DAL NOSTRO SETTIMANALE IN EDICOLA N° 937

San Benedetto del Tronto – La vita politica sambenedettese sta vivendo una situazione molto strana se non addirittura incomprensibile. Sono tutti contro tutti ed in maniera abbastanza curiosa per i tipi di contrasti esistenti. Molti sono sotterranei, soltanto qualcuno alla luce del sole, eppure sembra che tutti li conoscano. Le stranezze dell’opaca politica italiana e locale. In pratica il tutti contro tutti diventa il nessuno contro nessuno.

Nel centro sinistra è già in atto una piccola guerra per individuare l’erede di Gaspari, in pole position due donne tra le quali sembra non correre buon sangue. O perlomeno era un dato abbastanza evidente fino a prima della nostra trasmissione in diretta web di giovedì 25 ottobre. Era nostra ospite Loredana Emili (capogruppo Pd sambenedettese) e per la Sorge sono arrivati più complimenti che “critiche”. Forse non si amano veramente, ma solo dalle loro trincee.

A dir la verità i loro contrasti, a meno che non siano semplicemente caratteriali, non sembrano basati su fatti concreti o meglio sui loro programmi. Forse è ancora presto e magari si sbaglia chi crede che la prossima tappa delle loro carriere politiche sia la candidatura a sindaco di San Benedetto del Tronto.

La Emili è molto determinata ma il fatto che si sia arrabbiata quando l’ho chiamata “lady Perazzoli”, lascerebbe presumere che non vuole “approfittare” del  bottino di voti che suo marito ancora detiene. La Sorge è ugualmente determinata ma la vedo un po’ timorosa; ho l’impressione, per esempio, che si sia dichiarata “bersanista” senza la dovuta convinzione. Dall’esterno la vedrei più “renzista” ma evidentemente mi sbaglio. Chi la spunterà non è da sapere ma resta veramente difficile pensare che, chi “vince” tra loro due, riceverà poi i voti di tutti i loro fans. Le lotte fratricide portano solitamente danni ai fratelli e non agli altri.

Quindi perché non dividersi sin da oggi e fare ognuno la strada propria? Per il solito motivo, per la speranza (non più verosimile, secondo me) che le regole degli ex Pci-Dc-Psi-Pri potrebbero garantire una sacca di voti legati alle bandiera dell’unico Partito ancora in vita, la cui base, però, io vedo… alla frutta.

Un raggruppamento sambenedettese da opporre al Pd verrebbe naturale ma non si forma perché prevale l’egoismo, la vanità, la presunzione spesso ingiustificata

Tornando alle stranezze, la situazione degli altri partiti è abbastanza chiara perché i vari Piunti, Gabrielli, Vignoli sono in stand-by, in attesa cioè che si sblocchi la situazione nazionale, per decidere cosa fare da grandi. La cosa certa è che, al momento, Vignoli appare come un pesce fuor d’acqua e non è quindi certo che i tre prendano le stesse strade, una volta definita la fisionomia nazionale. Visto l’appeal che sembra avere Vignoli (anche dalla Emili, la quale in trasmissione alla domanda secca “opposizione”?,  ha risposto citando il suo nome, una specie di  consacrazione), l’ex An-Pdl potrebbe decidere di fare qualcosa di diverso e cioè mettersi a capo di una lista civica. Anche in questo caso è presto per parlare di queste cose? Forse sì ma, se non si prende la rincorsa da lontano, il salto è più difficile.

Basta con sigle e vecchi ideali che non hanno più motivo di esistere

Nel quadro mancano due figure importanti che, per certi versi, la pensano nello stesso modo, Urbinati e Gambini. Il primo ha preso coraggio e si è tirato fuori da coloro che Matteo Renzi vuole rottamare, sarà una battaglia persa ma può servirgli per aver un’identità più definita e staccata dalle grinfie di un Pd logoro e conservatore. In questo caso la stranezza sta nel fatto che lui soltanto abbia fatto la scelta Renzi, nonostante che gli umori (molti segreti) della maggioranza non siano così decisi nell’accodarsi a Gaspari, Perazzoli e compagnia. Una questione di opportunismo? Lo si capirà fra non molto quando, anche una vittoria di Bersani, relegherà le figurine dietro le quinte. Urbinati, da parte sua, ha perlomeno lasciato intendere che la carriera politica è per lui meno fondamendale di altri,

Riego Gambini? L’ex tenore (baritono?) sta diventando una spina nel fianco dell’attuale amministrazione e credo che non si fermerà; la sua determinazione a far trasparire tutto per il bene di tutti è esemplare. Riviera Oggi spera che non si fermi ma anche alcune buone anime di maggioranza e opposizioni gli diano una mano. Gli uomini di buona volontà sanno (l’ho spiegato recentemente in un disappunto) che la trasparenza è la chiave di tutto, per cui partire da lì è la migliore cosa che si possa fare in questo momento storico.

