SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Una bella serata che ha sciolto la lingua. Arcipreti e Moneti – per il buon cibo, forse, o le ottime impressioni del pomeriggio precedente – sono sembrati molto più euforici del solito, e hanno raccontato con chiarezza chirurgica la situazione della società rossoblu.

Tre concetti chiave hanno colpito più di altri. Disponibilità ad ascoltare tutte le offerte, senza pregiudizi; trasparenza, quella garantita da Moneti e – allo stesso modo – chiesta a potenziali soci o acquirenti; sicurezza, dell’iscrizione alla serie D, per cominciare, senza inseguire fantomatici compratori a destra e a manca.

Ci sono tre piste al momento: quella (sempiterna) dei Milone, che ancora non hanno formalizzato un’offerta ufficiale; Esposito, che ha già fatto tre proposte di acquisizione; e la pista “marchigiana”, con un imprenditore che verrebbe a rinforzare la società con Moneti al timone.

Sui Milone c’è poco da aggiungere: gli imprenditori romani sono interessati ma non hanno ancora formalizzato un’offerta, dato che – all’interno della famiglia – ci sono diverse vedute sul grado di coinvolgimento in società. Sull’ultima offerta di Esposito e l’incontro con l’imprenditore marchigiano (Moneti non ha voluto rivelare nessun nome, per tutelare la trattativa), il discorso ha meritato una digressione più ampia.

“Anzitutto, per quanto riguarda l’offerta di Esposito, non si tratta semplicemente di 250 mila euro. L’offerta è molto articolata, e il pagamento andrebbe dilazionato nel tempo. Io non ho nessuna preclusione verso di lui, ma voglio capire bene chi ho di fronte. Questa cautela per tutelare la Samb e me stesso, dato che – oltre alla società – io sto tirando in ballo anche la mia reputazione. Non voglio commettere errori, anche perché spesso ci si imbatte in persone che – pure in buona fede – si rivelano incapaci di sostenere un onere così grande.

Che si tratti di un’acquisizione o di un ingresso in società, voglio prima vedere le idee e la disponibilità economica della persona. Se qualcuno ha intenzione di fare calcio senza soldi meglio si ricreda subito, perché non è così; e comunque ci sono tanti altri sport – le bocce, ad esempio…

Alla base di ogni trattativa c’è un postulato molto semplice: serve un compratore che voglia comprare e un venditore che voglia vendere. Ogni tanto sembra passi l’idea che io voglia vendere a tutti i costi la squadra: non è così; se arriva uno “sceicco” sono pronto a un passo indietro, per il bene della Samb, ma questo non significa svendere la squadra al primo venuto. Esposito mi ha offerto la presidenza onoraria: lo ringrazio per il pensiero, ma – se vendo la società – non resto a fare la bella statuina.

Per ora non voglio sbilanciarmi su di lui, quello che mi sento di dire è che non conosce la piazza come me, e forse si aspetta cose diverse da San Benedetto – una città con fame di calcio e un animo da gente di mare, che non va per il sottile”

Riguardo l’incontro con l’imprenditore marchigiano fatto proprio ieri, 8 maggio, i termini sono molto diversi. La società – come ci ha detto lo stesso Moneti – verrebbe divisa in tre parti. Una quota (di maggioranza) per l’acquirente, una per Moneti e una per i tifosi. In tal caso si garantirebbe la continuità del progetto tecnico (Mosconi, Arcipreti, per cominciare), con Moneti che potrebbe rimanere come presidente o socio.

Le impressioni dopo l’incontro sono molto buone: lui mi è molto piaciuto, e mi piace il fatto che venga dalla zona – perché potrebbe spingere altri a fare altrettanto. Se la trattativa avesse buon esito si tradurrebbe in realtà il mio intento principale, quello di rimanere alla Samb con una società forte e capace di tornare tra i professionisti.

A San Benedetto sto bene, ma il grandissimo tifo della città a volte ha un effetto poco costruttivo; vedo molta paura nei tifosi, soprattutto nelle vicende societarie. So che è una paura fondata, dato lo scotto degli scorsi anni, ma è ora di cambiare pagina e proporsi in un modo diverso. Penso che durante l’anno si sia dimostrata la serietà e la trasparenza di questa società, subentrata – per altro – in un momento difficile.

Io sento una grandissima responsabilità verso i tifosi e verso la città: non voglio deluderli. Ma la città (tradotto: gli imprenditori, ndr) deve essere più fiduciosa, e farsi coinvolgere in questo progetto”