San Benedetto, mercoledì 25 settembre 2003
Abbiamo intervistato Remo Croci (in ordine cronologico: sambenedettese, tifoso della Samb, giornalista del Tg5 e consulente della comunicazione della Samb Calcio), sia per chiarire alcuni aspetti della sua recente collaborazione con la società di Gaucci, sia per fare il punto su alcune questioni d’attualità.

Come è nata l’idea di collaborare con la Samb Calcio?
“Mi è stato dato questo incarico per l’amicizia che ho con Alessandro Gaucci, amicizia che risale ai tempi in cui, per motivi professionali, trascorrevo diverso tempo a Perugia. Qui a San Benedetto l’amicizia si è ulteriormente rinsaldata, per cui, questa estate, Alex mi ha chiesto di aiutarlo e mi ha affidato l’incarico di consulente della comunicazione. Ho accettato questo incarico, nonostante avessi spiegato ad Alex che ho già diversi impegni, per la passione che nutro nei confronti dei colori rossoblu. Ci tengo a precisare che non prendo soldi, il mio contributo è frutto esclusivo della passione per la Samb e dell’amicizia che ho con Alex�?.
Hai aderito e stai collaborando con grande entusiasmo, eppure meno di un mese fa ti eri dimesso da questo incarico…
“L’ho fatto per un insieme di ragioni. In quel periodo il Tg5 mi ha delegato il compito di seguire in prima persona anche il lavoro della redazione di Bari. La conduzione del calcio mercato, però, mi era sembrata diversa dagli accordi che c’erano stati in precedenza.�?
Cosa intendi per “accordi�??
“Si era parlato spesso, durante l’estate, di una Samb che sarebbe partita senza squilli di tromba, allestita con giovani interessanti diversi rispetto ai vari Bischeri o Cacciaglia, che erano venuti a San Benedetto senza lasciare traccia. Alessandro si era impegnato in prima persona a portare a San Benedetto giovani di spessore. Tuttavia, sia per gli impegni personali sia per la campagna acquisti, mi sono trovato in una situazione che non era quella che ipotizzavo. Nel mezzo, è capitata la sconfitta con l’Acireale.�?
Come mai hai poi accettato di tornare alla Samb?
“Alessandro non ha mai accettato le mie dimissioni e anzi le ha sempre respinte con forza. Il lunedì successivo alla sconfitta con l’Acireale l’ho chiamato dicendogli che doveva venire al più presto a San Benedetto: per la verità, lui aveva già programmato di venire qui. Così ho deciso di tornare a disposizione della squadra�?.
Cosa ti gratifica maggiormente di questo impegno?
“Io ho iniziato la mia carriera scrivendo di Samb, e voglio cercare di dare il massimo sia per la Samb che per San Benedetto. Vedi, anche io faccio il lavoro del giornalista e ad esempio mi dà fastidio vedere che spesso la sala stampa è affollata da persone che non sono giornalisti. Ci sono dei luoghi dove si va per lavorare, e con l’organizzazione si lavora meglio. San Benedetto deve crescere anche qui, soprattutto come ospitalità che diamo agli ospiti. Abbiamo un gruppo di diversi giovani giornalisti che si stanno affacciando alla ribalta, credo che debbano essere in condizione di lavorare al meglio. Ma non è soltanto questo: tutto il sistema che ruota attorno alla Samb deve, pian piano, migliorare. Se la nostra squadra deve puntare alla promozione, tutti devono seguire l’evoluzione tecnica della squadra e contribuire a migliorare l’ambiente. Ognuno dal suo ruolo�?.
Ma Remo Croci si interessa anche delle questioni tecniche?
“Assolutamente no! Di questo, come da contratto, sono indicati a parlare il nostro tecnico Sauro Trillini e il nostro direttore sportivo Adriano Polenta. Fui contentissimo quando venne designato Polenta per quest’ultimo ruolo: lo conoscevo e posso garantire, come per Trillini, che sono due persone dal carattere eccezionale. Magari hanno entrambi uno stile e un carattere diverso rispetto a Colantuono o ad Angelozzi, ma i risultati sul campo, fino ad ora, stanno dando ragione ad entrambi.�?
