona, L’Aquila, Fermo, Teramo, Atletico Ascoli, Senigallia, Recanati perché anno scorso era in serie C e il pericolo Roma City, societá ambiziosa con dirigenti americani importanti, se sará nel nostro girone.
Potrebbe risultare un vantaggio se, per la maggiore competitivitá, serviranno meno punti per arrivare primi, uno svantaggio se solo una delle aspiranti alla serie C avrá fatto una squadra ‘ammazzacampionato’.
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