SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Il portavoce del Comitato “Salviamo il Madonna del Soccorso“, Nicola Baiocchi, e il consigliere comunale Rosaria Falco, rispondono alla nota domenicale di Matteo Terrani, segretario provinciale del Partito Democratico, in tema di nuovo ospedale.

Chiariamolo subito, resta ferma la nostra determinazione, espressa sin dalla costituzione del comitato, di rivendicare il minimo sindacale attribuito dalla legge al territorio costiero, ossia un ospedale di primo livello sulla costa, in quanto siamo sicuri che il peso politico pressoché nullo della nostra provincia in sede regionale non ci permetterà, almeno allo stato attuale, di esigere un trattamento equo, ed analogo a quello di cui si giovano le altre provincie marchigiane. Riteniamo comunque doveroso, per amore di verità, proporre qualche riflessione sulle recenti dichiarazioni del segretario provinciale del Pd, Matteo Terrani.

Egli sostiene la tesi di un “nuovo ospedale per le acuzie in una posizione baricentrica per il territorio e attuali strutture riqualificate per la “quotidianità” e configurate come ospedali di base”.

Dunque si ripropone la storiella dei tre ospedali, uno di primo livello a metà strada tra Ascoli e San Benedetto e due di base nei centri principali. Ricordiamo che, secondo il Decreto Ministeriale 70, un ospedale di base richiede un bacino di utenza di almeno 80 mila abitanti. Dunque un primo livello e due di base comporterebbero un totale di 310 mila abitanti. Si rammenta che il 1 settembre il presidente Ceriscioli ha affermato che due ospedali di 1 livello (300 mila abitanti) nell’AV5 non sono possibili nel Piceno perché il ministero li boccerebbe, mentre sarebbero possibili tre ospedali che comporterebbero 310 mila abitanti…appare evidente che la soluzione proposta è irrealizzabile.

Terrani aggiunge: “Ci teniamo a precisare che qualora i sindaci di Ascoli Piceno e San Benedetto del Tronto dovessero avanzare una proposta univoca su una diversa ubicazione siamo pronti a trovare una soluzione condivisa”.

Sorvolando per ora sul fatto che non sono due sindaci a poter decidere dove vada posizionato un ospedale, ma la legge e magari la maggioranza dei cittadini del territorio, consideriamo che allo stato attuale nell’AV5 esiste un Presidio ospedaliero unico distribuito su due strutture, Ascoli e San Benedetto. I consiglieri regionali maceratesi, in occasione della commissione sanità dell’agosto scorso, affermavano  che nell’Area Vasta 3 esiste “giuridicamente” un unico ospedale, distribuito su quattro strutture. Sarebbe quindi perfettamente congrua e lineare la proposta di mantenere le due strutture esistenti come componenti di un unico ospedale di 1 livello, differenziandone l’operatività ed evitando antieconomiche duplicazioni, prevedendo ad Ascoli tutta la medicina di elezione (interventi e ricoveri programmati), mentre a San Benedetto tutta l’emergenza. Razionalizzazione, questa, sostenibile e molto semplice da realizzare. Ogni ospedale avrebbe il proprio Pronto soccorso di 1 livello (infatti, come precisato da Marini in un documento ufficiale del 2018, ogni ospedale con Pronto Soccorso sarebbe di primo livello): questa costituirebbe una soluzione sostenibile e realizzabile, a prescindere poi dall’edificazione di un nuovo ospedale costiero.

Ancora Terrani: “Se perdessimo questo treno [ospedale unico] danneggeremmo prima di tutto il nostro territorio perché tra vent’anni non si parlerà di un ospedale d’eccellenza per il solo Piceno ma per tutto il sud delle Marche e a quel punto molto probabilmente per un’operazione dovremo emigrare fuori provincia”.

Premesso che ciò che la Regione ci propone come grande eccellenza è un semplice primo livello, se vogliamo “anticipare il futuro e non farci trovare impreparati” la soluzione è semplice. Poiché un ospedale unico a Pagliare porterebbe con sé un Pronto Soccorso con più di 70 mila accessi, che lo renderebbe unico nelle Marche, si ricorda che il D.m. 70 prevede che un ospedale di 2° livello (Cardiologia con emodinamica interventistica h24, Neurochirurgia, Cardiochirurgia e Rianimazione cardiochirurgica, Chirurgia Vascolare, Chirurgia Toracica, Chirurgia Maxillo-facciale, Chirurgia plastica, Endoscopia digestiva ad elevata complessità, Broncoscopia interventistica, Radiologia interventistica, Rianimazione pediatrica e neonatale, Medicina Nucleare e altre eventuali discipline di alta specialità) debba avere almeno 70 mila accessi l’anno.

L’ospedale di Pagliare li avrebbe. Il bacino di utenza di un secondo livello deve comprendere almeno 600 mila abitanti. Se sommiamo gli abitanti di Area Vasta 5, Area Vasta 4 e Area Vasta 3 (Ascolano, Fermano e Maceratese), essi avrebbero un bacino di utenza complessivo di 711.232 abitanti, dunque più che sufficiente per un secondo livello. E avremmo anche il bacino di utenza. Qualcuno potrebbe obiettare che non è corretto accorpare tre diverse aree vaste, ma questa operazione è già stata fatta il 14 gennaio 2019 in Consiglio Regionale, quanto è stata presentata, votata e approvata la mozione n. 437 che chiedeva “l’ospedale unico di Macerata di secondo livello”.

Tra le motivazioni della richiesta si legge: “Provincia di Macerata… numero di abitanti… molti di più se si prende in considerazione il Sud delle Marche”. Poiché questa motivazione è stata accettata dal Consiglio regionale, dovrebbe essere altrettanto valido l’analogo simmetrico ragionamento a partire dal Piceno per arrivare al Maceratese. Quindi la soluzione sarebbe attuabile.

In conclusione sarebbero perfettamente valide entrambe le soluzioni: un ospedale di 1 livello su due plessi con caratteristiche ben distinte, o un ospedale unico di 2 livello a Pagliare, con tutte le specialistiche previste dalla legge. A contrario, se due ospedali di 1 livello (300 mila abitanti) non sono possibili, come ha detto Ceriscioli, ancor meno lo sono tre ospedali (uno primo livello e due di base con 310 mila abitanti), mentre un ospedale di 1 livello su due plessi, analogamente con Macerata che ne ha uno su quattro plessi, dovrebbe essere possibile anche qui.

Ogni soluzione adottata infatti, in osservanza dei criteri di equità e omogeneità, dovrebbe valere su tutto il territorio regionale. Quanto alla ventilata ed azzardata ipotesi di Pronto Soccorso che tratterebbero solo codici verdi e bianchi, senza struttura ospedaliera, questo semplicemente sarebbe contrario alla legge, e fonte di gravissime ripercussioni penali, delle quali qualcuno dovrebbe assumersi la piena responsabilità.

Ci piacerebbe capire cosa ne pensano Terrani ed i nostri politici regionali dei ragionamenti esposti.

Di seguito la nota di Terrani: clicca qui.