Sono giorni in cui si parla molto della violenza nel calcio. Qui a San Benedetto il problema viene risolto chiudendo il traffico attorno allo stadio. Che ne pensi?
“In questo momento tutti siamo bravi a pontificare: contesto però nella maniera più assoluta l’inchiesta del quotidiano “La Repubblica�? che ci ha inserito al quinto posto come tifoseria che compie più atti di violenza nei confronti delle forze dell’ordine. Al Ballarin la nostra tifoseria era nota come una tifoseria molto calda, lo ricordo bene, ma non veniva mai descritta come “violenta�?. Al “Riviera delle Palme�? non ci sono mai stati episodi di violenza cruenta negli ultimi anni, ad eccezione della partita con il Teramo lo scorso campionato. Non credo, dunque, che chiudendo la porta in faccia ai tifosi si riesca a risolvere il problema. Faccio una proposta: c’è un Comitato di Sicurezza che gestisce l’ordine pubblico. Perché in questo comitato non si ospitano dei rappresentanti di coloro che sono i principali fruitori dello stadio, ovvero i tifosi? In questo modo verremmo a conoscenza delle esigenze della tifoseria, delle loro richieste: occorre la prevenzione e non solo la repressione, senza dialogo non c’è sbocco. Poi, se pensiamo a ciò che avviene qui rispetto ad altre piazze, ad esempio Pescara…�?
Pescara meriterebbe un capitolo a parte per quante cose sono successe in due partite, lo scorso anno…
“Beh, durante il campionato, mi chiedo come sia stato possibile fare arrivare il treno speciale non a Porta Nuova, ma direttamente nella stazione centrale! I nostri tifosi sono partiti, sono stati portati alla stazione centrale, hanno subito provocazioni e poi sono stati caricati dalla Celere…Ma il colmo si è raggiunto ai play-off. Prima della partita accadde quel che tutti sappiamo, il servizio d’ordine era composto anche da tifosi del Pescara, alcuni diffidati, che indossavano le pettorine d’ordinanza e che durante la partita erano a bordo campo. Tutte queste informazioni e tanto materiale è stato consegnato alle forze dell’ordine, ma non c’è stata nessuna reazione da parte loro, si è lasciato correre. Ma cosa accadrebbe se, malauguratamente, si ripetessero i fatti di Avellino? Tutti griderebbero allo scandalo, mentre adesso nessuno si adopera per prevenire i possibili problemi: l’unica cosa che sento dire è che i tifosi della Samb sono violenti. Non mi sta bene!�?
Per finire, ci puoi dire le tue impressioni su questo primo mese alla Samb, e i progetti per il prosieguo dell’annata?
“Nessuno ha la bacchetta magica ma credo che, pian piano, riusciremo a migliorare molti aspetti. Ho iniziato a lavorare cercando anche di superare le piccole invidie, dovute più che altro al fatto che mi sto impegnando nel paese in cui sono nato e cresciuto. Ma se in futuro non collaborerò più con la Samb, resterò tifoso con il cuore, per sempre, della mia squadra. Per il momento sono contento per il sito Internet, che permette alla società di porsi all’esterno con tutta la “potenza�? delle moderne tecnologie. Vorremmo inoltre coinvolgere le scuole attorno alla squadra, portando i calciatori nelle classi e insegnare ai bambini la cultura dello sport, tramandata dai loro padri, tifosi della Samb. Ho comunque un sogno che mi piacerebbe realizzare: siamo sempre nell’80° anniversario della fondazione della Samb e mi piacerebbe organizzare una partita infrasettimanale allo stadio Ballarin. Ci sono degli ostacoli che cercheremo di superare con la collaborazione dell’amministrazione comunale, ma resta un sogno che vorremmo far diventare realtà�?.

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