GROTTAMMARE – Alla fine i vincitori sono stati due: Massimo Valz Brenta (che si è aggiudicato anche il premio della stampa) e i Bella Domanda. Nella storia di Cabaret Amoremio era già accaduto, ma forse mai era emersa tanta distanza tra i trionfatori e gli altri concorrenti in gara.

I Bella Domanda sono stati premiati per la loro “comicità surreale”, mentre Brenta, originario della Val di Susa, ha raccolto i frutti di un’esibizione pronta stavolta a ironizzare sull’universo degli spot televisivi. “Ho iniziato a fare il comico solo nel 2009, a 42 anni”, confessa Brenta a Riviera Oggi. “Facevo il falegname, dopo una serie di difficoltà incontrate sul lavoro ho deciso di seguire il consiglio dei miei amici, che mi dicevano di lanciarmi nel mondo del cabaret. Il Festival di Grottammare è molto apprezzato in Italia, gode di un’ottima reputazione”

Il secondo appuntamento ha sforato l’una di notte. Ben quattro le ospitate fuori dal concorso, oltre ovviamente alla consegna dell’Arancia d’Oro a Lino Banfi. Parentesi musicale affidata a Giovanni Baglioni, poi Dario Ballantini (per lui due ingressi, nei panni di Salvini e di un Papa Francesco arrivato in scooter), Le Scemette (lunghissimo il loro intervento) e Marta e Gianluca. Il duo di “Zelig” ha letteralmente scatenato l’applauso del pubblico, rivelandosi l’àncora di salvezza di un’edizione non eccelsa.

A livello di presenze è stato comunque un successo: “E’ il secondo miglior risultato di sempre – ha affermato il sindaco Enrico Piergallini – e il primo aveva sempre Iacchetti come direttore artistico. Enzo è il motore di questo Festival, è un esempio per tutti. Non è vero che il mondo è composto solo da persone che inseguono il denaro. C’è gente che vive per il piacere di darsi”.

Il riconoscimento a Banfi è arrivato “per aver sperimentato con successo tutti linguaggi dello spettacolo, dal varietà al cinema di commedia, spingendosi ad interpretare ruoli drammatici con grande maestria, adattando così la propria ispirazione al mutare dei tempi, guadagnandosi sempre il costante affetto del pubblico di tutte le generazioni”.

L’attore pugliese ha raccontato i suoi esordi al fianco di Franco e Ciccio (“li devo ringraziare, sono contento che Palermo abbia intitolato una piazzetta a loro due”), aneddoti riguardanti Nadia Cassini ed Edwige Fenech e i motivi che lo convinsero ad optare per un nome d’arte: “Avevo scelto Lino Zaga, diminutivo di Pasquale Zagaria. Ma un giorno Totò mi spiegò che portava sfortuna usare i diminutivi dei cognomi. L’idea di Banfi venne al mio impresario, che essendo pure maestro elementare, scelse a caso il primo nominativo da un registro di classe”. L’ultima battuta al momento delle foto di rito: “Oggi mi ha fermato una signora dicendomi che sono meglio da vivo!”.