Di seguito riportiamo le parole, riprese dal resoconto del Senato, del Ministro della Cultura, Attività Produttive e Turismo Dario Franceschini. Riguardando tematiche che coinvolgono settori molto importanti per il lavoro e la vita di molte persone nell’ambito del Turismo e dei servizi culturali (dal cinema ai teatri, concerti, musica, eventi), crediamo possa essere un documento interessante da approfondire.

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Mi pare che in questo caso alle imprese, agli operatori del turismo, ai cittadini interessino più le misure che non i simboli. Noi abbiamo già iniziato, dai primi provvedimenti che conoscete perfettamente e che quindi riprendo solo nei titoli, a introdurre alcune misure che valgono per tutti i settori e che finalmente sono state estese a una serie di settori come il turismo che non disponevano di tutele o di ammortizzatori sociali. Mi riferisco all’estensione delle misure degli ammortizzatori sociali a tutte le categorie del turismo, alla misura dei 600 euro che è stata estesa anche in questo caso ai lavoratori del turismo, compresa una parte degli stagionali, e stiamo lavorando perché nel decreto 55 miliardi sia possibile anche arrivare a quelle categorie di lavoratori stagionali che non sono ricomprese nei primi provvedimenti, anche se non è semplice perché chi ha fatto lo stagionale l’anno scorso è identificabile, ma chi non ha lavorato l’anno scorso non è semplice identificarlo come uno che avrebbe lavorato quest’anno come stagionale se non ci fosse stata la crisi.

Per questo stiamo cercando di individuare un meccanismo che dia il più possibile certezze, per estendere anche a loro questo tipo di protezione. Ci sono gli strumenti per la liquidità o le dilazioni di pagamento, abbiamo introdotto i voucher per evitare che le agenzie di viaggio e i tour operator restassero schiacciati tra l’esigenza del cliente di richiedere il rimborso della prenotazione saltata per cause di forza maggiore e i fornitori di servizi che non rimborsavano le agenzie di viaggio e i tour operator. La possibilità di dare un voucher utilizzabile per dodici mesi, che proporremo di estendere a 18 mesi nel prossimo provvedimento, ha evitato almeno una parte dei problemi immediati di liquidità.

Oltre a queste misure, che sono già in vigore, stiamo lavorando su delle misure nuove. Non è un termine generico, si tratta di qualche giorno, perché anche se il decreto si chiamava aprile non credo cambi molto se sarà varato qualche giorno dopo, vogliamo approvarlo entro questa settimana in Consiglio dei ministri, chiamiamolo decreto 55 miliardi, perché siamo sempre tutti alla ricerca dei nomi, almeno quello è un punto fermo. Ebbene, nel decreto 55 miliardi ci saranno alcune misure specifiche riferite al turismo e altre nuove misure che riguardano le aziende. Consentitemi di non indicare delle cifre non soltanto per una ragione di correttezza, ma perché siamo in piena trattativa – molti di voi hanno esperienza di Governo e lo sanno – e siamo nella fase in cui le discussioni sono tra i singoli Ministeri e il Ministero dell’economia o tra i singoli Ministeri tra di loro.

Tra queste misure, ho già detto dell’estensione delle tutele per gli stagionali, inoltre stiamo cercando di individuare lo strumento per un intervento che vada incontro a coloro che hanno pagato gli affitti nei mesi in cui le attività sono state chiuse per le ordinanze dei decreti del Presidente del Consiglio dei ministri.

Un secondo intervento generale che varrà per il settore turismo è dedicato alle imprese che hanno avuto un calo di fatturato rispetto al periodo analogo dell’anno scorso. Dovrebbe essere – uso il condizionale per prudenza – a fondo perduto per le aziende sotto una certa dimensione di fatturato e quindi per quasi tutte le aziende del settore del turismo. Crescendo nel fatturato cambieranno gli strumenti di intervento e di sostegno.

