SAN BENEDETTO DEL TRONTO – C’era una platea gremita ad accogliere Pierluigi Bersani presso la Palestra D’Angelo del quartiere Agraria. Accompagnato dai candidati del Partito Democratico Emidio Mandozzi e Palmiro Ucchielli, rispettivamente alla provincia di Ascoli ed al Parlamento Europeo, l’onorevole emiliano ha potuto affrontare l’annoso tema della crisi economica, senza però togliere spazio a frequentissime frecciate nei confronti del Presidente del Consiglio.

«Siamo l’unico Paese – ha esordito Bersani – in cui il Capo di Governo nega l’esistenza della crisi. Lo fanno tutti gli altri premier, tranne lui. In dodici mesi non ha mai proposto una manovra economica ed ha addirittura diminuito gli investimenti, anziché aumentarli. Ci definiscono catastrofisti? No, siamo semplicemente realisti».

Successivamente, complice anche un caloroso intervento del consigliere comunale Giuseppe Cappelli (Pd), che contestava al partito una sorta di immobilismo e permissivismo nei confronti del Cavaliere, l’ex Ministro dello Sviluppo Economico si è scagliato contro Berlusconi, definito «finto dai capelli ai tacchi».

«Se bastasse inveire contro di lui – ha spiegato il parlamentare – ce ne saremmo già liberati. E’ necessario, al contrario, aspettare. Vedrete che quando la gente capirà che si fa solo gli affari suoi qualcosa cambierà».

Attendere quindi, «perché l’Italia non è uno stato come gli altri. In qualsiasi altro posto, dopo le questioni di Noemi, Mills, e dei voli di stato, il Presidente si sarebbe dimesso. Non da noi. Ci sta ridicolizzando agli occhi del mondo».

Bersani però rimane ottimista, e pensa fermamente che il consenso per il centrodestra sia giunto al limite: «Ha perso la sua spinta propulsiva e già dal 6 e 7 giugno possiamo smontare questo giocattolo perverso, dimostrando di stare in piedi».

Non poteva mancare infine un messaggio orientato al futuro e rivolto a quegli elettori di sinistra sempre più delusi e disillusi: «Dobbiamo avere ragione nel tempo, non subito. Nell’immediato sarà sempre più forte lui, visto che studia ogni mossa in funzione dei sondaggi. Gli italiani prima o poi lo capiranno, ma bisogna lottare uniti».

Un’unità invocata, ma che paradossalmente è venuta a mancare proprio nella provincia di Ascoli Piceno, dove il Pd ha candidato contro il Presidente uscente colui che per cinque anni è stato il suo vice.