SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Come una pietra che rotola: il Cineforum Buster Keaton, presenta martedì 13 alle 21,30 (proiezione al Teatro Concordia), un appuntamento da non perdere, per tutti gli appassionati del rock genuino, quello che ha fatto la storia e negli anni non ha accennato a perdere tutto il suo fascino e il suo carisma.

Nato dal genio del regista americano Martin Scorsese, Shine a Light è un film documentario che alterna le riprese fatte durante due concerti dei Rolling Stones al Beacon Theater di New York, (date del mastodontico tour di due anni intrapreso tra il 2005 e il 2007, “A Bigger Bang”), a immagini di back stage e interviste dei lunghi anni di carriera della band.

Un viaggio attraverso le canzoni più belle di Jagger e compagni, da “Jumpin’ Jack Flash”, “Brown Sugar”, alla mitica “I Can’t Get No Satisfaction” e, per la prima volta live, l’intensa “As Tears Go By”, interpretata negli anni ’70 da Marianne Faithfull.

Un’ondata di energia, quella che li contraddistingue e che avvolge il pubblico, ma coinvolge anche chi non li conosce perché non si può non rendere omaggio all’estro e alla passione di questi “vagabondi” che in quattro decenni hanno popolato le loro canzoni con le storie del modo e delle generazioni che lo attraversano, con ritmi lascivi e voce aggressiva, melodie suadenti o travolgenti, testi che parlano di amore, di sesso o di droghe, celebrate e derise allo stesso tempo.

Il film è un testamento della musica del novecento, diretto da un maestro del cinema che proprio della musica ha fatto parte integrante delle sue opere. L’ennesima incursione di Scorsese nel mondo delle note e nelle pagine della memoria, basti pensare all’opera imponente con la regia di “Dal Mali al Mississippi” e la produzione della serie dedicata alla storia di blues e jazz, oltre ad una partecipazione, come attore, nel film di Tavernier ‘Round Midnight.

E questa volta sotto i riflettori ci sono cinque musicisti inglesi che hanno rappresentato l’essenza del rock e soprattutto delle sue origini musicali, incarnando il malcontento e le proteste di intere generazioni, proprio come i grandi bluesmen.

Non sarà un caso che il loro nome sia preso da una canzone del grande Muddy Waters, Rolling Stones Blues.