MARTINSICURO – Bruciata la foto di Antonio Di Meo e gettati a terra i fiori posti sul suo sacrario. A fare la terribile scoperta a Villa Rosa di Martinsicuro è stata la madre del giovane, Lucia Di Virgilio, durante la consueta visita sul luogo dove Antonio era stato ucciso a pugni nell’agosto del 2009 da una gang di rom minorenni.
“E’ stato tremendo – ha affermato la madre di Antonio – un dolore mai sopito che si è rinfiammato”. E’ stata la stessa donna a risistemare il sacrario del giovane, sostituendo la foto e ponendo nuovi fiori sul piccolo altare. Un gesto vile che non può non lasciare il segno.
“Sono senza parole – ha affermato il sindaco di Martinsicuro, Paolo Camaioni – il livello delinquenziale della società in cui viviamo sta raggiungendo livelli impensabili. Mi stringo al dolore della famiglia di Antonio De Meo”.
Il giovane marchigiano, nell’agosto del 2009 faceva il cameriere in un hotel di Villa Rosa e, finito il suo turno, vide la sua bici in mano ad un gruppo di ragazzini rom. Ne chiese la restituzione ma fu aggredito a calci e pugni fino a perdere la vita. I tre aggressori, all’epoca dei fatti avevano uno 15, uno 17 e l’altro 13 anni. I due rom più grandi erano stati condannati a 8 anni ed un mese ciascuno di reclusione.
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a quanto pare i rom dettano legge e la loro e’ solo quella del piu’ forte……e siamo nel 2013 non nel medioevo !!!
Si certi i ROM fanno quello che vogliono. Non sappiamo se siano stati loro a compiere questo gesto orribile. Quel che è certo e parlo per esperienza personale ai rom è permesso quello che non è permesso ai nostri concittadini. Sono in genere comunitari e con questa scusa compiono ogni genere di sopruso e violenza indisturbati . Scusate ma se continuo le anime belle che numerose abitano questo paese mi danno sicuramente del razzista. In ogni caso le anime belle che somigliano molto ai radical chic di un tempo sono tali in genere fino a che non vengono coinvolte direttamente.… Leggi il resto »
A questo punto, anche per motivi di ordine pubblico, sono le forze dell’ordine e la Magistratura a dover intervenire con sollecitudine e risolutezza.
se in Italia ci fosse una vera giustizia, questi soggetti sarebbero già stati soppressi da mesi.
Purtroppo c’é gente che difende queste situazioni, urlando al razzismo ed all’antisemitismo. Magari un giorno toccherà ad un loro figlio.
Caro sig. Oratore.
Indubbiamente di fronte a queste situazioni, la campagna dei radicali, per un’indulto, appare una vera e propria “buffonata”.
Per chi ha commesso l’omicidio del povero Antonio Di Meo , e poi, per chi ha compiuto l’efferato gesto presso la sua tomba, deve esserci il carcere, a vita.
Nello stesso tempo non parliamo di “soppressioni”. Parliamo di giustizia fatta dalle forze dell’ordine e dalla Magistratura.
“Noi non siamo come loro”.
Ma và! La pena a vita non esiste, e comunque sarebbe una pena troppo “comoda ” in Italia, dove le carceri prevedono “svaghi” e “licenze premio”. Ci vuole una pena immediata e certa.
E vedrete che, prima di ammazzare a pugni un ragazzo, ci si penserà molto, ma
Molto bene.