* già componente dell’abolita Commissione Edilizia Integrata comunale, è uno storico
dell’architettura e dell’urbanistica, docente incaricato di materie storiche alla Facoltà di Architettura di Ascoli
SAN BENEDETTO DEL TRONTO – «Lasciatemi così / come una / cosa / posata / in un / angolo / e dimenticata», implora, come il soldato Ungaretti, la natura di certi luoghi: belli di una bellezza che ad alcuni sembra dimessa e inattuale, e invece è naturale e vitale. La pineta distesa al centro di San Benedetto, coi suoi alberi ritorti ed altissimi, è un’icona della nostra città marinara e turistica. Per quante generazioni è stata importante: ombroso giardino d’infanzia, selva di vigilate scorribande bambinesche, luogo dei semplici giochi di sempre, adatto per portarsi un libro o la ragazza, o per riposarsi e basta.
Il destino della secolare pineta – rasserenante ambiente di tradizione, nonostante certi scempi subìti, nel cuore di una città che cambia e cresce freneticamente – con la sua verde e quieta semplicità, che sa placare gli alienanti ritmi di vita di oggi, è deciso. Prima che abolissero la commissione edilizia integrata di cui ho fatto parte fino al dicembre scorso, sentii parlare dell’idea di un pubblico intervento di «riqualificazione» per una «Pineta più decorosa», come si legge nel Bollettino Ufficiale Municipale da poco arrivato alle famiglie. «Subito dopo l’estate», con 900 mila euro «disponibili» (derivanti da un finanziamento statale giunto durante il governo Berlusconi 2, ndr), l’area dell’ex viale delle Palme «acquisirà ordine ed eleganza ulteriori», col «recupero dell’antico disegno dei giardini»: ma al tempo stesso, creando «un nuovo spazio di straordinaria suggestione», abbattendo «piante e arbusti secchi» (?), dotato, fra l’altro, di «pavimentazione» di conglomerato «tipo Levocell», «panchine e arredi», pista ciclabile, nuovo impianto d’illuminazione per «un gioco scenografico di luci e di ombre» (?!), e la vistosa «attrazione» tecnologica di un’enorme «biosfera», «al fine di riprodurre uno scorcio “naturale” all’interno di una struttura artificiale» (?!?).
La «scenografica» artificiosità di una simile costosa «attrazione» altro non sembra, data la pretesa dell’intervento, che un emblema dell’odierna incultura della spettacolarizzazione e banalizzazione del tutto (un eminente sociologo inglese, Alan Bryman, parla di attuale tendenza alla «Disneyzzazione della società»). Del resto, l’inserzione di una biosfera avrebbe un senso nell’immenso parco pubblico di una metropoli. Noto è il caso, a Montreal, del Parc Jean-Drapeau o delle Isole, azzurro scenario fluviale per megaeventi (Expo 67 World’s Fair, Grand Prix, festival e concerti di musica classica, rock, pop) e megastrutture stabili di divertimento, come l’avveniristico Casinò: in tale vastità di cielo ed acque la grandiosa struttura reticolare della Biosphère dialoga col paesaggio in modo interessante.
Al contrario, l’effetto concentrato di tutto quanto è in programma nel quadro ristretto dello storico “monumento verde” sambenedettese ne stravolgerà inevitabilmente la natura.
Per la nostra piccola e bella pineta non basta una buona manutenzione? E alla Soprintendenza per i Beni architettonici e per il Paesaggio che dicono? Ricorderanno il caso della celebre Pineta di Ravenna: fu preda di tali interessi che il coro di proteste seguìto – altri tempi! – portò nel 1905 ad una specifica legge di tutela, pietra miliare della politica italiana di salvaguardia dei beni ambientali e culturali.
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Per quante generazioni è stata importante: ombroso giardino d’infanzia, selva di vigilate scorribande bambinesche, luogo dei semplici giochi di sempre, adatto per portarsi un libro o la ragazza, o per riposarsi e basta. Secondo me qualcuno si sbaglia…di quale generazione stiamo parlando? Nella mia infanzia (Classe 1973) non potevo metterci nemmeno il naso in quella pineta…rischiavo di essere punto da una siringa lasciata lì da qualche tossico!!! Si dico punto perchè nei miei tempi, al centro e soprattutto sotto le pinete le siringhe e altro…camminavano da sole, senza parlare del rischio di essere derubati. La vita va avanti, può essere… Leggi il resto »
Io penso che il professore chieda più chiarezza sulla riqualificazione visto che ci sono molti termini ambigui che, se paragonati con le recenti riqualificazioni a sbt, danno il timore che si trattoi di un'altra opera disneyiana ( non ricordate cosa volevano mettere a piazza matteotti?).
Certo è che forse stavolta le cose andranno meglio, mi sembra che si prenderà spunto dai progetti orginali previsti già negli anni 30 per quella zona se non sbaglio…
Una pulizia e "ristrutturazione" della pineta credo che sia assolutamente necessaria.
Il fatto di modificarla e impiantare una biosfera è discutibile, ma alcune idee vanno assolutamente salvate.
A SBT dobbiamo creare un altro polmone verde. La vecchia pineta non è sufficiente. Abbiamo un'ampia area intorno allo stadio che è riservata alla coltivazione. Sono convinto che l'acquisto dell'area e la trasformazione in un parco con biosfera, laghetto, acquario e altro sia un'ottima idea.
