
ROMA – Dopo il sisma del 24 agosto e la sequenza interminabile di scosse tuttora in corso nel centro Italia, lottano contro il tempo anche ricercatori, tecnologi e tecnici dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), provenienti dalle sedi di Roma, Ancona, Grottaminarda, Bologna, Pisa e Milano.
Le squadre si sono attivate subito dopo la terribile scossa delle 3.36 ed alcune collaborano da giorni con il Dipartimento della Protezione Civile (DPC), per valutare i danni rilevati sugli edifici. Altre si sono recate nell’area epicentrale per studiare da vicino quanto stava accadendo con un duplice obiettivo:
“Studiare la distribuzione degli aftershocks che si sono verificati dopo la scossa principale al fine di delineare le caratteristiche delle faglie. Nelle ore e nei giorni successivi si attivano altre faglie. La sismicità inizia a interessare un volume crostale più esteso e diventa sempre più difficile individuare quale sia la faglia responsabile del terremoto”;
“Effettuare i rilievi geodetici, geologici e geochimici. I rilievi tempestivi sono fondamentali per capire meglio le deformazioni e gli effetti sul terreno direttamente legati alla scossa principale, e per discriminare tra questi e i fenomeni secondari (deformazione post-sismica, frane e distacchi, ecc.)”.
L’Istituto ha appena comunicato che finora la rete sismica mobile ha installato nell’area interessata 15 nuove postazioni dotate di sismometri e accelerometri, da aggiungere alle stazioni sismiche permanenti della Rete Sismica Nazionale (RSN) per monitorare e studiare meglio il fenomeno in corso.
Sabato 27 agosto sono state installate altre 2 stazioni sismiche nel settore meridionale, verso la zona di Campotosto in Abruzzo. Altre 3 stazioni sismiche sono state attivate nell’area di Montereale in provincia di Rieti dal gruppo che studia effetti “di sito”, come le onde sismiche vengono amplificate a seconda della conformazione geologica locale.
“I dati acquisiti con questi esperimenti – sottolinea l’Ingv – sono molto importanti per capire la risposta dei vari terreni alle sollecitazioni sismiche e sono quindi utili per gli studi di microzonazione sismica, necessaria per pianificare le nuove costruzioni e per gli adeguamenti di quelle esistenti. Sono in corso di installazione ulteriori strumenti per caratterizzare altre situazioni geologiche critiche, come il passaggio da un’area di roccia a un bacino alluvionale e altro”.
I dati geodetici costituiscono un’altra preziosa fonte per ricostruire le caratteristiche delle faglie e delle deformazioni del terreno, ed alcune squadre dell’Ingv sono già operative sul posto per effettuare delle misure GPS (Global Positioning System) di capisaldi che erano stati misurati in precedenti campagne prima del sisma del 24 agosto.
Le nuove postazioni GPS allestite mapperanno la deformazione post-sismica lenta, che segue sempre terremoti di questo tipo e fornisce importanti informazioni sulle faglie e la crosta terrestre.
—
Approfondimenti su deformazioni cosismiche ed effetti dei grandi terremoti sulla superficie terrestre qui
Lascia un commento