100.
110, 121, 133, 146, 161, 177, 194.
214, 235, 259, 285.
313, 345, 379.
417, 459.
505, 555, 611, 672, 740, 814, 895, 984.
1083, 1191, 1310, 1442, 1586, 1744, 1919.
2111, 2322, 2554, 2810.
3091, 3400, 3740.
4114, 4525, 4978.
5476, 6024, 6626, 7289, 8017, 8819, 9701.
10671, 11739, 12912, 14204, 15624, 17187, 18905.
20796, 22876, 25163, 27680.
30448, 33492, 36842, 40526, 44579, 49037.
53940, 59334, 65268, 71795, 78974, 86872, 95552.
115627, 127190, 139908, 153899, 169289, 186218, 204840, 225324, 247856, 272642, 299906, 329897, 362887, 399175, 439093, 483002, 531302, 584432, 642876, 707163, 777880, 855668, 941234, 1035358, 1138894, 1252783.
1.378.061
Abbiamo dato un bel po’ di numeri.
Non siamo originali, però, nonostante quel che può sembrare. Questi sono i numeri dell’economia mondiale. I numeri del sogno, quelli che tutto il mondo vorrebbe avere.
La roulette (altro sistema di numeri e simbologie) in questo momento assegna questa sequenza numerica a poche nazioni: la Cina, l’India.
Sono i numeri che segnalano una crescita annuale costante del 10% rispetto all’anno precedente.
Solo i migliori, i super, riescono ad arrivare a tanto. Ora, solo cinesi, e indiani. Anzi: sono poco poco al di sotto.
Ma cosa significa questa sequenza di cento numeri, che parte da 100 e arriva a 1.378.061?
Significa che se iniziate con un Prodotto Interno Lordo pari a 100 nell’anno 1, ecco che nell’anno 100, se la crescita sarà costante e del 10%, avrete un Pil pari a un milione e 378 mila sessantuno.
Volete capire meglio?
Se, poniamo, nel 2000 consumate un barile di petrolio, nel 2100 ne consumerete 13.780.
Se avevate una camicia, avrete camice per un valore di 13.780.
Se consumavate un chilo di legna, ne consumerete 13.780.
Se consumavate un litro di acqua, ne serviranno 13.780.
Fermiamo le obiezioni: nella crescita vi sarebbe anche un progresso qualitativo, ad esempio una automobile vale come 50 o 100 biciclette (ma richiede una quantità di energia di molto superiore…), un viaggio intorno al mondo è come mille scampagnate di una volta (idem).
Fatto sta che alcuni valori, all’interno di ogni nazione e nel mondo, sono finiti. Sono finiti gli spazi, così che non si può costruire ovunque. Sono finiti i terreni da coltivare. Il tempo per consumare 13.780 volte quanto si consumava nel 2000, è anch’esso limitato, nonostante si dorma sempre meno.
Quando, dunque, qualcuno vi parlerà dell’esigenza di “riprendere la crescita“, sappiate che la crescita infinita non solo non è possibile, ma è destinata ad un certo momento a condurre lo stesso sistema “autoalimentante” al collasso.
Si può pensare quindi di volare sempre più velocemente su un aeroplano che non ha modo di rifornirsi di carburante, schiantandosi prima o poi, ma non si sa dove (se contro un monte, planando nella boscaglia, precipitando nel mare).
Oppure si può pensare di prendere qualche lezione di paracadutismo, col rischio che qualcuno, gettandosi, si rompa una gamba, o finisca disperso. E poi continuare a camminare, ad un andamento molto più lento che in aeroplano, però, ogni tanto, fermandosi a parlare con altri viandanti dispersi, o ammirando qualche bel panorama di cui non si aveva più memoria.
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E infatti ci sarebbe da seccare le mani a tutti quelli che usano la parola “crescita” quando c’è da risolvere un problema. Italia compresa. “Ora è il momento di crescere”, “Cresci Italia”. No. Ora è il momento di cambiare lo stile di vita, questo si.
Nel lungo periodo la crescita si àncora al tasso di natalità. Quando una società diventa più ricca, quindi più “complicata”, il tasso di natalità diminuisce. Vedrete che si troverà un nuovo equilibrio. Magari ci sarà una grande guerra, o una terribile epidemia, che riporterà lo sviluppo su un sentiero sostenibile. PS: la tecnologia per sfruttare fonti energetiche rinnovabili (sole, vento, moto ondoso, calore terrestre) esistono già. Quello che manca è la volontà “politica” di sfruttarle adeguatamente (pensate alle resistenze nella nostra Regione all’installazione di pannelli fotovoltaici in campagna…tutti vogliono le colline verdi, ma nessuno vuole fare il contadino…) e c’è… Leggi il resto »
“Magari ci sarà una grande guerra, o una terribile epidemia, che riporterà lo sviluppo su un sentiero sostenibile”. Percorso malthusiano :D
Però la “terribile epidemia” o “la grande guerra” potrebbero presentarsi in maniera così catastrofica da non essere gestibili minimamente.
