Acquistare o possedere beni materiali ci spinge a utilizzarli per affermarci, distinguerci, omologarci, ma in tempi di crisi come cambia il nostro rapporto con gli oggetti.

Il nostro linguaggio è pieno di simboli, ma spesso facciamo uso anche di segni o di immagini che non sono descrittivi in senso stretto. Alcuni sono semplici sigle, altri sono marchi di fabbrica, nomi, insegne. Sebbene siano in se stessi privi di significato, essi hanno acquistato un significato riconoscibile attraverso l’uso comune o per un intento convenzionale. Ciò che noi chiamiamo simbolo è un nome, o anche una rappresentazione che può essere familiare nella vita di tutti i giorni e che tuttavia possiede connotati specifici oltre al suo significato ovvio e convenzionale.

Perciò una parola o un‘immagine è simbolica quando implica qualcosa che sta al di là del suo significato ovvio e immediato. Essa possiede un aspetto più ampio, inconscio, che non è mai definito con precisione o compiutamente spiegato. Noi ricorriamo costantemente all’uso di termini simbolici per rappresentare concetti che ci è impossibile definire o comprendere completamente. Se riflettiamo un momento ci rendiamo subito conto che l’uomo non percepisce o comprende mai nulla completamente, egli può vedere, udire, toccare e gustare, ma la capacità della sua vista e del suo udito, dipende dal numero e dalla qualità dei suoi sensi.

Usando strumenti tecnologici sempre più sofisticati possiamo compensare in parte i limiti dei nostri sensi. Per esempio estendere il nostro campo visivo ricorrendo ad una fotocamera o il campo uditivo attraverso un telefono. Queste tecnologie aumentano le nostre possibilità e generano differenze di status fra chi ne dispone e chi no. Anche l’abbigliamento, le autovetture, gli arredi, perfino il cibo che mangiamo diventano simboli. Ciò è tanto più evidente quanto più l’oggetto è raffinato, avanzato, potente, inimitabile, raro. Diventa simbolo nel momento in cui va oltre la sua destinazione d’uso e diventa convenzionale per comunicare lo status di chi lo acquista.

Uno status symbol è per definizione un elemento che tende a mostrare esteriormente che il possessore ha raggiunto un determinato status sociale. Eppure a prescindere dai beni materiali che ostentiamo, essi hanno sempre un limite di utilizzo che deve farci riflettere. Sono soggetti alle convenzioni imposte dall’economia, indotte dai media o influenzate dalle mode, dunque in continuo cambiamento. In tempi di espansione tendono all’omologazione e in tempi di crisi alla svalutazione. Possiamo padroneggiarli o esserne padroneggiati, molto dipende dalla nostra abilità e consapevolezza.

Ma allora, il vero status symbol è forse la nostra autonomia e libertà da ogni forma di convenzione? Voi cosa ne pensate?