CHIETI – Condannati per aver conservato in archivio una notizia vera. E’ una sentenza che ha dell’incredibile quella emessa dal Tribunale di Ortona nei confronti della testata online Primadanoi.it, che dovrà pagare 17mila euro (tra risarcimento danni e spese legali) per non aver cancellato dal web una notizia vera che per il giudice violerebbe il diritto alla privacy dei soggetti coinvolti. Una sentenza commentata con un “Game Over” a caratteri cubitali sulla home page del sito, ad indicare lo sciopero ad oltranza dei giornalisti della redazione e la possibile chiusura della testata.

“La notizia – si legge sul sito – era relativa ad un fatto di cronaca avvenuto all’interno di un locale pescarese che ha avuto anche un risvolto penale. I personaggi coinvolti, titolari dell’impresa, avevano chiesto la rimozione dell’articolo.
Il giudice unico del Tribunale di Ortona, Rita Di Donato, con una sentenza fotocopia rispetto a quella firmata dalla collega dello stesso tribunale di Ortona, Rita Carosella a marzo 2011condanna PrimaDaNoi.it al pagamento di oltre 17mila euro (tra risarcimento danni e spese legali) riconoscendo il diritto all’oblio (non regolamentato da nessuna legge) e la prevalenza del della privacy sul diritto di cronaca.
Il giudice ha accolto dunque la domanda dei ricorrenti sostenendo che la notizia (vera e corretta, si ribadisce) andava cancellata a differenza di quanto sostenuto dal giornale che ne ha sempre riconosciuto l’interesse pubblico, anche a distanza di tempo dai fatti.

Il persistere del trattamento dei trattamenti personali dei titolari del ristorante e il nome dell’esercizio – scrive il giudice – ha determinato una lesione al diritto alla riservatezza e della reputazione in relazione alla peculiarità dell’operazione di trattamento, caratterizzata da sistematicità e capillarità della divulgazione dei dati e alla natura degli stessi dati trattati, particolarmente sensibili attenendo a vicenda.

È stata accolta la domanda di risarcimento danni poiché secondo il giudice il trattamento dei dati personali si è protratto per un periodo di tempo superiore a quello necessario agli scopi.
Viene così confermata con una sentenza fotocopia l’incredibile principio della scadenza delle notizie. Particolare non secondario è che tale scadenza non è stabilita da alcuna legge in vigore nello Stato italiano e non è dunque chiaro quale sia il tempo entro il quale eventualmente rimuovere articoli corretti.
Viene inoltre riconfermato che la privacy prevale sul diritto di cronaca, che la gente non deve sapere, che i fatti si devono cancellare anche se questi sono distanti appena pochi anni e magari i procedimenti penali sono ancora aperti”.

“Oggi abbiamo avuto l’ennesima dimostrazione – scrive la redazione di Primadanoi.it – che in questo Paese non c’è spazio per poter compiere il nostro mestiere con onestà e integrità. Il nostro avvilimento è dato dal fatto che chi è onesto deve soccombere prima o poi, che non c’è spazio per alcuna giustizia e che non è nemmeno possibile svolgere tranquillamente il proprio mestiere senza diventare martiri o eroi.
Questa sentenza ci condanna per aver voluto difendere il diritto di ogni cittadino di conoscere e di sapere. Ci condanna perché siamo convinti che se un fatto è accaduto debba essere anche ricordato a beneficio di tutti. Ci spiace per i giudici ma la storia, i fatti, la memoria non si cancellano a colpi di sentenze.
E questa condanna – che reputiamo eclatante sotto molteplici punti di vista – ci costringe da domani ad assecondare ogni richiesta di rimozione di articolo non solo dai motori di ricerca (dai quali l’articolo in questione era stato rimosso già dal 2011) ma anche dal nostro archivio.

Oggi siamo stati condannati per aver violato l’onore di persone finite in procedimenti penali, per aver scritto notizie vere e senza errori. Siamo stati condannati perché ci hanno detto che quello che scriviamo ha una data di scadenza ma nessuno sa dirci qual è questa data. Il Ddl sul diritto all’oblio, pure messo a punto dalla politica di casa nostra ma mai divenuto legge, viene già applicato: chi vuole ripulire la propria immagine da notizie scomode può stare tranquillo.
Negli ultimi anni l’accanimento abnorme verso questo giornale con decine di cause di persone che si sono sentite a vario titolo diffamate ha creato in noi un clima di sfiducia e ha reso oltremodo gravoso il nostro lavoro. Non crediamo che in un Paese normale, civile, pulito, avanzato, democratico possano accadere simili cose. Non chiediamo nulla se non quello di poter svolgere tranquillamente il nostro lavoro.

