SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Di seguito le risposte della vicepresidente della Regione Marche Anna Casini alle domande di Riviera Oggi in merito alla decisione della Regione di liquidare le quote del Centro Agroalimentare Piceno. Con calma potremo poi commentare le varie risposte, anche se ci sembra che un elemento fondamentale vada accennato: la decisione non può essere solo giustificata per motivi tecnici, ma ha un suo fondamento di volontà politica. Lo ha detto anche l’assessore Fabrizio Cesetti in Consiglio Regionale: “Serve una legge” (per evitare la procedura di liquidazione, ndr). E l’organo che può legiferare è il Consiglio Regionale. Che però non ritiene questa partecipazione meritevole. O no?

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1) Lo scorso 14 maggio, durante l’assemblea dei soci, il funzionario della Regione Marche rappresentante dell’ente “ha dichiarato la volontà della Regione di chiedere allo stesso Caap la liquidazione della quota di proprietà della Regione stessa”. Per quale motivo si vogliono liquidare le quote e non, semmai, meramente venderle?

Perché, ai sensi dell’art. 24 del D.Lgs. 175/2016, decorso un anno dalla conclusione della ricognizione per la razionalizzazione delle partecipazioni, è obbligatorio procedere alla liquidazione. La Regione aveva esperito tutti i tentativi per evitare la liquidazione, anche attivando una procedura di vendita delle quote del 2016 che però è andata deserta. Mi preme precisare che non era un funzionario ma un dirigente della Regione.

2) Nello stesso giorno, il direttivo del Centro Agroalimentare Piceno ha diffuso un comunicato nel quale si legge “Potrebbero essere allora vere le voci per le quali la Regione ha tutto l’interesse alla cancellazione e distruzione del Centro Agroalimentare per poter poi creare una struttura identica nel Nord delle Marche (ad Ancona con i fondi della Via della seta e del nuovo Psr?)”. Esiste questa possibilità?

Ovviamente questa possibilità non esiste. La Regione ha ricevuto ripetute sollecitazioni dalla Corte dei Conti che nelle relazioni annesse al giudizio di Parificazione dei Rendiconti degli ultimi anni, ed in particolare con riferimento al 2018, ha chiesto la dismissione delle quote. Come sarebbe possibile in queste condizioni ipotizzare la partecipazione in una struttura similare in altra area della Regione? La liquidazione è un atto dovuto previsto dalla Legge e regolato dal Codice civile nel momento in cui si verificano determinate circostanze e non origina certamente da una volontà politica di distruzione o cancellazione di una realtà della quale si riconosce l’importanza e che può mettere in atto strategie, sempre previste dalla Legge, per la soluzione delle criticità che si sono evidenziate.

3) Una Regione a guida centrosinistra può permettersi la dismissione da partecipate che hanno il compito di guidare l’economia regionale e affidare questo compito esclusivamente al mercato? Qual è la differenza tra voi e il centrodestra, a questo punto?

Il discorso esula dal colore politico. Come già spiegato sono il D.lgs. 175/2016 e le precedenti previsioni di legge (legge 190/2014 art. 1 comma 611 e ss) che prevedono la dismissione. Il citato decreto legge prevede all’art. 4 comma 2 dei criteri oggettivi per mantenere le società partecipate e il Centro Agro-Alimentare purtroppo non li soddisfa.

4) Il Piceno è la provincia con più difficoltà economiche nelle Marche mentre il settore Agroalimentare è quello più dinamico in Italia (solo per l’occupazione, l’industria agroalimentare ha segnato +3,1% nel 2018). Non trova contraddittorio che la Regione Marche, invece di investire nel Centro Agroalimentare Piceno come volano per l’intero settore provinciale ma anche abruzzese-marchigiano, decida di disfarsene?

Il cambiamento della proprietà della società da pubblico a privato non corrisponde necessariamente alla diminuzione della capacità di raggiungere gli scopi sociali. Anzi, visti i dati del settore agroalimentare da Voi stessi citati, vi dovrebbero essere tutte le condizioni affinché il CdA possa ottenere risultati gestionali positivi. Lo scopo della Pubblica Amministrazione non è peraltro quello di gestire direttamente le attività economiche, ma di creare le condizioni affinché queste possano esprimersi al meglio. A testimonianza del fatto che la Regione Marche non abbia questa volontà politica penalizzante rispetto al settore agroalimentare del Piceno si può citare la politica globale di investimenti, soprattutto relativa al Psr  (795 milioni di euro di cui il 95% già assegnato)

5) In una interrogazione, il consigliere comunale dell’Udc Domenico Pellei ha scritto: “Si intende svendere il Caap ed aprire la strada a potenziali speculazioni?”. Per molti infatti il timore è che una liquidazione consenta poi ad eventuali acquirenti privati di appropriarsi del Centro e ottenere anche aumenti di volumetrie in una zona strategica, a pochi passi dall’uscita dell’A14. Cosa pensa di questo scenario? Qui link

Ribadendo l’obbligo di legge per la dismissione delle quote societarie da parte delle Pubbliche Amministrazioni, si rammenta che il percorso della liquidazione, strettamente e dettagliatamente scandito dalla Legge, è finalizzato ad impedire qualsiasi tentativo di speculazione. Il Caap ha un ben preciso scopo sociale: è compito del CdA perseguirlo e generare utili e dividendi per i soci. In merito alle possibili varianti urbanistiche (cambi di destinazione / aumenti di volumetria) nella regione Marche la competenza per la loro adozione ed approvazione è individuata in capo ai comuni, nel caso di specie il Comune di San benedetto che detiene ben più quote della regione.

6) Perché in tutti questi mesi, nonostante sia l’assessore di riferimento del Piceno e del settore, non ha rilasciato alcuna dichiarazione in merito?

