Don Pio Costanzo, sacerdote e noto nel nostro territorio per le sue opere caritative e per il suo spessore culturale, è stato ospite della 18esima puntata del nostro programma e ci ha raccontato alcuni importanti episodi del suo ministero e della sua vita

Ordinato presbitero il 29 giugno del 1964, ha iniziato la sua missione presso la chiesa di San Agostino di Grottammare, come vice parroco. Nel 1966 è diventato vice parroco presso la chiesa di Cristo Re di Porto D’Ascoli e successivamente, per ben 35 anni, dal 1983 al 2018, parroco della stessa chiesa. È stato insignito dell’onorificenza del Gran Pavese Rossoblù di San Benedetto del Tronto, per aver costruito una Casa di accoglienza dedicata a poveri e stranieri, iniziata nel 2004 e terminata nel 2005. Ha ricoperto il ruolo di Presidente dell’Istituto Sostentamento del Clero dal 1993 al 1998. È autore di testi catechistici, opere teatrali e romanzi.

“Per me non ha cultura chi sa molte cose ma chi sa vivere. Il termine cultura viene dal latino cultum. Avere cultura quindi significa essere inseriti in un contesto superiore che illumina la vita di ogni giorno secondo le leggi di Dio e secondo le leggi degli uomini. Cultura è conoscenza ma prima di tutto è capacità di vivere e di aiutare gli altri “, la bellissima definizione che don Pio ha dato della cultura

Sul mondo giovanile ha fatto queste considerazioni “I giovani prima di tutto hanno bisogno di entusiasmo. Non hanno l’entusiasmo per vivere, sono agganciati alle notizie saltuarie dei telefonini ma non hanno la voglia di costruire. La colpa è la nostra, di noi adulti perché li abbiamo sempre appartati, tenuti “minorenni” invece avevano bisogno di diventare “maggiorenni” cioè di cominciare a costruire. Non hanno l’entusiasmo di costruire”

Ha poi aggiunto “La mia passione è il teatro e se non fossi diventato sacerdote avrei fatto l’attore” esprimendo il suo amore per il mondo classico e rivelando anche di essere stato scrittore di alcune opere teatrali andate perdute nell’alluvione del 1992. Nel 2010 ha scritto una nuova commedia in tre atti e, a 84 anni, ha un sogno nel cassetto: metterla in scena