Video e foto di Giancarla Perotti

ANCONA – Ieri venerdì 23 febbraio, alle ore 18, presso L’Istituto Superiore di Scienze Religiose (I.S.S.R.)Redemptoris Mater di Ancona, Roberto Mancini, professore di filosofia all’Università di Macerata, ha tenuto una conferenza sul tema della pace: “’Oltre la guerra. Le vie della pace tra teologia e filosofia” nella sesta edizione dell’evento “Io sono pace”. L’incontro è stato organizzato dalla Caritas e dall’Ufficio della Cultura della diocesi di Ancona.

Mancini ha affermato che il sistema di guerra che si è instaurato toglie le parole, il pensiero, toglie spazi di democrazia e sta addosso alle persone in quanto manca la distanza critica. Quindi per il professore si deve andare oltre le analisi sulla pace e sulla guerra, soprattutto quelle condotte con cuore gelido perché è controproducente. “Solo di analisi si muore” ha detto Mancini “un’analisi effettiva, lucida deve aprire degli spazi di azione, d’intervento, di corresponsabilità, di associazione di persone, di movimenti. Non possiamo lasciare che sia solo papa Francesco che chiama le cose per nome. Dietro papa Francesco vedo un certo vuoto. Vedo poca indignazione, poco impegno concreto, poca pressione politica. Vedo molti cattolici che nelle elezioni elettorali appoggiano forze che sono completamente interne a questo sistema di guerra. Strano. Dobbiamo interrogarci su questo. Cattolici che rifiutano i migranti, li respingono, mentre abbracciano politiche di ottusa conservazione”.

Il professore ha dichiarato che i giovani non partecipano più alle assemblee perché sono sani. Essi, rifiutano il nostro modo di organizzare la vita, di parlare, di pensare, hanno una passione per la vita. Secondo Mancini i giovani li troviamo presenti nella giustizia economica e sulla frontiera delle contraddizioni del mondo. Li troviamo presenti a difendere le vite umane, i migranti. Continua il professore: “umanizzazione significa recuperare la cura educativa. È un delitto manomettere la scuola, l’università e lasciare sola la famiglia. La società deve divenire comunità capace di comunione, che sia veramente una soggettività plurale che fa fiorire l’umanità delle persone. Questo interessa: che le persone possano divenire umane sviluppando il pensiero critico, la dedizione, la libertà, la generosità. Quando la persona è integra e pienamente umana, lì la guerra arretra, lì il degrado arretra”. Allora secondo Mancini per eliminare la guerra c’è bisogno di umanizzare le persone perché nel deserto dell’individualismo non cresce l’umano.