Oggi c’è stata l’ennesima conferma che la privacy vale più del diritto di cronaca, che in questo Paese si può scrivere ma si deve dimenticare in fretta. La cifra da sborsare per questo giornale – già ampiamente vessato dal mercato corrotto- che non vive di contributi pubblici, ci strozza e dichiara la nostra morte.
La Redazione da questo momento proclama uno sciopero a tempo indeterminato e nelle prossime ore si deciderà se riprendere gli aggiornamenti o concludere per sempre questa esperienza editoriale nella convinzione che il prezzo da pagare (non quello economico) e le umiliazioni subite per chi lavora con onestà e rispetto delle leggi sia realmente troppo elevato”.

 

L’UNCI (Unione Nazionale Cronisti Italiani) – “L’UNCI Abruzzo esprime solidarietà ai colleghi della redazione del quotidiano on-line “PrimaDaNoi.it” per la sentenza del giudice di Ortona, che condanna la testata al pagamento di circa 17.000 euro per violazione della privacy per aver mantenuto nell’archivio digitale una notizia riguardante una vicenda di cronaca a distanza di diversi anni dai fatti.
La sentenza del giudice, secondo il quale “il persistere del trattamento dei dati personali ha determinato una lesione del diritto dei ricorrenti alla riservatezza e alla reputazione”, stabilisce la preminenza della privacy sul diritto dei cittadini ad essere informati, anche in caso di vicende già note.
Il provvedimento – si tratta della seconda sentenza analoga emessa dal Tribunale di Ortona nei confronti di PrimaDaNoi.it – pone una grave limitazione all’esercizio del diritto di cronaca e interrogativi sulla mancanza di una normativa completa sul giornalismo on-line.
La redazione del quotidiano ha proclamato uno sciopero a tempo indeterminato e sottolinea come il rischio chiusura sia “piu’ che concreto”. L’auspicio è che PrimaDaNoi.it possa continuare quotidianamente a garantire la sua presenza come voce libera dell’informazione abruzzese”.

 

L’ODG ABRUZZO – “Per la seconda volta lo stesso Tribunale, quello di Ortona, con due sentenze di due giudici diversi, nello spazio di poco meno di un anno, ha condannato la stesso testata on line, primadanoi.it, per aver conservato una notizia di cronaca nel suo archivio elettronico. Per la seconda volta l’ Ordine dei giornalisti d’ Abruzzo, nell’ esprimere solidarietà non formale ai colleghi della testata, ribadisce il concetto che in assenza di norme di legge sul diritto all’oblio nel mondo di Internet, il vuoto legislativo non può essere colmato da una giurisprudenza territoriale che finora non ha trovato riscontri di sorta a livello nazionale. Se anche primadanoi.it avesse tolto la notizia il giorno successivo alla sua pubblicazione i motori di ricerca l’ avrebbero indicizzata ed oggi sarebbe comunque nella disponibilità dei fruitori della rete. Se anche primadanoi.it avesse accolto immediatamente la richiesta degli interessati ad oscurare la notizia dal proprio sito essa sarebbe comunque rintracciabile in rete nei siti di altre decine di organi di informazione. Come si comporterebbe il tribunale di Ortona di fronte agli archivi elettronici che, a pagamento, consentono di accedere alle notizie di decenni addietro? Il diritto dei cittadini ad essere informati sui fatti della vita è un valore universale indiscutibile, come lo è quello del dovere dei giornalisti a non nascondere le notizie in loro possesso. Nel caso specifico tale diritto-dovere non è neppure mitigato dal vulnus alla persona o alla riservatezza del dato sensibile poiché si è trattato di un fatto di cronaca nera che attiene al più generale interesse pubblico. Siamo, dunque, in presenza, di una sentenza, reiterata, che colpisce con una certa ostinazione un mezzo di informazione che sta svolgendo correttamente la sua funzione pubblica”.

 

ASSOSTAMPA ABRUZZO – “Il Sindacato giornalisti abruzzesi, pur non entrando nel merito della vicenda giudiziaria che ha visto soccombere in giudizio Primadanoi, esprime solidarietà al direttore e al corpo redazionale scesi in sciopero per difendere il diritto di cronaca rispetto al diritto della privacy, allorquando sono correttamente riportati i fatti anche in base a risultanze processuali.
Allo stesso modo il Sindacato giornalisti abruzzesi solleva con forza la necessità di una normativa chiara e senza zone d’ombra che disciplini il giornalismo sul web, per evitare in futuro il ripetersi di situazioni come quella di Primadanoi, che augura di vedere al più presto nuovamente a far sentire la sua voce indipendente e libera”.