Serve l’impegno di uomini coraggiosi, quelli che vogliono veramente “sterzare”, quelli che rischiano di restare gregari a vita

Chiudo con un mio pensiero che è anche un auspicio, senza pensare a quello che succederà in campo nazionale tra Renzi, Bersani, Alfano, Casini, Fini e non so chi. Formiamo qui a San Benedetto due schieramenti ben distinti, uno costituito da Pd che resta il partito più omologato e l’altro da coloro che, VELATAMENTE o APERTAMENTE, la pensano diversamente, invece di scannarsi tra loro VELATAMENTE o APERTAMENTE.

Mi riferisco ai vari Calvaresi, Urbinati, Vignoli, Piunti, Gabrielli, Gambini, Primavera, De Vecchis, Narcisi (sarei tentato di aggiungere anche Sorge ma non ho certezze tali per farlo, quindi mi esimo), Alessandro Palestini e tanti nostri lettori spesso critici con il Pd; lo stesso Fabio Urbinati per la scelta Renzi e e anche Marco Calvaresi, presidente del Consiglio comunale per un suo modo di pensare un po’ critico, lo sono.

Solo un fronte trasparente anti Pd può costituire una valida alternativa. Ci metterei anche qualcuno (tutti proprio no) dell’Idv ma anche lì non ho l’autorizzazione… certificata.

E’ ora di finirla con sinistra, centro sinistra, centro, centro destra, destra perché sono soltanto sigle utili per ingannare chi va a votare dandogli un’appartenenza che nulla c’entra con le cose che ci sono da fare. Non siamo più nel dopoguerra quando c’erano da dare un indirizzo basato sui modi di concepire il mondo del lavoro, della sanità e di tutto il resto.

L’arrivo dei tecnici al governo è la spiegazione di quanto ho appena detto e cioè di un fallimento mai così eclatante da parte di chi ha sfacciataggine di voler tornare. Ma come si fa?

Basta a dire: io sono di centro sinistra, io di destra e così via; siamo nel terzo millennio e siamo persone che vogliono essere amministrate in modo corretto oltre che trasparente oltre a voler incidere di più sulle decisioni di chi è stato eletto.

Mi limito al caso sambenedettese perché lo conosco meglio ma credo che le altre realtà siano simili. Ripeto: basta con le posizioni cosiddette “di mezzo” che sono occupate dalle persone che ho sopra elencato, serve uno schieramento che si opponga a chi governa: conservatori e progressisti sull’esempio inglese o americano. Perché noi italiani  dobbiamo sempre arrivare dopo gli spari? Perché lo so, siamo un popolo di egoisti e anche, scusatemi, poco intelligente.

Sapete quanti posti di lavoro sono occupati grazie alle raccomandazioni (il più grande male italiano)? L’80%. Significa che nessuno, quando viene raccomandato per un posto pubblico, pensa che senza la raccomandazione il posto sarebbe potuto essere di un altro più bravo che ne risulta quindi penalizzato. E’ un piccolo pensiero che per la mentalità italiana equivale ad una bestemmia ma anche alla sopravvivenza dei politici più scarsi del mondo.

Mi è capitato di sviscerare le mie tesi a quattr’occhi ma ho visto certe facce che, senza parlare, mi dicevano: ma tu sei matto, non conosci il mondo, in sintesi “devi fregare per non farti fregare”. In effetti in Italia è così, ma a forza di fare furbi stiamo per restare in maniche di mutande. Una donna, invece, che stimo molto, ha apprezzato senza se e senza ma, le mie parole e  mi sollecita ogni tanto a fare qualcosa per metterle in pratica.

In conclusione i miei sono gli stessi principi che chiederei di portare avanti ai critici del Pd per un progresso che non può più attendere. Se invece continuano a “sparlarsi tra loro” resteranno a vita in posizioni pubbliche secondarie e senza possibilità di incidere che neanche l’ambizione può giustificare.

Invito le persone citate e tutti coloro che la pensano così ad iniziare da subito un cammino durante il quale nascerebbero vari leader perché riconosciuti e meritevoli durante le varie assemblee. Oggi occupano posizioni pubbliche di un certo livello, persone che si ritengono leader grazie al  consenso di 2-300 voti frutto di clientelismi.

Se la cosa per il momento assurda che propongo si realizzerà, vedrete, che il Pd (l’unico partito ancora in piedi) vincente o perdente, subito dopo si adatterà e toglierà sigla e obsoleti ideali per chiamarsi semplicemente “Conservatore” che ora ha un significato negativo ma più avanti potrebbe non averlo più. Vedi le nazioni più evolute dove i due schieramenti rappresentano due linee di pensiero e non di singoli ideali legati ad un’assurda varietà di sigle.

Questi i due principali schieramenti della politica inglese: laburisti e i conservatori  che sono appartenenti a due partiti opposti.
Il partito laburista (partito del lavoro) è strettamente legato ai sindacati e soprattutto dell’influenza del socialismo riformista.
Il partito conservatore è un partito solitamente espressione dei ceti borghesi.

La stessa conformazione del parlamento inglese (vedi foto) rettangolare non circolare come la nostra, fa capire che la democrazia moderna ha bisogno di due schieramenti uno di fronte all’altro.

PS Mi scuso con i lettori per alcune sgrammaticature, errori di battitura e refusi di questo mio stesso articolo pubblicato sul settimanale. Purtroppo è andata in stampa la bozza non rivista e non quella corretta.