MARTINSICURO – Prosegue lo sciopero  a oltranza alla Carbotech di Martinsicuro dopo il fallimento della mediazione tra Comune e azienda per il reintegro sul posto di lavoro del dipendente licenziato.

Gianni Carbone, sindacalista Filctem–Cgil, la scorsa settimana si è visto licenziare poiché l’azienda gli ha contestato delle uscite fuori casa effettuate mentre si trovava in malattia. Un provvedimento immediatamente contestato dal dipendente per diverse ragioni: in primo luogo Carbone era uscito di casa in orari diversi da quelli previsti per la visita fiscale a casa (che pure ha ricevuto e che non ha evidenziato nessuna sorta di irregolarità), in secondo luogo poiché nelle sue sortite fuori casa, riferite in maniera dettagliata, sarebbe stato seguito e spiato per conto dell’azienda.

Da qui il braccio di ferro tra la proprietà e il sindacato, con la mobilitazione dei dipendenti che va avanti da una settimana a sostegno del collega Carbone.

Della vicenda è stata interessata anche l’amministrazione comunale, con la delegazione dei capigruppo di maggioranza ed opposizione che ha incontrato i vertici aziendali per cercare una mediazione. La proposta fatta da parte della Carbotech è stata quella di quattro anni di mobilità per il dipendente, più un incentivo economico: condizione rifiutata in maniera categorica da Carbone. “Non posso accettare sia perché farei un torto ai miei colleghi che stanno scioperando da una settimana per la salvaguardia dei miei diritti, e sia perché sarebbe come ammettere una mancanza che non ho mai commesso. In 33 anni di lavoro non ho mai avuto una lettera di richiamo, ora vengo licenziato solo per aver sempre svolto il mio dovere e preso le difese dei lavoratori. Vogliono farmi fuori per tagliare la testa al sindacato, intimorendo i dipendenti anche in vista del prossimo rinnovo delle cariche della Rsu aziendale”.  Il sindacato dal canto suo chiede il reintegro immediato del dipendente sul posto di lavoro, in attesa che sia emessa la sentenza del giudice, che dovrà decidere se Carbone deve rimanere o meno nell’azienda.

Il sindacalista sostiene che da lungo tempo sarebbe stato oggetto durante l’orario di lavoro di pesanti attenzioni e controlli da parte dei responsabili aziendali: “Si era creata negli ultimi tempi una situazione davvero pesante, che mi ha portato ad avere problemi di salute”. Il forte stress accumulato lo ha spinto a chiedere un periodo di malattia per ansia reattiva, una particolare disposizione psico-fisica che non precludeva a Carbone la possibilità di uscire di casa, seppure rispettando la permanenza in casa negli orari previsti per la visita fiscale. Ed è proprio su queste uscite che si disputa la battaglia, con l’azienda che le contesta e che le avrebbe monitorate attraverso controlli all’insaputa del dipendente. Il sindacalista parla di una situazione in cui ci sarebbero anche gli estremi per “mobbing” e per “stalking e violazione della privacy”, in riferimento sia alle ripetute attenzioni sul posto di lavoro che a quelle ricevute a sua insaputa durante il periodo di malattia.

Il braccio di ferro, avviato tra il dipendente e l’azienda prosegue senza ancora nessuna apparente soluzione immediata. Dopo il fallimento della mediazione dell’amministrazione comunale, per domani giovedì 4 agosto è previsto un incontro con il Prefetto, mentre venerdì si terrà una manifestazione davanti i cancelli dell’azienda a cui parteciperanno tutte le Rsu provinciali.