La situazione in cui si trova oggi il Centro Agroalimentare richiede un approccio di carattere prettamente tecnico che segue un rigido binario giuridico all’interno del quale deve essere trattata.

7) In una assemblea dei soci del 2017 lei ha dichiarato: “La Regione Marche è ben disposta ad aiutare la partecipata Centro Agro-Alimentare e farà la sua parte per la riuscita del progetto di sviluppo del Centro e della sua mission, anche nell’ottica del rilancio dell’economia agro-alimentare (…) in sinergia con altri Enti e Organismi territoriali preposti, valorizzando le funzioni del Caap come Partecipata e Soggetto sinergico ed operativo di supporto, per l’attuazione delle politiche istituzionali emanate dagli Enti Pubblici”. In due anni cosa è cambiato di tanto notevole? Qui link

La Regione è restata nella compagine sociale fino a quando la norma lo ha consentito. Infatti, dopo la richiesta di recesso del 2012, la Regione Marche ha continuato a partecipare alle assemblee fino al 30 luglio 2018. Il D.lgs. 175/2016 ha però fissato la regola per cui trascorso un anno dalla conclusione della ricognizione straordinaria prevista dall’art. 24, il socio pubblico che non abbia alienato la propria partecipazione non può più esercitare i diritti sociali. Per cui ribadisco che a norma di legge ha dovuto ribadire la richiesta di liquidazione delle quote sociali e non partecipare più alle assemblee dei soci.

8) Spesso viene citata la cosiddetta “Legge Madia” a giustificazione della liquidazione delle quote regionali del Caap. Fino ad ora in Italia soltanto il 12% delle società partecipate sono state liquidate e inoltre la recente sentenza del Tar Marche sulla delibera del Comune di San Benedetto su Picenambiente rappresenterebbe una pietra tombale su questa ipotesi. Si tenga presente che il Consiglio Comunale di San Benedetto ha espresso all’unanimità un riferimento al fatto che il Caap sia una partecipata strategica e a dicembre con la ricognizione
delle partecipate questo passaggio, diventando ufficiale, escluderebbe qualsiasi ipotesi di applicazione della Madia. Lei è sempre convinta, invece, che la liquidazione sia la soluzione migliore?

La decisione della Regione Marche di alienare le proprie quote non ha niente a che fare con il controllo pubblico, ma alle previsioni della Legge Madia relative all’impossibilità di mantenere proprie quote in società aventi per oggetto attività di produzione di beni e servizi non strettamente necessarie per il perseguimento delle proprie finalità istituzionali, casistica in cui rientra il Centro Agroalimentare Piceno. Ricordo che non è solo la Regione Marche che aliena le sue quota ma anche le Province di Fermo e Ascoli Piceno e che la stessa società con una sua nota del 18/10/2019 ha comunicato che in data 10/10/2019 ha iniziato l’iter di liquidazione delle quote dei soci che ne hanno fatto richiesta. E’ bene inoltre precisare che la Regione non può entrare nel merito delle scelte delle altre Pubbliche Amministrazioni.

9) Il bilancio del 2019 potrebbe concludersi in pareggio, stante anche le ultime dichiarazioni del Consiglio di Amministrazione e il Piano di Risanamento presentato. Si tratta di un evento storico per il Caap, che coincide, però, con pareri negativi del Collegio dei Sindaci riguardo il bilancio e con una volontà della Regione Marche opposta a quella del 2017. Negli anni precedenti, tuttavia, a fronte di elevate perdite contabili ripianate con la vendita a privati degli immobili di proprietà del Caap, non una voce critica si era levata né in forma ufficiale né da parte politica e neppure dai sindaci, i quali oggi invece interpellano la Corte dei Conti. Parliamo di perdite contabili di questo livello: 207 mila euro nel 2015, 298 mila euro nel 2016, 849 mila nel 2017. Perché ha elogiato il Caap nel 2017 e invece critica l’attuale gestione nonostante il bilancio recentemente approvato dai soci?

Non mi risulta una critica da parte della RegioneHo auspicato l’andamento positivo del CAAP dichiarando la disponibilità a fornire tutto il sostegno possibile, compatibilmente con la normativa vigente. Se il bilancio 2019 chiuderà con un segno positivo non posso che esprimere grande soddisfazione

10) Il 23 maggio 2016 la Regione ha messo in vendita le quote del Caap, ma non ha trovato acquirenti. Nel caso giungessero delle nuove offerte di acquisto, la Regione come si comporterebbe? Oppure l’ipotesi di alienazione è l’unica in campo?

In data e con nota del 18/10/2019 il Centro Agroalimentare Piceno ha comunicato l’attivazione del procedimento di liquidazione delle quote della Regione Marche secondo le modalità previste dall’art. 2437 quater del codice civile. Pertanto il procedimento è stato avviato e dovrà seguire le previsioni di legge. Quindi la Regione non avrà voce in capitolo in tale procedura ma la Regione controllerà che tale iter venga correttamente attuato.

11) Il consigliere regionale Fabio Urbinati di recente ha presentato una interrogazione con la quale lamentava le mancate risposte degli assessorati competenti al Centro Agroalimentare Piceno. “Io, consigliere regionale, faccio
fatica ad ottenere informazioni dalla stessa Regione”: come se lo spiega? Si sente coinvolta? Come spiega tutta questa reticenza? Qui link

Per la discussione di questi temi ci sono precisi strumenti e luoghi istituzionali. Proprio lo scorso 6 dicembre in aula del Consiglio Regionale è stata discussa la mozione presentata dai Consiglieri regionali Urbinati e Giorgini nell’ambito della quale è stata analizzata la situazione del Centro Agroalimentare. Il servizio ha risposto tempo fa all’interrogazione scritta.