Infatti non mi riferivo ad eventi “gestibili”, ma ad eventi catastrofici. Magari viene giù un asteroide e finiamo di preoccuparci di queste faccende.
Se si guarda al contesto mondiale in ottica statica non si può che essere d’accordo con le assunzioni di Pierpaolo. Tuttavia se analizziamo il contesto economico (e demografico) mondiale in ottica dinamica questi numeri non mi preoccupano più di tanto. Nel 1800 andare in Inghilterra era un viaggio lunghissimo, ora è solo un viaggio di poche ore….
In definitiva è l’innovazione tecnologica che consente questi salti nello sviluppo e nella crescita delle nazioni. Pensate alle differenze nella produttività dell’agricoltura dal medioevo ad oggi, non hanno forse consentito di sfamare tutta questa popolazione in più?
Alessandro, sai bene che gli incrementi sono via via decrescenti. Purtroppo nelle scuole economiche fanno studiare formule matematiche astratte che non contengono invece la realtà che viviamo (la meccanica funziona meglio con componenti meccaniche che hanno una sola direzione). Ogni azione economica che noi facciamo ha un rapporto con il sistema naturale, in entrata come materia/energia e in uscita come scarto/calore. L’innovazione tecnologica è sempre cosa buona ma ovviamente la crescita infinita non esiste e non può realizzarsi tecnicamente. L’aumento di alcune produttività fondamentali come quella in agricoltura lo abbiamo grazie a 50 anni di fertilizzazione chimica, col risultato che… Leggi il resto »
Non mi addentro in discorsi puramente economico-finanziari, poichè non sono competente. Tuttavia l’analisi di Pierpaolo si basa su ipotesi una crescita costante del 10% in 100 anni, se non sbaglio, matematicamente parlando è corretto, ma realmente non so se una crescita di tipo esponenziale è un modello economico reale.
Puoi creare un file excel in pochi istanti, e creare sistemi che crescono costantemente magari al tasso del 2% (ritenuto quello necessario per non bloccare il sistema), o anche al 1,5%. I risultati saranno sempre stordenti. Il guaio è che siamo abituati a ragionare non a breve termine, ma a termine istantaneo. Le previsioni economiche non vanno oltre 1-2 anni (e sono previsioni). Ma noi ci sentiamo rassicurati se lo spread scende nelle 24 ore. Parlare di decine di anni non è per noi razionale…
I numeri sono chiari ed inequivocabili, però diciamo che mi piace fantasticare…. Pensa se solo per un secondo fosse commercializzata la Fusione Fredda che cambiamento ci sarebbe nel mondo che non avrebbe più necessità di approvvigionarsi di Idrocarburi! Per fortuna questi salti tecnologici succedono…. pensa a quando si sono costruite le macchine a vapore… All’inizio si è proceduto per step per migliorare il rendimento del carbone, dapprima con il pre-riscaldo, poi con una macerazione più fine etc. etc. e poi quando sembrava essere giunti al punto di non poter migliorare più è arrivato il metano!!!! Per carità i fertilizzanti sono… Leggi il resto »
Non è così, purtroppo, anche se la fusione rappresenta uno degli elementi di possibile svolta. Però l’energia è solo uno degli elementi in gioco. C’è l’acqua che non è infinita. La terra. Gli spazi. Il tempo. Gli animali. Il pesce. Le foreste. I metalli. Inoltre le capacità di assorbimento ecosistemiche non rispondono a logiche matematiche e non sono stimabili. Quindi anche avessimo una fonte di energia inesauribile, il percorso di crescita infinita mondiale non ha alcuna razionalità nel lungo periodo. Forse anche nel medio!
