SAN BENEDETTO – Venerdì 19 aprile, presso la sala Ipogea dell’hotel Progresso, Mimmo Minuto presidente dell’Associazione I luoghi della Scrittura in collaborazione con il Centro Culturale La Mongolfiera presieduto da Emilio Cistola hanno organizzato la presentazione del libro Ciò che non muore mai. Il cammino di un uomo di Takashi Paolo Nagai. Chi sono Takashi Paolo e Midori Nagai lo ha spiegato, in maniera ampia la dottoressa Paola Marenco ematologa, vice presidente del comitato Amici di Takashi e Midori Nagai che ha lo scopo di diffondere la testimonianza di questa coppia di sposi e promuovere la loro causa di beatificazione. La dottoressa oltre a trattare la biografia e la storia dei coniugi Nagai ha parlato anche della loro filosofia di vita che ha rapito la concentrazione del folto pubblico.
Paola Marenco ematologa spiega innanzitutto il perché è stato istituito il comitato Amici di Takashi e Midori Nagai: “La nostra storia inizia nel 2017 quando un amico e collega di Medicina e persona avendo appena letto il libro di P. Glinn Pace su Nagasaki mi parla di un medico radiologo giapponese, della sua vita, della conversione al cristianesimo e all’incredibile significato da lui dato all’immane tragedia della bomba atomica (che gli aveva strappato moglie, molti amici e tutto ciò che possedeva) guardata come l’agnello sacrificale offerto da una terra di martiri per la fine della guerra. Ho letto immediatamente il libro e incominciato a farlo conoscere a tutti gli amici. Ben presto Paolo Takashi Nagai e la sua straordinaria sposa Marina Midori sono diventati compagni quotidiani alla mia vita e a quella di tante altre persone”.
La Marenco nel presentare il libro Ciò che non muore mai ha ricordato le parole di Takashi “Quando ho capito che ciò che dovevo cercare era qualcosa che non muore, una nuova e grande speranza si è insediata nel mio cuore”. Continua Paola Marenco “Ciò che non muore mai è una sua biografia, l’ha scritta in un mese, dal dicembre 1947 a gennaio 1948, due anni dopo che era morta sua moglie, due anni dopo la bomba atomica e l’ha scritta quando già stava molto male allettato con 320.000 globuli bianchi, ha fatto una grande fatica e l’ha scritta in terza persona come se parlasse di un altro, anche se nel secolo precedente questo modo di scrivere apparteneva alla tradizione giapponese. Ma io penso che lui abbia voluto fare questa fatica per raccontare quello che nella sua vita un Altro ha fatto”. Aggiunge la dottoressa Paola “Volevo far osservare il sottotitolo Il cammino di un uomo che è veramente il cammino di ogni uomo, un uomo che pensa che la vita ha un senso e vale la pena cercarlo”.
Primo di cinque figli Nagai nasce 1908 a Matsue culla dello shintoismo, religione che ha plasmato la cultura e il cuore dei giapponesi, educato dalla famiglia ai valori del rispetto filiale, della lealtà e del coraggio. Takashi è un giovane ateo fino al giorno in cui riceve un telegramma dal padre che le chiede di tornare subito a casa perché la madre aveva avuto una emorragia cerebrale e sta morendo. Appena lui è al capezzale della madre che non parla più però lo guarda e poi muore. Lui scriverà che quell’ultimo sguardo della madre cambiò completamente la sua visione materialistica della via e che quello sguardo non poteva morire. Non è più in pace con se stesso e sa di dover andare a fondo di quell’intuizione, per cercare il senso della vita e della morte e inizia a cercare la verità. In questo cammino di conversione gli fanno legge i Pensieri di Blaise Pascal e decide di scoprire chi sono veramente i cristiani. Takashi diventa medico e si specializza in radiologia, docente universitario, scienziato, si sposa con Midori una maestra, moglie e madre premurosa e affettuosa. Il 9 agosto 1945 alle ore 11.02 esplode la bomba atomica a Nagasaki e Midori muore bruciata.
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