SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Sambenedettese di origine, classe 1986, Matteo Trevisani vive e lavora attualmente a Roma. Considerato uno dei più originali tra i giovani scrittori italiani di questi anni, Trevisani ha già all’attivo tre romanzi: “Libro dei fulmini”, finalista nel 2017 al Premio Biblioteche di Roma, “Libro del sole”, che ha ricevuto nel 2019 il Premio Comisso under 35, e l’ultimo romanzo della trilogia, “Libro del sangue”, edito anche questo da Edizioni di Atlantide e definito un libro visionario, sorprendente, lirico e spiazzante, un romanzo memorabile. Editor di “Edizioni Tlon” e redattore di “Nuovi Argomenti”, Matteo Trevisani ha scritto e scrive su diversi giornali e riviste e collabora con “La Lettura – Corriere della Sera”.

Il suo ultimo libro, “Libro del sangue” tratta il tema dei legami famigliari e della ricerca della propria identità, ce ne può parlare?

“‘Il libro del sangue’ è un libro sulla ricerca delle origini famigliari e racconta la storia della mia famiglia e delle sue origini marinare, quindi è legato al territorio sambenedettese. In effetti, esiste una sorta di maledizione per cui tutte le famiglie sambenedettesi si trovano ad avere un morto in mare e questo è successo anche alla mia famiglia. Da qui parte questa storia in cui il protagonista, che si chiama Matteo come me, cerca di scoprire che cosa si nasconde nel suo albero genealogico, che riceve misteriosamente e che contiene le date di nascita e di morte di tutti i membri della sua famiglia, comprese le sue. A questo punto, lui si impegna a scoprire la chiave del mistero e della maledizione che perseguita la sua famiglia affinché il figlio non debba subire lo stesso destino. Ci sono, quindi, due dimensioni in questa vicenda, quella del passato e quella del futuro”.

Quale è stato il percorso che da San Benedetto del Tronto, dove è nato e cresciuto, lo ha portato a Roma?

“Ho lasciato San Benedetto per andare a frequentare l’università a Roma, poi ho iniziato a lavorare lì, mi sono sposato e ho fatto una famiglia, però sono sempre rimasto legato a San Benedetto, dove torno molto spesso”.

Come è nata la sua passione per la scrittura?

“È nata sin da piccolo, dall’urgenza di raccontare storie, di esprimermi. La scrittura per me è una necessità, anche se poi è diventata un lavoro, quando ho iniziato a lavorare nella rivista “Nuovi Argomenti” e ora lavoro per due case editrici”.

Che consigli darebbe a chi vuole approcciarsi alla scrittura?

“L’unico consiglio che posso dare è di scrivere non per piacere a qualcuno, ma essere liberi di farlo, andando in profondità”.

Ha già un nuovo libro in cantiere?

“Uscirà tra poco un libricino sugli dei dell’antica Roma, perché mi occupo anche di religione, e ho anche in testa un nuovo romanzo, anche se per il momento è solo un’idea embrionale”.