SAN BENEDETTO – Il tema della “gentilezza” al centro del 36esimo incontro della Voce dei Giovani, ciclo di incontri dedicato a critica letteraria, dibattito, poesia e musica organizzato da Mondadori Bookstore e dalle associazioni La Casa Rosa e Questione Natura.

Sabato 25 maggio alle ore 21, presso la libreria Mondadori di San Benedetto sarà presentato il libro “Un mondo di gentilezza” di Sergio De Cesare, edito da EPC Editore.

Lo scritto tratta un tema tanto importante quanto sottovalutato: la gentilezza dei luoghi di lavoro.

L’autore, che vanta una lunga esperienza come formatore in numerose aziende ed enti italiani, sarà affiancato dallo psicologo Maurizio Costantini e l’artista pittrice Teresa Annibali. La serata sarà coordinata da Roberto Cameli e Diana Pulsoni.

La lettura sarà arricchita dalla voce narrante di Gianluca Paliotti.

In vista dell’evento, abbiamo rivolto qualche domanda all’autore Sergio De Cesare. Di seguito l’intervista.

1. Come e quando nasce l’idea di scrivere questo libro? È frutto di soli studi scientifici o anche di esperienze personali?

Il tema della gentilezza non nasce da un ricerca sui libri ma dalla mia esperienza professionale. Da circa 25 anni mi occupo di risorse umane, dell’evoluzione personale, di cultura della sicurezza.  Durante il mio percorso, ho scoperto che la gentilezza è uno stato d’animo imprescindibile in moltissime situazioni.

Ho deciso di scrivere questo libro, innanzitutto, per andare oltre le mode e gli slogan degli ultimi tempi dove si parla molto di leadership gentile e di gentilezza nelle relazioni e nell’educazione dei giovani. Ho scelto di approfondire e arrivare al reale contenuto. In secondo luogo, per affrontare in maniera più consapevole una ricerca personale, per stare bene con me stesso e con gli altri. In definitiva, per vivere meglio. Infine, ho scoperto nei miei anni di lavoro con clienti, collaboratori e persone con cui mi relaziono, che nella maggior parte dei casi la gentilezza è una corsia preferenziale che permette di raggiungere risultati inattesi.

Per riassumere, questo libro nasce da un quesito che mi sono posto: “È possibile vivere nella propria quotidianità, bella o brutta, facile o difficile, collaborativa o conflittuale, ispirati dai valori del rispetto, dell’accoglienza, dell’ascolto e della comprensione dell’altro?”

2. Il fulcro del libro è la gentilezza nei luoghi di lavoro. Grazie alla gentilezza quanto può migliorare il lavoro di ciascuno e in quali aspetti?

Partiamo dal concetto di “gentilezza”. Essa può essere mera cortesia (si pensi al gesto di tenere aperta la porta mentre passa qualcuno o a portare le buste della spesa a una persona anziana) che va distinta dalla gentilezza sostanziale (kindness) che ha un significato molto più profondo. Gentilezza deriva dal latino “gentilis”, che vuol dire appartenere alla stessa stirpe, alla stessa tribù. I concetti distintivi della gentilezza sostanziale sono l’appartenenza, l’accoglienza, l’assenza di giudizio, la protezione. Dunque, è ciò che viene prima del gesto in sé,  è la sua energia propulsiva che dà senso al nostro agire per avvicinare, considerare e ascoltare l’altro; è un modo di essere che si fonda sull’accorgersi degli altri, sull’apertura verso gli altri, sull’attenzione, l’inclusione, la considerazione e la sospensione del giudizio.

Per quanto riguarda in particolare il mondo del lavoro, la gentilezza migliora le relazioni professionali e l’ambiente. Essa dona leggerezza in un contesto in cui si affrontano quotidianamente problemi, difficoltà e sfide. Essa migliora la collaborazione, la condivisione, stimola la fiducia tra le persone, aumenta la capacità di gestire i conflitti proprio perché nei conflitti si confligge su un contenuto e non tra persone. La gentilezza riduce tensioni, malumori, aiuta ad avere una comunicazione più empatica  e costruttiva. Un leader gentile è una persona che ispira e motiva i collaboratori, mostrando coerenza e credibilità.

Tutto ciò è possibile perché grazie alla gentilezza si entra in sintonia con l’altro da un punto di vista sia razionale sia emozionale. Inoltre, essa è contagiosa, per cui una persona a cui ci si rivolge in modo gentile sarà portata a ricambiare nello stesso modo. In un’azienda tutto ciò porta a un ambiente psicologicamente sicuro e in cui le persone si sentano libere di esprimersi.

3. Quanto è importante essere gentili non solo a lavoro ma anche nella vita di tutti i giorni?

All’infuori di rapporti puramente lavorativi, quasi per le stesse ragioni sopra descritte, la gentilezza è sostanziale in ogni relazione perché permette di costruire un ponte razionale ed emozionale con l’altro. Ciò vale tra amici, marito e moglie, genitori e figli, perché la gentilezza toglie dalla relazione tutte quelle difficoltà, nebbie, rumori che spesso creano un ostacolo, un muro con l’altra persona. La gentilezza toglie toni alti e sguardi preoccupati.

Attraverso la gentilezza, riusciamo anche a gestire eventuali conflitti con una persona a noi cara alla quale dobbiamo dire qualcosa di complicato. Ciò può accadere con il nostro pasticcere di fiducia che ci prepara una torta non buona o con i figli adolescenti. In entrambi i casi, la gentilezza permette che l’altro accetti ciò che gli stiamo dicendo.

In definitiva, la gentilezza permette di vivere bene a tutti e in qualsiasi relazione.

4. A chi si rivolge il libro?

Il libro si rivolge prevalentemente alle persone che vivono un’esperienza lavorativa. Tuttavia, mi piacerebbe che lo leggesse qualsiasi persona perché dal mio punto di vista dà lo stimolo ad approfondire il proprio modo di essere nella vita di tutti i giorni.

Il libro si divide in due parti: la prima si occupa del concetto di gentilezza, la seconda è una parte squisitamente pratica. Quando nel libro si parla, per esempio, di riunioni, chi lavora penserà alle riunioni lavorative ma, a ben pensarci, esse possono riguardare molte altre sfere quotidiane della vita. Si pensi alle riunioni di condominio, della scuola, di un coro di cui facciamo parte e così via.

Quindi è un libro rivolto davvero a tutti.