SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Nell’ambito dei servizi di controllo dei siti archeologi subacquei disposta dalla Divisione Unità Specializzate dei Carabinieri di Roma, è stato effettuato un sopralluogo presso la foce del fiume Tronto a San Benedetto con immersioni subacquee in mare condotte dal nucleo Carabinieri Subacquei di Pescara: alle operazioni, che sono state coordinate dal dottor Stefano Finocchi – funzionario archeologo e responsabile dell’archeologia subacquea della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle Marche – hanno preso parte i Carabinieri del Nucleo Tutela del Patrimonio Culturale di Ancona e della Compagnia Carabinieri di San Benedetto del Tronto.
Le analisi
Tra le attività istituzionali della Soprintendenza e dei Carabinieri del TPC rientra anche quella di tutela e ricerca del patrimonio archeologico subacqueo. La tutela dei beni sommersi viene esercitata in conformità degli stessi principi generali previsti per il patrimonio archeologico nel sottosuolo. Il Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio all’art. 91 equipara i ritrovamenti di beni e siti archeologici subacquei a quelli della terraferma e ne sancisce dunque l’appartenenza allo Stato. Oltre al Codice, vi è un importante strumento internazionale per la tutela, che è la Convenzione UNESCO sulla Protezione del Patrimonio Culturale Subacqueo, ratificata dall’Italia nel 2009 ed entrata in vigore nel 2010. La Convenzione chiarisce all’articolo 1 che il “patrimonio culturale subacqueo” è costituito da tutte le tracce di esistenza umana che abbiano carattere culturale, storico o archeologico, e che siano o siano state parzialmente o totalmente sommerse da almeno cento anni.
Le immersioni hanno avuto come finalità quella di documentare e verificare lo stato di conservazione del relitto “Torquato Tasso”, detto anche “della Sentina”, per definire le più opportune misure di tutela (anche di conservazione in situ) e di considerare iniziative di valorizzazione e strategie di ricerca. Il natante affondato era già noto a pescatori e appassionati di immersioni subacquei.
Il relitto della Pirofregata “Torquato Tasso”, collocato in un tratto di mare a nord/est della foce del fiume Tronto su un fondale di circa 8 metri a circa 800 metri dalla foce, è pertinente a una nave da guerra varata il 28.5.1856 a Castellamare di Stabia per la Real Marina delle Due Sicilie. La nave aveva il compito di perlustrare la costa “pontificia” adriatica per contrastare uno sbarco di Garibaldi: pesava 1.450 tonnellate, aveva 178 uomini a bordo e dieci o dodici cannoni Ma nel febbraio del 1860 fu colta da un violento fortunale nei pressi della foce del fiume Tronto e si arenò. Fu tentato di rimetterla in mare, ma un’ennesima tempesta, il 5 marzo 1860 ne causò la perdita definitiva. La nave fu liberata da tutto l’equipaggiamento e tutti gli uomini a bordo furono tratti in salvo. La nave era realizzata con uno scafo in legno con carena ramata e misurava circa 63x10x5m ed era sospinta da un motore a vapore costruito nel Real Opificio Meccanico di Pietrarsa (NA) nel 1856: una rarità per l’epoca, in quanto i motori delle navi erano di fabbricazione inglese.
Il nome “Torquato Tasso” dell’imbarcazione deriva dalla polena che raffigura il poeta: polena che è stata esposta alla 37esima mostra navale di Genova.
Questa, sommariamente, è la storia del relitto, che tutti i pescatori e gli appassionati di subacquea conoscono.
Il Relitto non è mai stato oggetto di ricerche specifiche da parte delle Istituzioni preposte alla sua tutela e quindi è sembrato opportuno programmare delle immersioni per documentarne i resti. Una discreta visibilità ha consentito di riprendere parte della poppa, e della macchina a vapore con assi e ruote, oltre a svariati altri pezzi di difficile interpretazione.
I resti della macchina sono completamente ricoperti da mitili che non hanno consentito di valutarne lo stato di conservazione, ma future immersioni potranno avere lo scopo di rimuovere questo strato e consentire un piano di valorizzazione della macchina a vapore.
Durante le immersioni sono stati recuperati dei frammenti delle lastre metalliche applicate al fasciame dell’opera viva dell’imbarcazione e un elemento in ferro, forse dell’alberatura.
Il sopralluogo
Nell’ambito del medesimo servizio è stato valutato da parte dei subacquei un tratto di mare posto a Nord dove dovrebbe trovarsi un relitto di una nave romana mai individuata ma presente sovente nei racconti di alcuni anziani pescatori tramandati dai loro avi.
Le immagini del sopralluogo
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Una nave romana? Considerando la SALARIA come punto di partenza e approdo per i commerci marittimi da e verso le sponde dell’Adriatico, sarebbe strano se ce ne fosse UNA soltanto… una RISERVA MARINA protetta metterebbe gli organi competenti nelle condizioni di tutelare maggiormente il patrimonio storico/archeologico anche subacqueo quasi certamente presente lungo il litorale Truentino.