Samb e Comune. Leggevo ieri sulla locandina del Il Messaggero “Cessione Samb alla stretta finale”, una sintesi molto giusta della situazione che sta vivendo sia la Samb che tutta San Benedetto del Tronto.

Città che sembra non avere pace per via delle incompiute e dei nulla di fatto che la giunta di Giovanni Gaspari ha collezionato negli ultimi anni. Mi auguro che incompiuta  non sia ora quella legata alla decisione del Tar sul nascente sottopasso di via Pasubio. Se nell’ultimo settennio è stato inaugurato qualcosa di non ordinario (anch’esso carente con strade ridotte ai minimi termini e sporco ovunque a ridosso dell’estate) il merito è della Regione e di Gian Mario Spacca, vedasi nuovo ponte sul Tronto e ieri l’elettrificazione della linea ferroviaria verso Ascoli Piceno. Anzi, a proposito di quanto avvenuto stamattina, occorre far notare che rischiamo non solo di arrivare ad un degrado cittadini mai visto ma addirittura a rimediare figure barbine: la Regione Marche ieri era stata severa  con la stampa: “Mi raccomando, puntuali, 10.45 si parte, perchè abbiamo il treno dopo un’ora”. Giornalisti puntuali e presenti ma manca qualcuno, il padrone di casa. La conferenza comincia, tutti i sindaci presenti, assessori, consiglieri regionali anche, davanti ad uno Spacca irritatissimo. Arriva alle 11.20, tutto trafelato, era in bici con gli amici. Se Spacca era scuro in volto, Perazzoli, Mandozzi, Donati erano imbufaliti. Ma non finisce qui: a domanda della stampa: “il treno correrà pure di domenica?” la risposta del padrone di casa è: “certo che sì”. Non è invece così perché in coro, tutti quelli attorno a lui, lo smentiscono. Un ex sindaco della vallata sussurra: “Ma se non sa le cose, perché parla?”. È un semplice fatto di cronaca sul quale in altre circostanze si sarebbe solo riso.

Torno alla “stretta finale”. Frase che può avere due sensi, il primo che, giunti a questo punto, la giunta “mette i dizi” e incomincia a correre bene o a lasciar spazio a persone più capaci. L’altro riguarda la Samb e può indicare, o che la “morte” è vicina oppure che dopo tante sofferenze è finalmente giunta l’ora di un cammino societario lento ma trasparente grazie all’avvento di azionariati popolari che riescano ad entrare nelle stanze dei bottoni rossoblu per evitare che il futuro si colori nuovamente di rosso fallimento. Insomma con il compito di prevenire che è sempre meglio che curare.

Come ho già scritto in alcune risposte a commenti di nostri affezionati lettori, l’azionariato, specialmente se è in grado di coinvolgere l’interesse di tutta la stampa e quindi la città, come pare stia accadendo adesso, potrebbe dare la svolta ad un degrado sportivo iniziata nel 1992 con la cacciata della Samb da tutti i campionati professionistici. Nel mezzo qualche piccolo sussulto con la prima ‘cordata’ tutta locale poi con gli anni di Caucci e Gaucci perché gli unici non culminati con dolorosi fallimenti.

La vecchia Tps e la nuova NoiSamb che sembrano indirizzate verso cammini paralleli ma con gli stessi traguardi devono fare grande attenzione perché un loro “fallimento” (vedasi 100×100 Samb del quale non si hanno più tracce) comporterebbe la fine, stavolta vera, di quello che rappresenta per la città la squadra rossoblu. È l’ultima speranza che sarà difficile riproporre in tempi brevi, anzi nessuno si azzarderà più a parlarne perché la credibilità sarebbe zero. Già è difficile adesso.

Propongo quindi due cose molto semplici: NoiSamb e Tps chiedano ufficialmente a Pignotti e Bartolomei il quadro della situazione debitoria e creditoria (leggasi bene il caso del Real Montecchio che domani sarà su tutti i giornali), con numeri certi e certificati visto che secondo certi cronisti sarebebro stati dati ad eventuali acquirenti; perché no a chi rappresenta i tifosi? In base alla risposta (se non la dessero diventerebbero rei confessi) le due associazioni si metterebbero in moto in modo più sereno e con un traguardo da raggiungere. Senza traguardo hai voglia a correre, non arrivi mai.

Se invece la meta sarà comunicata alla città ed i soldi raccolti servissero veramente per rendere il debito meno impossibile, allora sì che una Samb nuova di zecca inizierebbe la corsa verso quella agognata serie B (anche se ci vorranno dieci anni non fa niente) teatro a San Benedetto per gli over 30, per gli altri è la primula rossa.

Purtroppo però di esempi andati a buon fine ce n’è uno solo, a Taranto, dove i tifosi hanno pagato un anno fa l’iscrizione ed ora “controllano” la società con tre loro rappresentanti all’interno del Cda. Molti altri però sono in itinere ma credo che la seconda società a tagliare il traguardo (se esisterà!) sarà la Sambenedettese. Troppa è la voglia, la passione, la fame arretrata di calcio che abbiamo tutti noi tifosi e sportivi rossoblu in questi giorni, dopo una promozione forse arrivata a sorpresa ma che non vogliamo resti inutile. Ricordiamoci sempre che nel 1956 una inaspettata promozione in serie B fu suffragata per gli anni a seguire da una percentuale sul pesce venduto in pescheria.

Possibilità però che non deve subire complicazioni da un eccessivo entusiasmo ad occhi chiusi. Però, con un amore così grande e anche lucido per la Samb potrebbe essere la volta buona. Sempre se Pignotti e/o Bartolomei non si vergognino di rendere finalmente trasparente la casa rossoblu di viale dello sport. Ho già detto che nessuno li “rimproverebbe” perché due promozioni non sono un caso e possono tranquillamente ammortizzare certi errori. Diciamo: fatti in buona fede.

Ultim’ora: la stretta finale citata dal Il Messaggero sarebbe veramente vicina con una soluzione abbastanza clamorosa. Non ci metto le mani sul fuoco ma credo che quello che avverrà mercoledì prossimo, se avverrà, sarà una cessione della Samb con modalità mai previste finora. Non faccio nomi perché non li conosco né mi piace avvantaggiare nessuno, tanto i diretti interessati, se la voce è vera, già la sanno. A me piacerebbe soltanto che la firma sui contratti venisse messa dopo una conferenza stampa.