Oltre a queste misure che incidono positivamente in un settore che non le aveva prima, in particolare gli ammortizzatori sociali, stiamo ragionando su uno strumento che aiuti contemporaneamente le famiglie, le persone e le imprese turistiche, cioè un tax credit vacanze, o bonus vacanze, come è stato chiamato, chiesto da più forze politiche e che possa essere speso da una famiglia, legando l’importo del credito al numero di componenti (quindi tenendo conto dei figli a carico, delle famiglie monoparentali e delle coppie), entro il 2020, in strutture ricettive. Parliamo di una cifra significativa che potrebbe coprire il fabbisogno di diversi milioni di famiglie che hanno un reddito medio-basso, cioè che sono sotto un determinato tetto – che stiamo quantificando in base alle risorse del reddito Isee – da usare presso le strutture ricettive.

Questo vuol dire sostenere le famiglie e spingerle a fare vacanze e, contemporaneamente, dare liquidità alle imprese. È evidente, infatti, che, se una persona va in un albergo o in una struttura ricettiva, poi, nel resto della giornata, andrà anche al ristorante o in uno stabilimento balneare, o comunque farà ciò che si fa normalmente in vacanza.

Stiamo poi ragionando anche su altre misure, una delle quali, in particolare, è molto importante. Come sapete, le misure di distanziamento sociale spingeranno inevitabilmente bar e ristoranti a limitare fortemente il numero dei tavoli al loro interno, e quindi, stiamo ragionando su una norma che li renda esenti dal pagare la tassa di occupazione del suolo pubblico. Tale provvedimento avrà un limite temporale di sei mesi e, per accelerare la sua entrata in vigore, si farà in modo che in questa fase non siano necessarie le autorizzazioni statali normalmente richieste. Penso in particolare al mio Ministero e alle soprintendenze. Si tratta di misure temporanee e reversibili per rendere più agevole la possibilità di mettere all’esterno i tavolini che non potranno essere tenuti all’interno.

Mi è stato chiesto più volte quando si potrà andare in vacanza. A tale proposito non è solo la politica a decidere. La politica deve ascoltare – come ho fatto doverosamente in questi mesi e come hanno fatto i Governi di tutto il mondo – le indicazioni del Comitato tecnico scientifico, il quale deve tenere conto della prevenzione del contagio ed evitare il ritorno del rischio epidemiologico. Credo che il Comitato tecnico scientifico, da me interpellato, fornirà una risposta entro questa settimana su tutte le attività di cui si occupa il mio Ministero, in maniera tale da avere quelle prescrizioni che consentano alle imprese di riorganizzarsi e poter riaprire. Penso – per esempio – agli stabilimenti balneari che, al di là di quale sarà la data effettiva della riapertura, hanno bisogno di riorganizzare le loro attività.

Quindi, entro questa settimana saranno fornite le prescrizioni che riferirò immediatamente al Parlamento; prescrizioni che consentiranno, in base all’andamento dei dati epidemiologici, di stabilire quando sarà possibile ripartire, settore per settore, e ciò sarà il prima possibile.

Se mi si chiede se quest’estate si faranno le vacanze, io rispondo di sì, quest’estate si faranno le vacanze; saranno diverse, dovremo osservare le misure che ci sono prescritte per tutte le attività: il distanziamento, in qualche caso le mascherine e la sanificazione, tutte misure che conosciamo ormai molto bene. Saranno vacanze diverse, ma si potranno fare.

Anche su questo fronte stiamo sollecitando l’Unione europea. Qualche giorno fa è stata fatta la riunione (in videoconferenza, ovviamente) dei Ministri del turismo e ho incontrato diversi miei colleghi; questa mattina ho parlato con il Ministro croato e domani parlerò con il commissario europeo che ha la delega al turismo. Noi vogliamo che ci siano delle regole europee, prescrizioni di sicurezza sanitaria comuni che consentono il libero spostamento tra Paesi europei, evitando il rischio di accordi bilaterali tra un Paese e l’altro, che creerebbero condizioni di slealtà all’interno dell’Unione europea. Le regole comuni consentono che, se a Jesolo vanno un turista della Baviera e uno della Lombardia, entrambi hanno osservato lo stesso protocollo di sicurezza e quindi possono spostarsi liberamente all’interno dell’Unione europea. È un’azione importante e tutto il Governo è impegnato su questo fronte. Credo che sia una delle prove di gestione a livello europeo di un’epidemia che, come abbiamo visto, conosce molto poco le frontiere.