Avremmo una nuova attrazione capace di riempire il tempo ai turisti, magari nei giorni di brutto tempo.
Leggo con interesse l’articolo dello storico dell’architettura e dell’urbanistica Cristiano Marchigiani e, spero che questo sia l’inizio, tramite queste pagine, di una intelligente discussione preliminare sugli interventi che vengono “calati” sulla città in luoghi significativi della nostra storia e cultura. Ricordo con nostalgia, quando abitavo in via delle conquiste, con mia nonna scendevamo alla marina, e dopo essere passati da Osvaldo a prendere la pizzetta si andava al mare alla foce dell’albula, passando per la pineta. In questi anni abbiamo assistito ad una omogeneizzazione ed ad una “pietrificazione” dei luoghi della nostra memoria, luoghi che non avevano nulla di tutto… Leggi il resto »
Caro Unico, anche se spendessimo 900.000 euro per riqualificare la pineta e fare la biosfera, i tossici e le siringhe resteranno sempre, anche i più moderni parchi, di notte si popolano di persone poco raccomandabili, e soprattutto in luoghi dove c'e un tipo di illuminazione che illumina le palme e le ancore e NON la gente che ci cammina, non discutiamo qui sull'opportunità di Riqualificare, ma su come lo si fà, il lungomare di Porto d'Ascoli è sicuro d'estate quando sono aperti gli chalet, d'inverno, di notte, quando sono illuminate solo le palme si cammina in un tunnel buio dove,… Leggi il resto »
pienamente d'accordo con "unico"… oltretutto poi aldilà delle siringhe,che a me hanno sempre terrorrizzato e schifato,io ogni giorno che ci passo con la bicicletta (visto che sono un curiosone!!) ci trovo la parte più MALFAMATA della gioventù sambenedettese,esteticamente bruttissimi,che farebbero scappare quei pochi turisti e quei pochi bambini che ci sono; ormai anche i genitori sanno che lì nn ci si deve passare,le mamme con le carrozzelle passano su viale Buozzi….per nn parlare della puzza che emanano quei cassonetti…ma per favore,lì altro che Disneyzzazione,lì ci vuole la DISINFESTAZIONE….. io sono del partito che ben venga sempre la riqualificazione ma il… Leggi il resto »
La gioventù più malfamata che spaventerebbe cosa? Ma perchè a sbt c'è ancora gioventù "malfamata"? Ma poi se sono esteticamente brutti saranno cavoli loro….
Per il resto d' accordo al 100% con guido rossetti…
gentile Architetto Cristiano Marchegiani, ho avuto l'opportunità di ascoltarla in occasione dell'VIII Centenario del Comune di Ripatransone, esattamente nel Palazzo Bonomi Gera dove Lei cercava di raccontarci il passaggio dalla "Ccomunantia" alla sottomissione allo Stato della Chiesa. Parliamo dell'anno 1205!!!!!! Ebbene sig. Architetto, le posso confermare che Lei è rimasto inchiodato purtroppo a quella data! Si, proprio al 1205!! Ma cosa le è successo????? S: Benedetto del Tronto e la sua rispettabile pineta sita in viale Buozzi, deve tornare ad essere di proprieta' dei cittadini libera da pericoli soprattutto per i famosi bambini descritti nel suo articolo, molto poetico, ma… Leggi il resto »
egregio Sig. Rosetti, criticare l'arte dell'illuminazione senza averne titolo, non è corretto. Come Lei sicuramente ben sà, l'utilizzo della luce richiede una professionalità specifica che esula dall'architettonico di cui lei mi risulta maestro. Se è vero dunque che la luce è considerato uno strumento potentissimo, dalle forme mutevoli, quasi un essere vivente in grado di cambiare il contenuto ed il significato dell'immagine, allora per favore, non critichiamo senza conoscere! Non si puo' criticare l'arte dell'illuminazione quando non si conoscono le emozioni che hanno consumato magari per giorni l'ideatore. Concludo poi chiedendole lumi "sulla fotosintesi clorofilliana" poi magari in cambio le… Leggi il resto »
@... Rossetti: Che il lungomare d'inverno, quando gli chalet sono chiusi e le loro luci spente divenga un pò più smorto, siamo daccordo. Ma che ci sia il rischio su quella pavimentazione di incotrare una siringa vagante onestamente mi pare un'esagerazione. Vado sempre a correre su quegli spazi che con o senza ristrutturazione costituivano e costituiscono la parte che sento più mia di tutta la città. Prima dell'opera di ristrutturazione del lungomare.. le cose andavano solo peggio. Non vedo perchè ora le vuoi portare ad esempio come se si trattasse della zona malfamata di sbt. Mancanza di sicurezza? Su quel… Leggi il resto »
Rispondo a Sergik, criticare l’arte dell’illuminazione senza averne titolo è legittimo, quando si parla di soldi che escono dalle “nostre tasche”, quando costano quei 18 faretti a led? L’arte dell’illuminazione e legittima ed apprezzabile e non contesto il risultato artistico dell’opera, contesto il principio ispiratore dell’illuminare gli oggetti, lasciando in ombra le persone, sbagliato dal punto di vista pratico, poiché inevitabilmente si creano zone sovrailluminate e zone in ombra, disturbando l’armonica fruizione degli spazi pubblici a tutti i cittadini, in modo particolare a quelli che, come me, soffrendo di distacco della retina, e rimangono abbagliati dalle luci provenienti dal terreno… Leggi il resto »