FUTURO SAMB. La Sambenedettese si trova davanti ad un bivio. È quindi fondamentale prendere la deviazione giusta. Per farlo serve molta calma e raziocinio senza farsi prendere dalla foga o dal rammarico per quello che poteva essere e non è stato.
La Samb ha meritato i punti che ha e forse poteva averne qualcuno in più (3 o 4) se la buona sorte l’avesse accompagnata negli episodi che hanno caratterizzato le gare con Venezia, Albinoleffe e Modena in particolare.

Ha fatto bene il presidente rossoblu a passare da toni fortemente critici ad una ragionevolezza che nessuno si aspettava. A dimostrazione che l’uomo, dietro un’apparenza burbera, nasconde molto cervello: si spiega così anche il successo che ha come imprenditore al di fuori del calcio. Chi conosce la Bibbia, e il libro degli Ecclesiali in particolare, sa che “C’è un tempo per nascere e un tempo per morire, un tempo per demolire e un tempo per costruire, un tempo per piangere e un tempo per ridere, un tempo per gettare sassi e un tempo per raccoglierli, un tempo per cercare e un tempo per perdere…. Parole sacre che si incarnano nel personaggio Franco Fedeli. I tempi che verranno ne confermeranno la positività o la negatività, io propendo per la prima ipotesi.

Il calcio è strano e volubile: siamo alla 18a giornata, 30 punti in classifica eppure c’è un fermento o meglio una specie di insoddisfazione non per la posizione di classifica e tanto meno per il bottino raccolto. Vi spiego perché, secondo me: ho fatto un esperimento (fatelo anche voi) provando a compilare la classifica con il calendario inverso a quello attuale e cioè andando indietro dalla 18a alla 1a. Quindi: esordio con l’Ancona, pareggio a Santarcangelo, pareggi interni con Modena e Albinoleffe e così via. Con gli stessi risultati la Samb avrebbe tre punti dopo le prime 4 giornate e 30 dopo Samb-Padova alla 18a.

Oggi saremmo tutti felicissimi della rimonta, Federico non sarebbe in discussione, la società sarebbe felice delle scelte fatte e tutto l’ambiente sportivo euforico. I primi risultati negativi non sarebbero stati addebitati al tecnico in considerazione dello scotto che si paga salendo di categoria. Un’ipotesi fantasiosa perché a me non piace ragionare con i ‘se’ ma tanto è.

Conta la classifica che la Samb ha oggi, a 20 giornate dalla fine del torneo e con un distacco di 8, 7, 6, 2 e un punto dalle cinque squadre che la precedono. Insomma può ancora succedere di tutto. La società rossoblu si trova nelle condizioni ideali per fare di più: dirigenti, diesse e allenatore hanno ben individuato i punti deboli e saggiato le possibilità dei giovani dopo un ambientamento durato tutto il girone di andata.

Se a settembre il presidente, che è uomo di parola, aveva chiesto a Federico una squadra in grado di non soffrire e magari di raggiungere i play off anche se nell’ultima posizione utile (mandato assolto finora dal Ds), oggi gli chiederà due-tre elementi utili per lottare con le prime della classe che sono ad un tiro di schioppo. A patto che i giocatori in esubero escano dal monte stipendi ma non solo per questioni economiche.

Io sono convinto che come Federico ha assolto il primo impegno, stessa cosa farà per il secondo. Anche se Franco Fedeli continuerà a dire che vuole vincere il campionato (fa bene) non potrà che ringraziare il diesse se la squadra non lo vincesse ma lottasse con le prime, restando a distanze abbordabili, fino alle ultime gare del torneo. Del resto ha sempre detto che, se sarà necessario, farà del tutto per acquistare giocatori in grado di fare la differenza nei ruoli giusti che oggi sono facilmente individuabili. Non dico acquisti da serie B ma quasi. Le possibilità sono intatte e non è proprio il caso di tirare i remi in barca. Le sue parole: “Io demotivato? Non mi conoscete”, mi rendono ottimista.

Non voglio credere a voci che vogliono il presidente in contatto con altri diesse nonostante la pace fatta con Federico. Sarebbe sbagliato perché si genererebbe un caos che potrebbe portare allo sfascio uno spogliatoio oggi molto unito. I due leader Pezzotti e Sabatino non riuscirebbero più a ‘contenerlo’.

Questo è il pensiero e nulla di più di chi vive da 50 anni le vicende di una società di calcio, oggi tornata normale, che continua ad avere la sua forza maggiore in una tifoseria super appassionata, in un ambiente che fa rendere i giocatori in campo oltre le loro reali potenzialità.