SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Sono passati molti anni, ma rimaniamo di fronte ad una tragedia senza spiegazione. Carla Bisirri e Maria Teresa Napoleoni restano ostaggi di un destino muto e crudele. La gravità dell’episodio – con due morti e 64 feriti – è stata unica, la tragedia peggiore mai accaduta all’interno di uno stadio italiano.
Quasi un mese fa raccontavamo della partita tra Samb e Tuttocuoio, una vera e propria festa per la promozione in C, acquisita contro la Recanatese. Al 74′ si è appiccato un piccolo incendio sotto la Curva Nord: fuori dal rettangolo di gioco, alcune cartacce che hanno preso fuoco. L’intervento dei pompieri – veloce e “pulito” – ha risolto tutto in un attimo, ed è stato pretesto per intonare qualche coro a favore dei vigili.
Un evento da nulla, che però ha fatto pensare a quello – ben più grave – che successe in quel pomeriggio di tanti anni fa, che si voleva “di festa” ed è finito come sappiamo. Le testimonianze raccontano di uno stadio pieno, forse troppo, fumogeni, forse troppi, e sette quintali di carta da lanciare per festeggiare la promozione in B. Sono morte due persone, altre si sono salvate per un pelo, ma il calcio a San Benedetto – e non solo – è rimasto segnato per sempre.
Un piccolo fuoco in un giorno di festa, oggi, non fa più paura. Ci sono pompieri, uscite di sicurezza, responsabilità, e uno stadio più sicuro. E se abbiamo tutto questo lo dobbiamo anche – soprattutto – ai martiri del Ballarin. Una lezione che avremmo imparato volentieri in un altro modo, e che ora non dobbiamo dimenticare mai più.
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