Ripeto, non sarei così negativo…
Georgescu-Roegen, “il principe degli economisti” secondo Paul Samuelson (nonostante non venne mai premiato con il Nobel, proprio a causa delle sue visioni eretiche), fu il vero fondatore della teoria della decrescita, prima di Latouche ed epigoni più o meno felici in Italia. Georgescu applicò per primo il secondo principio della termodinamica all’economia e, provocatoriamente, ne enunciava anche un quarto – che sapeva non valere in termini teorici, ma essere vicino alla realtà in termini pratici – relativo a una sorta di entropia della materia (ogni volta che tocchiamo una monetina disperdiamo molecole di metallo che prima di ricostituire un giacimento… Leggi il resto »
Sì, Georgescu-Roegan ho avuto il piacere di studiarlo all’università e mi ha aperto un mondo, insomma, si capisce che tutto quello che viene detto ahli economisti :D è solo teoria… (detta in parole ultra-veloci :D)
Io ribadisco il concetto che senza crescita si va incontro a gravi problemi sociali, tipo iper-disoccupazione, bassissimi proventi per il funzionamento dello Stato… tutte cose che se non ci svegliamo sperimenteremo presto sulla pelle di noi Italiani…
Ovviamente è così. Ma la crescita infinita non è possibile e avrà come effetto finale LA catastrofe, non una catastrofe. Come dice Roberto, qualcosa dovrà succedere prima o poi. Dipende se vogliamo schiantarci o prendere lezioni di paracadutismo e incrociare le dita.
Da ricordi di scuola superiore, anche Malthus (se non ricordo male, ormai è passato parecchio!!) spiegava matematicamente il concetto espresso da Pierpaolo, ovvero che la popolazione cresce con progressione geometrica mentre le derrate alimentari crescono con progressione aritmetica, per cui per sfamare sempre più persone sono necessarie risorse che non aumentano con lo stesso andamento, per cui il sistema diventa insostenibile. Sono convinto come avviene in molti sistemi che si passi da uno stato di equilibrio a uno di squilibrio e così via, le guerre, le carestie, le catastrofi, perturbano il sistema e lo portano in uno stato di squilibrio… Leggi il resto »
Infatti, secondo me, il problema non è tanto crescita sì – crescita no, ma quale modello di gestione e di distribuzione delle risorse del pianeta. E’ sbagliato per i teorici della decrescita fare il contrario degli esaltatori della PIL: se quest’ultimo indicatore non rappresenta il benessere reale delle persone non può assurgere un valore di parametro affidabile neanche in negativo (è una evidente contraddizione…).Detto questo, nella riflessione della decrescita è interessante il tentativo di ipotizzare un modello di società sobria che fa i conti con la limitatezza del pianeta e dell’ecosistema, oltre che con le distorsioni insite nell’ansia competitiva di… Leggi il resto »
Concordo pienamente con la visione di rguidotti: ad esempio nel 2008 si stimava un prezzo del petrolio al barile sopra i 200$ adesso con i cali dei consumi derivanti dalla crisi siamo molto al di sotto di questo target price… Per il resto il grosso è una questione per lo più politica: decrescita significa disoccupazione e povertà (noi Italiani ne dovremmo sapere qualcosa visto che negli ultimi anni stiamo vivendo questo percorso) e questo scenario con lo stato attuale delle finanze è rischiosissimo. Comunque crescere non significa non rispettare l’ambiente, o i diritti dei lavoratori o altri diritti; anzi forse… Leggi il resto »
“decrescita significa disoccupazione e povertà”: il termine decrescita è troppo vago e plurale. Sicuramente in questo contesto la decrescita è “recessione”. Però ricordiamo: consumare meno acqua e avere lo stesso servizio è “decrescita”; usare una lampadina a basso consumo è decrescita; l’autoconsumo è decrescita; andare in bicicletta è decrescita: quindi sono azioni economiche tutte negative, nonostante siano positive! Il sistema di tassazione, ad esempio, andrebbe del tutto ristudiato: non sui redditi da lavoro, sì sui consumi di energia e materiali. Il commercio internazionale, il tempo libero: tutto andrebbe ricalibrato. Come? Stregoni non ne vedo e diffido. Ma chi prima si… Leggi il resto »
Sul fatto che decrescita significhi sempre disoccupazione (e non una migliore distribuzione di minor lavoro pro-capite) e tanto più povertà (e non sobrietà), invito a leggere Latouche, che certo non è il mio guru, ma smentisce dati ed esempi alla mano questa inferenza rigida. Certo è che in una società come l’attuale, quella occidentale del capitalismo in crisi strutturale, una soluzione sobria latoucheana, non si dà solo dal basso, come credono i decrescitori più integralisti, ma necessita di un intervento politico che riconverta l’economia. Inoltre, cambiando appena argomento, l’affermazione di Alessandro che la pianificazione coincide sempre con i piani quinquennali… Leggi il resto »
Sulle lampadine a basso consumo, etc etc non le vedo come una cosa negativa economicamente parlando perchè dietro a quella lampadina ci sono team di ricercatori, di ingegneri a parità di operai di produzione, quindi PIL e posti di lavoro in più!!!! Ti racconto un aneddoto; quest’estate in un noto centro commerciale di San Benedetto una signora commentava le casse automatiche da poco messe in questo centro commerciale come la causa di disoccupazione di decine di cassiere io mi sono permesso di spiegargli che quello che stava dicendo è un’assoluta amenità, tra l’altro diseducativi per i figli che ascoltavano, in… Leggi il resto »
L’innovazione è alla base dell’essenza umana. Appunto quando il percorso è senza uscita, occorre innovare. La maggior parte delle innovazioni però sono a de-crescita già in se stesse, oppure hanno rendimenti de-crescenti. Il guaio è che la realtà è estremamente più complessa di come siamo abituati a pensarla. Arriverà l’energia dal sole, dal vento, dalla Terra, dal mare, ma comunque dovremo confrontarci con le misure fisiche. Già adesso e da molti anni siamo oltre i limiti di disponibilità della Terra http://it.wikipedia.org/wiki/File:World_map_of_countries_by_ecological_footprint_%282007%29.svg Tuttavia nel discorso quotidiano questi aspetti sono del tutto irrilevanti. Il punto è che dobbiamo capire che esiste una… Leggi il resto »
I numeri sono incontrovertibili e molto preoccupanti per il futuro.