Si faranno quindi le vacanze e si fanno vacanze italiane. Penso che sia un’opportunità: se difficilmente quest’anno verranno in Italia turisti dal resto del mondo, è altrettanto evidente che saranno pochi, rispetto ai milioni degli anni precedenti, i turisti italiani che andranno a fare vacanza in giro per il mondo. Stiamo quindi lavorando su un progetto di promozione e di valorizzazione delle vacanze italiane, delle vacanze di prossimità. L’Italia offre tutto quello che offre il mondo e molto spesso a livelli di eccellenza maggiori.

Paradossalmente, la strategia su cui stavamo lavorando nel piano strategico del turismo per altre ragioni (ossia decongestionare i luoghi troppo affollati di turisti, come Fontana di Trevi, Ponte Vecchio a Firenze, Piazza San Marco), agendo non con misure di divieto, ma con una moltiplicazione degli attrattori turistici che l’Italia può offrire all’infinito, distribuiti sul territorio (città d’arte, bellezze naturali, borghi, cammini, piste ciclabili, treni storici, turismo legato al wellness, alla salute, al mare, alla montagna, un territorio infinito di opportunità), quella strategia torna utile in un momento in cui gli assembramenti devono essere evitati per altre ragioni. Pertanto la moltiplicazione dei luoghi e della potenzialità italiana deve essere assolutamente valorizzata. Questa è davvero l’occasione per valorizzare quella definizione molto bella dell’Italia, che più di ogni altra spiega cosa sia il nostro Paese, ossia un museo diffuso, attraverso strumenti di promozione e di distribuzione della ricchezza.

Quindi vacanze italiane, che mostrano peraltro quanto forte sia il legame tra cultura e turismo, che noi abbiamo voluto valorizzare riportandoli all’interno dello stesso Ministero. Infatti, quando parlo di un tema è difficile – perlomeno per me – capire se sto parlando da Ministro del turismo o da Ministro della cultura; se crescono i visitatori nei musei ciò è importante per la cultura, ma anche per il turismo e potrei proseguire all’infinito.

È chiaro infatti che in Italia il legame indissolubile non riguarda solo il tema del turismo culturale; l’offerta culturale del Paese rende più forti, più competitivi, irraggiungibili anche gli altri tipi di turismo. Solo in Italia si può andare al mare e avere a qualche chilometro o a centinaia di metri di distanza bellezze archeologiche, monumentali o artistiche ineguagliabili nel mondo. Il legame tra cultura e turismo quindi viene valorizzato soprattutto in questo schema.

È comunque evidente che anche l’altro settore di cui si occupa il mio Ministero, cioè la cultura, è stato colpito in modo drammatico e credo, per alcuni ambiti, con un’uscita non veloce. Quali sono infatti i luoghi in cui le persone stanno insieme? Stanno insieme in un cinema, in un teatro, a un concerto; quando si parla di persone che stanno insieme (adesso usiamo ordinariamente la parola “assembramento”), ci sono dei problemi in più rispetto ad altri settori. Per questo occorrono misure particolari e ne abbiamo già prevista una parte; le riprendo anche se le conoscete. Con lo stesso principio di prima, gli ammortizzatori sociali, in un settore che non ne aveva alcun tipo, con i passati provvedimenti sono stati estesi non soltanto alle imprese, ma anche ai teatri e alle imprese non commerciali. Anche l’erogazione dei 600 euro ha impattato positivamente su tutto il mondo dello spettacolo e su una miriade di rapporti contrattuali temporanei, intermittenti, fragili, poco protetti, cui è stato esteso lo strumento.

