
MONTEPRANDONE – La Futsal Prandone ha festeggiato lo scorso aprile un risultato storico. Difatti, la squadra femminile ha conquistato la prima promozione in Serie A2, battendo per 2-0 la Cska Corridonia, nella finalissima di Serie C, al Pala Nino Pizza di Pesaro.
Davide Fanesi, allenatore della squadra, ha raccontato così la gioia scaturita da un tale traguardo, frutto di un costante processo di crescita a livello societario. Inoltre, ha speso anche parole sul rapporto tra calcio femminile e territorio, senza tralasciare uno sguardo su quelli che saranno gli obiettivi futuri.
Che emozioni ha regalato questa finale?
“Come società c’è tanto orgoglio ed estrema soddisfazione. Abbiamo raccolto i frutti del lavoro iniziato anni fa. Un progetto partito quasi per gioco, tra un gruppo di amici. Questo risultato è figlio della stabilità societaria raggiunta nel tempo, che ci dà la possibilità di lavorare in un ambiente positivo, con ragazze seguite come una squadra maschile, cosa non ovvia.
Poi c’è il lavoro di squadra e l’impegno delle ragazze, sempre molto forte durante tutto l’anno. Hanno commesso degli errori, ma hanno imparato da questi, migliorandosi. E così è arrivato il risultato.
Per quanto riguarda la partita, è stata, senza dubbio, difficile. Per molte ragazze era la prima esperienza in una competizione dentro fuori e, quindi, anche la prima finale; di conseguenza, c’era molto tensione in campo. Difatti, la gara ha avuto una partenza bloccata, dove la paura di perdere ha prevalso in entrambe le squadra. Sicuramente siamo stati fortunati e più bravi negli episodi che ci hanno permesso di portare a casa il risultato.”
Un grande successo al termine di una stagione lunga. Come si è arrivati a questo risultato memorabile? Era un obiettivo dichiarato sin dall’inizio?
“Siamo partiti senza l’obiettivo di vincere, ma vogliosi di portare a termine un processo di crescita. Comunque, eravamo consapevoli di essere competitivi. Dopo l’ottimo girone iniziale, abbiamo avuto un inizio difficile nel girone Gold. Poi, due innesti a gennaio ci hanno permesso di innalzare il livello; tant’è che da lì fino alla semifinale di andata, verso i primi di aprile, siamo rimasti imbattuti.”
Quando avete iniziato a capire che potevate riuscire a stupire?
“Voglio scegliere un momento in particolare: a dicembre una mia giocatrice mi ha scritto, dicendomi che saremmo stati la sorpresa dei play off.
Eravamo coscienti dei nostri limiti, ma quando abbiamo capito che stavamo crescendo e che potevamo farcela, abbiamo alzato il livello, cominciando ad avere sempre maggiore consapevolezza. Indubbiamente, un gruppo molto unito e l’assenza dell’assillo di dover vincere a tutti i costi ci hanno aiutato.”
Un successo come questo non arriva mai dal nulla. Come società, cosa vi ha portato fin qui?
“C’è tanto impegno in tutti gli ambiti: spaziamo dal maschile al femminile, presentando anche una squadra CSI; in passato abbiamo avuto anche un settore giovanile.
Tutta la società ha i meriti, dal presidente al magazziniere. L’unità di intenti tra tutte le componenti è fondamentale, poiché grazie a questa si crea un ambiente positivo che permette a tutti di crescere. Cerchiamo di non far mancare niente ai nostri tesserati.
Un’altra cosa molto importante è la programmazione: non abbiamo mai fatto il passo più lungo della gamba. Siamo partiti, agli inizi, facendo stage anche molto faticosi, che piano piano ci hanno permesso di crescere di anno in anno. Questa crescita costante, con il tempo, ci ha dato l’opportunità di accrescere la nostra attrattiva verso giocatrici di altre squadre, anche più blasonate.”
Un grande risultato per lo sport femminile, non sempre trattato con riguardo in Italia, soprattutto a livello calcistico. Come è nata l’idea di creare la squadra?
“La squadra femminile è nata 3 anni fa, leggendo un bando per un mini quadrangolare ad Ancona. L’idea ci ha incuriositi e abbiamo deciso di buttarci in questa avventura. Fu un’iniziativa organizzata in poco tempo, da febbraio per essere pronti ad aprile; difatti, arrivammo ultimi. Tuttavia, la passione di ragazze provenienti da Monteprandone, Monsampolo e San Benedetto ci ha spinti a proseguire, e ora siamo qui. Abbiamo investito tempo, con tanti sacrifici, per raggiungere questi risultati.”
Il rapporto con il territorio com’è? Ci sono pregiudizi?
“All’inizio, quando venivano le prime ragazzine, i genitori erano ancora un po’ titubanti nel vedere una ragazza che sceglie di giocare a calcio. A livello italiano, probabilmente, non siamo pronti; tuttavia, i risultati a livello nazionale e il buon lavoro mediatico stanno aiutando. Comunque, un grande sforzo va fatto anche a livello culturale.
Da noi, fortunatamente, di pregiudizi non ce ne sono. Le ragazze, quando giocano in casa, sono molto seguite. Ad esempio, nella semifinale di ritorno contro il Pian di Rose c’erano 200-300 persone a vedere la partita, molte più di quelle presenti alla semifinale della squadra maschile. La speranza, ovviamente, è che, con il campionato nazionale, le presenze possano crescere ulteriormente.”
Dopo questa grande promozione, quale sarà l’obiettivo per la prossima stagione?
“Sicuramente mantenere la categoria. Partiamo totalmente da outsider, sia come società che come giocatrici. Per noi è una novità totale. Ci sarà tanto entusiasmo per questa nuova avventura.
Sappiamo che sarà difficile, perché dovremo crescere molto, anche e soprattutto, come struttura societaria e organizzativa, per poter affrontare un campionato nazionale. Ci confronteremo con realtà già affermate e blasonate, come ad esempio Firenze, Padova e Bologna.
Comunque, la affronteremo con serenità, con tanta energia positiva e con la voglia di metterci alla prova contro tutti. Sarà un campionato impegnativo, ma c’è voglia provare a centrare l’obiettivo della salvezza.”
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