MONTEPRANDONE – Cosa hanno in comune il grande poeta andaluso Federico Garcìa Lorca e il combattente rivoluzioonario anarchico Buenaventura Durruti? Naturalmente entrambi sono spagnoli. Ma soprattutto il loro destino è legato ad una tragica fine, a pochi mesi di distanza, nel 1936, nel primo periodo della guerra civile spagnola: la morte violenta, per entrambi avvolta anche nel mistero (mai si è saputo con certezza chi sparò il colpo di fucile che trafisse Durruti a Madrid, se “fuoco amico”, un cecchino nazionalista, o un comunista; mentre il corpo di Lorca, gettato in una fossa comune dopo la fucilazione, non è mai stato rinvenuto).

L’uno intellettuale, omosessuale e di sinistra, rifiuta le richieste di asilo politico dall’estero e decide di restare in Spagna, e anzi va a Granada, una delle città più reazionarie della Spagna dell’epoca (in una delle sue ultime interviste disse: “Io sono uno Spagnolo integrale e mi sarebbe impossibile vivere fuori dai miei limiti geografici; però odio chi è Spagnolo per essere Spagnolo e nient’altro, io sono fratello di tutti e trovo esecrando l’uomo che si sacrifica per una idea nazionalista, astratta, per il solo fatto di amare la propria Patria con la benda sugli occhi. Il Cinese buono lo sento più prossimo dello spagnolo malvagio. Canto la Spagna e la sento fino al midollo, ma prima viene che sono uomo del Mondo e fratello di tutti. Per questo non credo alla frontiera politica”).

L’altro invece uomo d’azione, risoluto, invischiato nella violenza della guerra civile, diede vita alla leggendaria “Colonna Buenaventura Durruti” che durante il tentativo di rivoluzione si gettò eroicamente all’assedio di Saragozza cercando l’impossibile equilibrio tra la libertà dell’anarchia, persino al fronte di guerra, e la necessità di organizzazione. Dilemma che fu proprio degli anarchici spagnoli quando nell’estate 1936 essi reagirono all’insurrezione dei generali, poi sfociata nel regime franchista, e conquistarono il potere in un vasto territorio iberico, tra cui Madrid e Barcellona.

Tra poesia e anarchia è dunque il tema dell’appuntamento a cura di Lucilio Santoni che si terrà all’hotel San Giacomo di Monteprandone, alle ore 18, sabato 31 marzo, in conversazione con il giornalista