E poiché molta parte del mondo dello spettacolo ha sottolineato che il limite che avevamo stabilito di almeno 30 giornate lavorative è troppo alto, nel prossimo provvedimento quel limite verrà abbassato in modo da allargare il più possibile la platea di protezione a tutti i lavoratori dello spettacolo, con i voucher che valgono anche in questo settore.

Stiamo lavorando su alcune misure per tutelare, salvare e proteggere il settore della cultura che è quello che ci rende forti e riconoscibili nel mondo. La prima scelta che è stata fatta e che verrà confermata da una norma del decreto da 55 miliardi è l’utilizzo dei fondi ordinari, cioè il Fondo unico per lo spettacolo, più il tax credit cinema, più i 130 milioni che abbiamo già messo nel primo provvedimento per le misure di emergenza in favore di spettacoli e cinema legati all’emergenza Covid-19; la somma di queste tre cifre vale attorno a un miliardo, cifra che normalmente viene erogata se i teatri e i produttori cinematografici rispettano determinate regole e determinati parametri: il numero di serate e il numero di produzioni.

Noi abbiamo deciso che li erogheremo ugualmente, senza il rispetto obbligatorio di quei parametri: l’80 per cento sarà erogato subito, immediatamente dopo l’approvazione del decreto in Consiglio dei ministri, in modo da dare fiato a tutte queste istituzioni culturali e di farlo non legando tali aiuti al numero di serate che non possono più essere rispettate, perché è evidente che non si possono più rispettare per tante ragioni, ma di farlo in modo permanente, garantendo quindi a queste istituzioni un sistema di protezione e risorse pubbliche che diventano straordinarie, mentre prima erano ordinarie.

A questo abbiamo aggiunto alcuni decreti che ho già firmato, nell’ambito di quei 130 milioni di emergenza: 20 milioni per tutte quelle compagnie di danza, di musica e di teatro che non prendono le risorse dal FUS e quindi non avranno i benefici di quel congelamento, quindi ai più deboli e ai più piccoli; il decreto da 20 milioni è già stato firmato.

Vi sarà poi un secondo decreto che utilizza le risorse della quota privata del diritto d’autore, con una norma di legge che abbiamo già approvato nei decreti precedenti. Ho firmato il decreto che eroga questi 13 milioni di euro, con una procedura per la domanda, a tutti i più indifesi nel settore degli artisti, degli autori e dei musicisti; tutti quelli con un reddito inferiore ai 20.000 euro di reddito avranno un contributo diretto a fondo perduto da parte dello Stato che gli consentirà almeno di affrontare questo periodo che hanno davanti.

Ho appena firmato un altro decreto di 5 milioni di euro che mi era stato sollecitato per lo spettacolo viaggiante (le giostre e i luna park) che sono totalmente fermi e che non avevano accesso, se non per gli investimenti in acquisto di strutture (ma adesso non è il momento di acquistare strutture), all’interno del FUS.

Restano risorse in questo capitolo dell’emergenza che verranno utilizzate per fare in modo che nessun soggetto, nessun artista, nessun musicista, anche il più sconosciuto e il più indifeso, venga lasciato solo in questo attraversamento del deserto, perché purtroppo per alcuni settori sarà un attraversamento del deserto.

È facile immaginare che alcuni settori potranno ripartire (per esempio stiamo ragionando sulla ripartenza dei musei dal 18 maggio) ed è chiaro che anche in questo caso arriveranno presto le indicazioni del Comitato scientifico e in un museo sarà organizzato il contingentamento degli ingressi, le distanze, si eviteranno le file e saranno obbligatori mascherine e sanificazione. Ma quando si parla di luoghi affollati il problema diventa più complicato; mentre è infatti sempre complicato in platea (parlo di luoghi chiusi in questo caso) il distanziamento e gli ingressi dilazionati in entrata e in uscita per far sì che la gente non si incontri (forse non devo dirlo io, ma dovrà dircelo il Comitato), in altri casi il problema è complicato anche sul palcoscenico, perché capite che non è facile cantare nel coro di una grande opera italiana con la mascherina o suonare l’orchestra o fare un concerto rispettando le distanze di sicurezza.

