FERMO – Verso l’1.30 del 5 dicembre era giunta alla centrale operativa del Commissariato di Fermo una segnalazione da parte di sanitari del Pronto Soccorso di Fermo che stavano prestando assistenza a un uomo, B. P. classe 1976 di Montegiorgio, con numerose ferite e fratture dovute a un’aggressione. Ripresosi dal trauma e dallo spavento, il ferito aveva affermato di essere stato aggredito da suoi conoscenti perché ritenuto responsabile di un furto nell’abitazione di un suo parente avvenuto il 29 novembre a Fermo.

In particolare aveva riferito di essere stato invitato ad un giro in auto da un suo conoscente (che insisteva nel chiedergli notizie sul furto ritenendolo coinvolto) il quale poi aveva fatto salire un altro uomo sconosciuto che si era spacciato per poliziotto e lo aveva portato in campagna lungo il fiume Tenna. Lì i due, successivamente raggiunti dal derubato e da un’altra persona, avevano cominciato a picchiarlo con una sbarra di ferro per fargli confessare il delitto. Quando alla fine è risultato evidente che B.P. non aveva informazioni da dare è stato abbandonato sul ciglio della strada e minacciato di riferire ai sanitari di essere stato investito da un’auto pirata.

Sulla base delle dichiarazioni della vittima, nella giornata dell’11 novembre gli investigatori del Commissariato sono risaliti non solo all’identità degli autori ma anche al sedicente poliziotto e tutti e quattro sono stati denunciati per lesioni gravi. Al derubato, T.M. classe 1965 di Fermo, è stata anche ritirata cautelarmente un’arma da caccia legalmente detenuta.

Le indagini però sono proseguite anche nella direzione indicata dagli autori dell’aggressione, assolutamente convinti della responsabilità nel furto di un cittadino albanese, K.D. classe 1993, amico della vittima e che aveva avuto screzi per motivi di lavoro con T.M. Il ragazzo, messo alle strette, ha indicato come possibile autore del reato un cittadino marocchino risultato del tutto estraneo alla vicenda ma successivamente, consapevole della gravità delle sue azioni, ha ammesso la sua responsabilità e ha consentito al ritrovamento dell’oro rubato che è stato infine restituito al suo legittimo proprietario.