SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Il DS della Sambenedettese Vittorio Cozzella, nel corso di una conferenza tenuta presso lo Stadio Riviera delle Palme, ha dichiarato di essere stato aggredito verbalmente e minacciato da un gruppo di tifosi. L’episodio si sarebbe verificato domenica mattina, prima della stracittadina con il Porto D’Ascoli, a Monteprandone.

«Domenica è successa una cosa molto sgradevole, e il calcio non c’entra» – racconta Cozzella – «Eravamo con la squadra a Monteprandone, ho trovato un muro di 15-20 persone che mi hanno insultato davanti a tutti. È stata un’azione talmente brutta che mi ha distrutto moralmente. Fa parte del nostro lavoro, ma deve rimanere all’interno dello stadio: quando viene fuori io non l’accetto, per i miei figli, per i nostri figli e tutti quelli che si avvicinano a questo sport. Volevano fare un’azione per mettersi in evidenza, ed è giusto che abbiano spazio: io per tre giorni ho pensato ai miei figli, mortificato per quanto successo. Non è calcio questo, questa gente non deve restare qui: mi rivolgo ad Abodi, il presidente, questo non deve più esistere. Io non riuscivo a parlare. Mi auguro che queste persone non continuino a minacciare giocatori e staff: non è stata un’aggressione fisica, ma un’aggressione psicologica premeditata. Come fanno a chiedermi scusa? Sono arrivato qui scortato dalla Polizia. Questo è calcio o è un altro mestiere? Loro pensano di stare nel giusto. Secondo me non deve esistere un atteggiamento del genere, né per me né per il presidente, né per nessuno: facciamo calcio, facciamo sport, aggregazione. Si è creato qualcosa che non può esistere. È successo di tutto, gli altri membri dello staff che erano con me lo ricorderanno. Il Presidente ha tentato di calmare la situazione: non c’è mai stato dialogo.

«Nel calcio ne ho vissute di tutti i colori» – prosegue il DS – «se me ne andassi per davvero, come vogliono loro, che messaggio potrebbe passare? Tutti, stampa compresa, dovrebbero dare il proprio contributo affinché queste cose non si ripetano più. Io non dormo, quando ti toccano nell’intimo non si dorme. Pensate se avessi portato mio figlio all’allenamento con la squadra: cosa avrebbe potuto pensare? Parliamo di rispetto, uno prova a fare un mestiere nel migliore dei modi, se sbagli ti devono uccidere? Sono arrivato qui in una macchina della Polizia. Non è questa la strada. Voglio che non succeda più: è un linguaggio che non deve esistere. I cori allo stadio non fanno piacere, ma finché rimane una questione di campo può andar bene. Fuori dallo stadio, il discorso è diverso. Tornerò a fare il mio lavoro, non scapperò come un vigliacco dando la possibilità a queste persone di lanciare un messaggio che non può esistere. Il Presidente non mi ha mai messo in discussione, ma tutto ciò è inaccettabile».

Parlando di mercato, il Direttore Sportivo afferma: «Il calcio è interpretazione: noi prepariamo una gara, il modulo ha valore limitato. Non bisogna focalizzarsi su questioni tattiche. Io sono venuto alla Sambenedettese per vincere il campionato: se arrivo secondo, terzo, quarto, ho fallito e vado via. Accetto il dialogo, la discussione: sulla carta, la Samb è competitiva per le prime posizioni. Tante volte nel calcio ci sono contrasti all’interno dello spogliatoio, ma una volta usciti tutto deve rientrare, non bisogna travisare ciò che accade né ciò che si dice».

Interpellato riguardo le voci di mancato pagamento degli stipendi, il DS non si esprime: «Oggi non ci sto con la testa, la conferenza stampa verteva su altro».