Nei giorni scorsi, con l’arrivo dell’ex capo della Protezione Civile Guido Bertolaso nelle Marche, la Regione e il presidente Luca Ceriscioli hanno lanciato “Progetto100”, ovvero  un ospedale da 100 posti di terapia intensiva che alla fine sarà realizzato alla Fiera di Civitanova. 

Claudio Maria Maffei, esperto di sanità marchigiana ed ex direttore dell’Inrca di Ancona, con questa lettera ha posto tre domande alla politica regionale e a Ceriscioli, per conoscere se allo stato attuale dell’epidemia coronavirus sia necessario un ospedale temporaneo o se, piuttosto, possono essere adoperati i posti letto esistenti e messi a disposizione anche dagli ospedali privati. 

Si ricorda che per Progetto100 la Regione sta raccogliendo 12 milioni di donazioni private dai marchigiani, passando attraverso l’ordine dei Cavalieri di Malta. Inoltre che i posti letto di terapia intensiva, all’inizio dell’epidemia, erano 115 in tutta la Regione. Al momento, sono 166 i ricoverati in terapia intensiva e 299 in semi-intensiva nella Regione.

Per facilitare la comprensione della lettera, partiamo dal Post Scriptum di Maffei: “Qualche numero può aiutare a ragionare. I posti letto messi a disposizione dai privati nelle Marche sono circa 600 e ieri ne risultavano occupati 88. Domenica sono stati dati dal Gores (a proposito il Gores che dice?) come occupati 168 posti letto di terapia intensiva e ieri 167. In una situazione così fare ospedali temporanei è come avere una villa con le stanze libere e piantare per andarci a dormire una tenda in giardino.

A meno che i dati non dicano altro e allora vengano tirati fuori”

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“E’ di ieri la notizia della forte critica del dottor Ciccioli, in qualità di portavoce Regionale di Fratelli d’Italia, al Progetto 100. Carlo, eravamo compagni alle medie e così mi viene da chiamarlo, è anche un medico e quindi non ha avuto alcuna difficoltà a capire che la disponibilità di spazi e posti letto nelle strutture marchigiane (a partire da quelli ampi di Torrette in base alle informazioni di cui dispone) non giustifica assolutamente quella scelta progettuale. La sua autorevole posizione viene dall’opposizione e quindi dalla parte per così dire dei “loro” rispetto sia al Governatore che ai tanti che come me che da sempre nelle Marche, con uno sforzo a volte davvero sovrumano, votano le Giunte in qualche modo “di sinistra”. 

Io mi pongo adesso alcune domande.

La prima. E i “nostri” perché non sono arrivati? Ci sono state negli ultimi giorni autorevoli prese di posizione ufficiali come quelle della Cgil e dell’ex Presidente regionale Vito D’Ambrosio, ma tutti quelli del partito del Presidente e della coalizione che lo sostiene che (gli) hanno detto? Dove e come si sono espressi? Dovevano aspettare che qualcuno della opposizione li riportasse coi piedi per terra, una terra che scotta come non mai dentro gli ospedali e in tutto quello che chiamiamo “il territorio”? Nessuno dentro questa compagine politica aveva dubbi? Impossibile. Nessuno di coloro che ne fa parte ha chiesto a qualcuno degli straordinari professionisti, che sul campo a tutti i livelli si confronta con questa emergenza, se questo Progetto li convinceva, se era “quello di cui avevano bisogno”? 

E questo ci porta alla seconda domanda. Perché la voce dei tecnici (quelli veri) nelle Marche è flebile nella comunicazione pubblica come se avesse una sorta di ritrosia ad esprimersi? Quella stessa voce che si esprime invece con competenza ed una energia che arriva fino alla rabbia nella comunicazione interpersonale. La questione è seria, molto seria. Perché i nostri professionisti (dirigenti e direttori compresi, il cosiddetto management) sono molto spesso figure di primissimo ordine certamente molto più competenti di me e non dare loro voce vuol dire impedire al sistema di crescere. Ed è quello che in larga misura è successo nella sanità delle Marche negli ultimi anni. Perché al sistema piace più, secondo Karl Popper non secondo me, l’approccio a tipo ameba. Beccatevi al riguardo questa citazione tratta da Epistemologia, razionalità e libertà, 1972 (lettura che mi consente tutte le sere di prendere rapidamente sonno). 

Nella scienza come nella vita, vige il metodo dell’apprendimento per prove ed errori, cioè di apprendimento dagli errori. L’ameba ed Einstein procedono allo stesso modo: per tentativi ed errori e la sola differenza rilevabile nella logica che guida le loro azioni è data dal fatto che i loro atteggiamenti nei confronti dell’errore sono profondamente diversi. Einstein, infatti, diversamente dall’ameba cerca consapevolmente di fare di tutto, ogni qualvolta gli capiti una nuova soluzione, per coglierla in fallo e di scoprire in essa un errore: egli tratta o si avvicina alle proprie soluzioni criticamente. Egli cioè assume un atteggiamento consapevolmente critico nei confronti delle proprie idee, cosicché mentre l’ameba morirà a causa dei suoi errori, Einstein sopravviverà proprio grazie ai suoi errori”. 

Terza e ultima domanda: ma con che stato d’animo Ceriscioli aspetterà i dati quotidiani sulla epidemia? Il dilemma che ha davanti è terribile: se l’epidemia avanza, il Progetto tiene, ma se l’epidemia piano piano retrocede … Non vorrei davvero essere nei suoi panni (rischio che davvero non corro).

PS. Qualche numero può aiutare a ragionare. I posti letto messi a disposizione dai privati nelle Marche sono circa 600 e ieri ne risultavano occupati 88. Domenica sono stati dati dal Gores (a proposito il Gores che dice?) come occupati 168 posti letto di terapia intensiva e ieri 167. In una situazione così fare ospedali temporanei è come avere una villa con le stanze libere e piantare per andarci a dormire una tenda in giardino.

A meno che i dati non dicano altro e allora vengano tirati fuori”