Il mio progetto per l’Europa
di Germano Craia
Mi chiamo Germano Craia e sono candidato alle Europee nel Centro Italia, nelle liste di Azione.
Mi piacerebbe condividere con voi quello che considero il punto più importante del mio programma, il motivo principale per cui ho accettato di candidarmi alle Europee.
Voglio che l’Unione Europea riconosca il diritto di scegliere dove vivere, studiare e lavorare. L’Europa non è fatta solo di 25 metropoli, ma di borghi, comuni, cittadine, città e regioni con identità, dialetti, tradizioni, industrie locali e storie che rendono il nostro continente unico al mondo. Una ricchezza che abbiamo ereditato e che abbiamo l’onore e l’onere di difendere.
Oggi assistiamo in Italia e in tutta Europa a un fenomeno di urbanizzazione massiccia: la maggior parte dei nostri giovani lasciano il luogo in cui sono nati e cresciuti per andare a vivere nelle grandi metropoli europee: Milano, Roma, Parigi, Amsterdam, Berlino. Questo genera due problemi: la desertificazione e l’impoverimento delle nostre province. Il calo demografico porta a scarsità di manodopera, alla chiusura di moltissime attività e a una difficoltà economica crescente che spinge ancora più gente a lasciare il luogo natale per andare a vivere nelle grosse città.
Tuttavia, c’è un problema anche nelle grandi città, dove la domanda abitativa è molto superiore all’offerta. Per questo motivo, i nostri figli sono spesso costretti a pagare affitti stratosferici per abitazioni che non rispondono alle loro esigenze, né in termini di spazio né di qualità. Stiamo saturando le grandi città e costringendo i nostri figli a vivere in spazi sempre più piccoli a prezzi sempre più esorbitanti, e sempre più lontani dal loro luogo di lavoro.
Ora, voglio farvi due domande: vi piace questo modello? E secondo voi, è possibile invertire la rotta?
Io vi dico subito che questo modello non mi piace e che so per certo che possiamo cambiare le cose se interveniamo subito.
La crisi del Covid ci ha mostrato come sia possibile lavorare da remoto, nei luoghi che noi riteniamo più appropriati. Durante il periodo di confinamento e quello immediatamente successivo, moltissime persone, soprattutto quelle sopra i 50 anni, hanno scelto di lasciare grandi metropoli per trasferirsi altrove. Quindi, questo trend di urbanizzazione è stato già invertito. Si può fare, se lo vogliamo. La pandemia è stata una tragedia che possiamo trasformare in una lezione che ci permetta di progredire. Ma dobbiamo farlo oggi, perché domani sarà troppo tardi. Sta a voi decidere.
Voglio essere onesto: non è un obiettivo semplice. Ci sono moltissimi elementi da considerare e per questo motivo la prima cosa che voglio fare a Bruxelles è mettere insieme un gruppo di lavoro composto da urbanisti, sociologi, economisti e psicologi per redigere un piano d’azione che incentivi le aziende e le università a riconoscere il diritto per i cittadini che lavorano nei servizi di lavorare da remoto, se lo desiderano, in tutta Europa.
Attenzione, lavorare da remoto non significa necessariamente lavorare da casa. Il mio obiettivo è quello di rivitalizzare le città medio-piccole, ridistribuire in maniera omogenea la crescita economica in tutto il territorio europeo e aumentare gli investimenti nelle infrastrutture. Non ha senso spendere soldi nella costruzione di scuole, spazi comuni, strade e ospedali in luoghi che si stanno spopolando. Ha senso farlo all’interno di una precisa strategia di ripopolamento.
Se volete che l’Europa vi ascolti, dovete chiederle quello che volete. Il vostro voto è la vostra voce. Se volete leggere il mio programma, potete consultarlo sul sito internet craia.eu . Le mie non sono proposte mirabolanti, utopiche o irrealizzabili. Sono proposte concrete che credo possano essere messe in atto da un eurodeputato dotato di grande determinazione e che conosce i meccanismi dell’UE molto bene.
Un candidato che vi chiede il vostro voto per avere “meno” o “più” Europa, senza nemmeno uno straccio di proposta concreta, vi prende in giro. Un eurodeputato può fare cose importanti – importantissime – ma non può sostituirsi a decisioni che spettano agli stati membri e che sono ambizioni più o meno condivisibili, ma non realizzabili. Io in qualità di candidato non posso promettervi che toglierò il diritto di veto in Consiglio, che faró un esercito europeo o gli Stati Uniti di Europa, nonostante possa essere favorevole a queste iniziative. Mi rivolgo agli elettori del mio campo politico, gli europeisti: se votate chi parla di Europa ma promette cose che voi sapete benissimo non potrà mantenere, o peggio non promette nulla, tra 5 anni ne pagheremo le conseguenze.
Elettori e candidati, quando scegliete chi vi rappresenterà politicamente in Europa abbiate la serenità di accettare le cose che non possiamo cambiare, il coraggio di cambiare le cose che possiamo cambiare, e soprattutto la saggezza per capire la differenza.
Riportiamo l’Europa al centro perché noi siamo il centro dell’Europa.
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