Samb. Guai a chi la rompe. Anche se devo ammettere di aver avuto in un’altra occasione la sensazione che la Samb avesse imboccato la strada giusta. Fu ai primi tempi di D’Ippolito & C. Tutto finì in una bolla di sapone, per fortuna… senza affogare.
Ritengo che oggi, a livello tecnico, siamo più o meno a quei livelli. A livello societario c’è meno boria ma anche meno fretta che, come si sa, è cattiva consigliera. Insomma il progetto sembra quello giusto. Qualche problema l’ho notato solo a livello di settore giovanile ma forse è dipeso dal fatto che è allo stato embrionale e che è stato difficile ripartire da zero. La fiducia nella conduzone societaria non basterebbe però senza una base tecnica. E’, infatti, il campo alla fine che fa la differenza. La base c’è.
Per la squadra di Ugolotti vedo molto calzante il paragone con il ruolo di portiere che è bravissimo quando non ha alti e bassi ma para… il parabile, magari con qualche rarissimo “miracolo”. Così questa Samb che non è una formazione imprevedibile ma regolare in funzione della sua potenzialità. Dà sempre il massimo, quello cioè che vogliono i tifosi. Se è più forte dell’avversario vince. E’ un grandissimo segnale di forza in un gioco di squadra dove, spesso, i risultati negativi vengono determinati da scarso impegno o da fattori psicologici (spogliatoio disunito ecc.).
Significa che, continuando così, se ora ha otto-nove squadre sotto, il prossimo anno, con qualche ritocco, potrebbe averne dodici o tredici. Un piccolo sforzo l’anno dopo ed è fatta. Così si costruiscono i grandi cicli.
Insomma la strada è quella giusta, il giocattolo è buono, evitiamo di romperlo prima che diventi solido, proteggendola anche da chi ha qualche interesse a ridurlo in frantumi. Interessi di una minoranza che ha probabilmente goduto per l’immotivato (credo) e pericoloso silenzio stampa di squadra e allenatore. Si è corso il rischio di diventare “carogne” in presenza di qualche sciacallo.