SAN BENEDETTO DEL TRONTO –  L’urna ha parlato e per i quarti di finale ha “regalato” alla Samb, si fa per dire, il Cosenza. La partita, come contro qualunque avversario arrivati a questo punto, sarà complicata. Si gioca al Sud e l’aspetto “ambientale” potrebbe fare la differenza anche se, a guardare bene i numeri, lo stadio San Vito potrebbe essere un catino meno impressionante di quanto si possa pensare.

Innanzitutto i numeri di un ambiente e di una squadra che è arrivata quinta nella regular season. Con meno di 40 mila presenze totali in stagione e una media di 2200 spettatori a partita, la risposta del pubblico cosentino si piazza, nel girone C, al sesto posto; molto dietro ai numeri impressionanti di Catania (oltre 10 mila spettatori di media) e Lecce ma anche alle spalle dei cugini del Catanzaro e della Reggina (terzi e quinti rispettivamente nella classifica del tifo). Ha fatto molto meglio anche la Samb che in stagione, nonostante una partita in meno in casa, ha portato al “Riviera” oltre 60 mila persone globalmente e in media oltre 3500 fan a partita.

Insomma il tifo è certamente caldo in cima al Colle Pancrazio, ma non così spaventoso. E infatti il rendimento casalingo dei rossoblu di Piero Braglia (mister che l’anno scorso ha sfiorato la B con l’Alessandria prima del “crollo” che ha promosso la Cremonese) non è da fortino. Con appena 6 vittorie e 25 punti in 18 partite, il Cosenza si piazza al 13° posto nel girone Sud per risultati casalinghi. Molto meglio in trasferta, dove i calabresi hanno raccolto 29 punti piazzandosi direttamente alla spalle delle corazzate Catania e Lecce nella classifica in trasferta. La Samb è piazzata meglio (5^ e 2^) in entrambe le proiezioni nonostante un tabellone, in stagione regolare, che parla di 53 punti contro i 54 del Cosenza. Ma qui vanno contate le partite in meno che hanno giocato le squadre del girone B per la vicenda Modena.

Ci sono, però, anche i valori tecnici da considerare. Braglia ha oscillato in stagione fra il 4-3-3 e il 3-5-2, un po’ come la Samb d’altronde, anche se i rossoblu marchigiani devono gli stravolgimenti tattici soprattutto alla staffetta Moriero-Capuano-Moriero. La rosa calabrese è di quelle interessanti, con diversi giocatori esperti e di categoria fra cui spiccano il francese Baclet davanti e Mattia Pascali in difesa, quest’ultimo accostato anche alla Samb in estate da radiomercato. E una serie di incroci col passato niente male si prospettano. Partiamo da Perina, che incontra il suo recentissimo passato e forse il suo futuro visto che il portiere titolare della Samb è passato a gennaio in prestito proprio dal Cosenza, dove potrebbe pure tornare a fine stagione.

Nei calabresi c’è poi la vecchia conoscenza Loviso, a San Benedetto più di dieci anni fa con Guido Ugolotti, e occhio anche a Leonardo Perez, legatissimo ai colori dell’Ascoli da dove è emigrato a gennaio proprio per Cosenza, e che potrebbe giocare un personalissimo derby. Poi c’è Mirko Miceli che a Cosenza è nato pur non vestendo mai i colori della sua città. Un po’ come il padre Carmelo, altro cosentino che però ha costruito le sue fortune da difensore altrove, a Lecce principalmente, del quale è stato bandiera per dieci anni fra i ’70 e gli 80′. Chi invece a Cosenza ha giocato, seppure per poche partite è Matteo Patti che proprio in Calabria ha cominciato, giovanissimo, la sua carriera nel calcio dei grandi dopo una trafila nelle giovanili di Catania e Perugia, all’epoca sotto il controllo di Luciano Gaucci. Un percorso simile a quello di Ciccio Rapisarda, catanese come Patti ma debuttante ancora una volta a Cosenza, dove si è trasferito a 19 anni nel 2011, giocando un intero campionato di Serie D da titolare.