SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Che la giustizia faccia il suo corso. Sempre. Condannando o assolvendo. Ricchi e poveri. Potenti o nullatenenti. Che anche il giornalismo faccia il suo mestiere. Cercando di raccontare la molteplice realtà. O piuttosto giustificando le mariuolate equiparandole ad altri (quali?) casi di malagiustizia, chiedendo in questo modo, implicitamente, non una applicazione severa della legge per chi sbaglia (e che errori: premiati con Ministeri, Porta a Porta, presidenze di Consigli Regionali, poltrone europarlamentari un tot al minuto), ma un’ammuina generalizzata. Basta così.
Sull’ennesimo, annoiante, caso Mastella-Udeur, rimandiamo al Corriere.it per la cronaca degli eventi della giornata (clicca qui), mentre di seguito proponiamo due diversi approfondimenti della vicenda. Uno, l’articolo di Marco Lillo pubblicato su “Il Fatto Quotidiano” del 22 ottobre, l’altro è il link all’intervento di Pierluigi Battista, editorialista del Corriere della Sera, al Tg1 delle 20.

IL PORSCHE CAYENNE COMPRATO DAL CLAN
di Marco Lillo (da Il Fatto Quotidiano)
La Porsche Cayenne di Pellegrino Mastella, figlio del ras di Ceppaloni, è uno dei simboli del Mastellismo. Chi scrive, su “L’espresso”, aveva raccontato nel 2007 che la benzina per il motore 4 mila turbo era messa in conto spesso al Campanile, un giornale di partito pagato dai contribuenti. Ora si scopre che nemmeno per l’acquisto i Mastella hanno tirato fuori un euro. La storia della Porsche è inquietante per i pm per due ragioni: è stata acquistata dal cognato di un boss e non è stata pagata dai Mastella. L’auto, che vale 90 mila euro è stata venduta da Tommaso Buttone, cognato dello spietato boss Domenico Belforte, già condannato per gravissimi delitti. Buttone, per i pm, aveva il ruolo di riciclare i soldi sporchi del clan ma non è lui a fare il dono ai Mastella. L’auto, secondo i pentiti, ritenuti credibili dai pm, era un dono di Nicola Ferraro, un consigliere regionale (legato al clan secondo i pentiti) che poi fu candidato con l’Udeur.

Pierluigi Battista e l’ “eccezionale ferocia” dei magistrati nei confronti della signora Lonardo Mastella