Secondo me bisogna recuperare una dimensione locale almeno per la produzione dei beni di consumo essenziali, investendo e incentivando le cosiddette filiere corte e la produzione a basso chilometraggio.
Bisognerebbe dare un assetto equilibrato ai vari territori per garantire piccoli distretti produttivi abbastanza autonomi e autosufficienti; ovviamente fanno eccezione i distretti per produzioni di eccellenza, hi-tech o servizi, che dovranno invece competere sul mercato globale.
Comunque,
tanto per citare un gruppo di lavoro storico, ci sono 2 libri importanti a cui riferirsi per questi temi:
I limiti dello sviluppo – Donella Meadows (Club di Roma), 1972
I nuovi limiti dello sviluppo – Donella Meadows (Club di Roma), 2004.
Really!
Infine vi segnalo un altro libro che affronta in chiave storica un arresto dello sviluppo – anzi, un suo arretramento – che la civiltà “occidentale” subì nel III secolo circa dell’era volgare. La Caduta di Roma e la fine della civiltà, Bryan Ward-Perkins, 2008 I dati forniti dall’autore sono impressionanti, pochi libri mi hanno stupito come questo. Si commenta la quantità e la qualità degli oggetti prodotti nell’impero e l’estensione dei commerci. Si parla dell’inquinamento di quei tempi (il Testaccio a Roma – monte dei cocci – è quello che resta di una discarica romana) e si pubblicano i risultati… Leggi il resto »
A scanso di “paranoie”, un tasso del 2% annuo costante, in 100 anni vi è una “crescita” di 7,24 volte. Il problema naturalmente si ingrandirebbe con il tempo, in 200 anni 51 volte…
Al di sotto del 2% il sistema economico va in “decrescita” quasi autonomamente (recessione), oltre invece gli effetti sono esponenzialmente ampliati (ad esempio 3% annuo aumento di 18,65 volte in un secolo e 350 in due secoli).
Può sembrare poco a qualcuno? Tenete presente che parliamo di INCREMENTI rispetto allo stato attuale.
Legalizzando le droghe e tassando la prostituzione (quindi includendola nel PIL), per qualche anno avremmo una crescita del PIL nominale mostruosa.
E’ un falso indicatore del benessere sociale il PIL.
Con la regolamentazione si fanno circa 8,5 miliardi di gettito fiscale aggiuntivo (stima fatta da me)!
E comunque, capisco le necessità editoriali, ma il titolo è totalmente falso. Gli economisti in giro per il mondo ne dicono di tutti i colori. Certamente se ci si focalizza sul contenuto dei telegiornali nazionali si capisce ben poco dei dibattiti economici, ma basta leggere il FT o l’Economist o seguire Reuters per avere una montagna di informazioni e tesi economiche. A dir la verità il dibattito sulla crescita demografica cinese è ampio e annoso. In Europa il Baby Boom è coinciso con l’esplosione della crescita economica. La Cina sta crescendo a ritmi vertiginosi, ma la politica del “figlio unico”… Leggi il resto »
Ovviamente a livello dottrinale sono anni e decenni che si affrontano certi temi. Gli “economisti” del titolo sono quelli comunque chiamati a decidere, consigliano governi, scrivono sui principali quotidiani, stanno alla guida dei principali partiti. Affermare che la crescita infinita è impossibile genera nei più una reazione scomposta. Come quando, da bambini, si scopre che Babbo Natale non esiste.