SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Organizzata da “S.o.s. missionario“, l’iniziativa “È potabile l’acqua della nostra scuola?” è collegata al progetto “Acqua: bene comune dell’umanità, diritto di tutti” cofinanziato dall’Unione Europea. Nel corso dell’ultimo anno ha stimolato la sensibilità delle giovani generazioni verso l’importanza della gestione razionale della risorsa idrica.

Sono stati prelevati campioni di acqua dai rubinetti di tutte le scuole superiori della provincia di Ascoli e delle scuole medie di San Benedetto e Grottammare e le analisi chimiche e microbatteriche hanno dimostrato l’assoluta salubrità di questa acqua.

L’acqua è purtroppo una risorsa limitata per circa 1 miliardo e 400 milioni di persone. Leggendo queste cifre, si può capire facilmente come la situazione italiana abbia del miracoloso e, contemporaneamente, del paradossale. Il miracolo è che la nostra penisola abbonda di ottima acqua di sorgente e di falda, ma il paradosso è che gli abitanti di questa terra fortunata rappresentano la popolazione che in Europa consuma maggiormente l’acqua in bottiglia, che spesso è di qualità inferiore, viene imbottigliata in plastica ed ha un costo infinitamente più alto rispetto all’acqua del rubinetto. E, a dispetto delle martellanti campagne pubblicitarie, è un prodotto meno controllato e potenzialmente meno salubre rispetto all’acqua delle reti di distribuzione pubbliche.

In particolare l’acqua della rete del sud delle Marche, gestita dal Consorzio idrico intercomunale del Piceno (Ciip), è una delle migliori in Italia. Dalle analisi nelle scuole si è rilevato che le sue caratteristiche rimangono pressoché inalterate nel tragitto fra la sorgente ed i rubinetti delle utenze. Tuttavia, come ha rilevato il responsabile tecnico della Ciip Alessandro Tesei, solo il 57% dell’utenza complessiva afferma di bere l’acqua del rubinetto. C’è bisogno di una campagna di informazione che dissipi tutti i dubbi che abbiamo sull’acqua che esce dai nostri rubinetti.

Alla presentazione dell’iniziativa è intervenuto anche il presidente della Provincia Massimo Rossi, che ha elogiato l’iniziativa come un esempio di “investimento sul futuro” ed ha annunciato che la Provincia si sta impegnando per attrezzare gli ospedali con erogatori per l’acqua potabile. «Consumare acqua imbottigliata è una pratica che la nostra società non si può più permettere. Si tratta di dinamiche economiche che producono ricchezza per le industrie, ma non producono futuro. La gestione dell’acqua deve rimanere nell’ambito pubblico, perché è un diritto che deve essere accessibile a tutti, soprattutto nel sud del mondo».