Quindi è probabile – e lo vedremo – che ci sia una differenziazione nelle misure che abbiamo chiesto tra grandi eventi ed eventi più piccoli, tra eventi al chiuso ed eventi all’aperto. Ad esempio mi pare difficile immaginare – non voglio anticiparlo – che i grandi concerti quest’estate si possano fare, perché c’è un tema che non è soltanto legato all’affollamento di persone nello stesso luogo, che si può comunque risolvere in parte col distanziamento o con l’obbligo di star seduti anche se si è all’aperto, ma è legato al fatto che, quando si è sopra un certo numero di persone, c’è anche il problema dei trasporti, degli accessi, delle entrate e delle uscite. Noi dobbiamo fare in modo che il più possibile ripartano le attività.

Anche per questo credo, come misura di carattere generale, che gli interventi al momento adottati per tutti i tipi di imprese o di attività, che sono state chiuse con le ordinanze e i DPCM, possano gradualmente ridursi per chi riparte con la sua attività, ma debbano prolungarsi per quei settori che, per regole generali, dovranno restare chiusi per un tempo più lungo, dal punto di vista sia degli ammortizzatori sociali sia del sostegno diretto da parte dello Stato. Questo è un criterio generale. Non a caso, nel prossimo decreto-legge sto proponendo misure per tutta quella parte della cultura non pubblica (concerti, grandi eventi, mostre, tutta la filiera del libro, i musei privati e gli eventi) affinché siano previsti interventi di sostegno fino a quando non potranno ripartire e tornare a lavorare.

Dobbiamo dare certezze. Per questo – non appena mi saranno arrivate le indicazioni – mi attiverò perché vengano date certezze, e non soltanto per quelli che potranno ripartire il 18 maggio, ma anche per quelli che potranno ripartire più avanti o che non potranno ripartire. C’è bisogno di certezze soprattutto perché parliamo di imprese che hanno bisogno di attraversare questo periodo di deserto. Vorrei dire altre cose ma mi fermo perché altrimenti parlo troppo.

Uno strumento su cui stiamo lavorando è l’idea di una piattaforma digitale pubblica – stiamo ragionando con Cassa depositi e prestiti; siamo sondando la RAI – che consenta di mettere on line a pagamento – ho parlato di un Netflix della cultura italiana, per capirci – una piattaforma per gli spettacoli che non potranno avere il pubblico in sala o che non avranno pubblico sufficiente in sala per avere redditività. D’altra parte, se hai una sala da 1.000 posti, ma puoi occuparne 150 per le misure di distanziamento, non riesci a reggere nel tuo bilancio. Si potrebbe allora prevedere la possibilità di vendere biglietti in modo che una parte segua il concerto piuttosto che lo spettacolo di prosa in sala, e l’altra possa comprare il biglietto on line. Può darsi che questa modalità di integrazione continui anche dopo e che quindi un giorno sarà possibile vederci la Prima della Scala pagando il biglietto seduto in platea, quando saremo tornati alla normalità, mentre un’altra persona, magari da Catania, guarderà la Prima della Scala senza bisogno di andare fisicamente nel luogo in cui lo spettacolo viene messo in scena. Questo per capire.

Stiamo ragionando con Cassa depositi e prestiti – è stato sollecitato anche da un dibattito pubblico molto forte – su due fondi strategici (uno sul turismo e l’altro sulla cultura) che consentano di avere risorse pubbliche e di raccogliere investimenti privati per chi vuole sostenere o investire in questi settori o salvare alcune delle attività di questi settori. Per esempio, credo che dobbiamo stare molto attenti – mi è stato fatto presente anche ieri in Commissione qui al Senato – al fatto che un albergo in crisi, ma che per la sua posizione o la sua storia tornerà ad essere assolutamente un produttore di reddito una volta superata la crisi – in un momento di difficoltà venga acquistato da stranieri o magari venga acquistato con fondi non troppo trasparenti. Parliamo, quindi, di uno strumento pubblico che eviti questo tipo di rischi. Del resto, cultura e turismo insieme fanno quasi il 20 per cento del PIL.