GROTTAMMARE – La sfilata Fashion Mood, organizzata dalla CNA di Ascoli Piceno, nella calda serata di Grottammare ha attirato un numeroso pubblico appassionato e incuriosito. Una bellissima occasione per conoscere più da vicino la moda e, nel contesto, quella che diventa farfalla a pochi passi dalle nostre case. I riflettori sono stati puntati sulla moda italiana e, ancora, sul Made in Marche.
Fra i marchi che sono saliti in passerella, anche un marchio tutto grottammarese: Hanami. D’impulso il pensiero va al Giappone fiorito o al prossimo all you can eat dove lasciare cuore e stomaco. Con un secondo sguardo, però, ci troviamo fra le creazioni della stilista Giulia Roselli e lì è comunque possibile lasciarci cuore e occhi. Noi l’abbiamo incontrata e le abbiamo fatto qualche domanda. Lei ci ha aperto le porte del suo negozio che è anche il suo laboratorio, dove realizza tutti i suoi capi.
Perché “Hanami”, cosa significa?
“Hanami è una parola giapponese e letteralmente significa ‘ammirare i fiori’. Indica il periodo primaverile, quando sbocciano i ciliegi in Giappone. Simbolicamente vuol dire ‘rinascita’. Ed è questo il motivo principale per cui l’abbiamo scelto”.
Quando e come nasce Hanami?
“Hanami nasce nel 2016. Strettamente collegato alla domanda precedente, ti confesso che nasce dopo un periodo particolare, come una fenice: una rinascita, appunto. Abbiamo deciso io e mia sorella, Flavia, di fare qualcosa per cambiare quella situazione, così abbiamo aperto Hanami. Io ho sempre lavorato come stilista in studi grafici o studi prodotto. Mi sono detta: ‘unisco queste due mie passioni, lo stile e quella per il taglio e cucito’. Avevo seguito dei corsi per perfezionare la mia manualità”.
Sappiamo che ti sei laureata in scultura e poi in moda. Qual è il filo rosso, cosa le unisce?
“Questa è una domanda che mi piace molto perché io ho sempre pensato che la ciò che le accomuna sia lavorare la materia, cosa che più di tutte amo fare. Lo sguardo alla tridimensionalità. La scultura lo è in sé e il vestito, poi, lo diventa una volta riempito dal corpo. In realtà io, all’Accademia, in scultura ho fatto la tesi proprio sull’abito scultura. Si tratta di alcuni artisti scultori che avevano lavorato a teatro e avevano creato degli abiti teatrali molto scenici, scultorei e non canonici”.
Come definiresti lo stile dei capi che crei?
“Di getto ti direi variabile. Approfondendo, ti dico che mi lascio molto ispirare dai tessuti. Tipo quest’anno mi piacerebbe creare una collezione più ispirata agli anni 70. Prendo i tessuti, sulla linea dei miei modelli, e mi lascio ispirare dal tessuto e da ciò che ho in mente”.
C’è un capo che preferisci creare? Una blusa, un pantalone o un vestito…
“Non in particolare. Anche se ultimamente mi sto appassionando ai pantaloni. Nel senso che è proprio un capo che non avevo mai tenuto in eccessiva considerazione. Questo perché fino a poco tempo fa io stessa indossavo solo gonne; ora non riesco a non portare i pantaloni. In generale, la collezione invernale mi piace di più rispetto alla collezione estiva. I capi invernali mi piacciono particolarmente. Anche se probabilmente coi capi estivi puoi sbizzarrirti di più, io sono un’amante dei tessuti pesanti”.
Ti va di confidarci una casa di moda o una stilista che per te è un faro nella nebbia? Quella che più ti ispira nel tuo lavoro, insomma.
“In realtà non guardo tantissimo quello che va di moda, anche se adoro guardare le sfilate per una questione estetica. Ad ogni modo io sono molto legata alla stilista Vivienne Westwood per tutto quello che ha fatto nella storia, o meglio, per la storia che ha fatto. Il suo è stile strettamente connesso al punk e a quell’epoca e che sa essere tanto altro: strutturato o vittoriano anche. E devo dire che ultimamente guardo spesso a Gucci, da quando è stata seguita da Alessandro Michele”.
Quando un cliente entra nel tuo negozio, cosa trova?
“Me sicuramente [ride]. Allora trova diverse cose. Sono esposte le collezioni che faccio io. Funzionano così, escono due volte all’anno come le collezioni di un campionario normale, però, in questo caso, il campionario è fatto solo di pezzi unici. Ogni collezione è composta dai 15 ai 25 pezzi che realizzo io proprio qui dentro. Chi entra, quindi, trova anche il laboratorio e io spesso, quando non ci sono clienti, ne approfitto per lavorare. Inoltre, quando sono libera dai pezzi unici, faccio anche i su misura per cerimonie ed eventi, faccio un po’ anche la consulente, insomma. Mi piace molto studiare insieme quello che si può realizzare. Nel mio negozio è poi possibile trovare diversi marchi. Ne cito in particolare due per un motivo affettivo: Lau e Luce. Sono marchi caratterizzati e caratterizzanti. Infine, una piccola parte di vintage firmato e controllato che è la mia passione”.
Visto che sei una rappresentate del Made in Grottammare, perché proprio qui a Grottammare? Sei originaria anche del posto?
“Io sono nata a Giulianova, ma ho sempre vissuto a Grottammare, perciò si può dire che sono al 99% di Grottammare. Ho preferito Grottammare rispetto ad altri posti perché mi piace proprio l’ambiente, mi piace che sia piccolina, accogliente, familiare. Ci si conosce tutti di più, qua. Mi sento più a casa, ecco”.
Un sincero ringraziamento va a Giulia per la sua disponibilità e per il tempo che ci ha dedicato. Una grande e creativa professionista, sempre pronta a dare il consiglio giusto, conservando un forte amore per il suo lavoro e per chi decide di affidarsi a lei. Il suo mondo è, nel concreto, piccolo, ma la sua mente e la sua ispirazione squassano l’atmosfera. In un mondo in cui tutti si vestono alla stessa maniera, sapete dove guardare per un po’ di freschezza.
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