SAN BENEDETTO DEL TRONTO – E’ il capocannoniere della Samb, nonostante abbia giocato appena sei partite da titolare, delle quali due sole condotte sino al 90′ (a Martina e a Gallipoli). Non solo: detiene il maggior numero di presenze, ben 21, ma in 14 casi è subentrato nel secondo tempo.
Bastano questi numeri per bollare come straordinariamente paradossale la stagione di Emanuele Morini. I cinque gol segnati gli valgono lo scettro di miglior realizzatore della Sambenedettese, eppure l’ex Lumezzane fa fatica a scrollarsi di dosso l’etichetta di attaccante dell’ultima mezz’ora: «Fatemi giocare altre partite dall’inizio, sono convinto che potrò fare ancora meglio» chiede lui.
«A Sorrento ho giocato la seconda di fila dal primo minuto. Non era mai successo. Mi auguro arrivi anche la terza. Sta al mister scegliere se impiegarmi o meno – prosegue Morini – però mi sento di dire una cosa: penso di avere dimostrato che le cose mi riescono anche indossando una maglia da titolare. Ho solo bisogno di giocare con continuità. Le sostituzioni? Non mi pesano. Un attaccante è sempre più soggetto degli altri ad essere richiamato in panchina».
Dei cinque gol all’attivo, quattro sono arrivati quando ha sostituito un compagno di squadra. Morini guarda comunque il lato positivo della cosa: «Significa che pur stando in panchina riesco subito a entrare in campo concentrato. Ripeto: trovando maggiore spazio sarà più facile anche segnare. A Sorrento per esempio non ho fatto solo quello, ho anche aiutato i compagni, rientrando spesso».
Delle partite giocate finora, quale ricorda con maggior piacere. E quale invece vorrebbe cancellare?
«Quella contro la Sangiovannese, segnai dedicando il gol a mio fratello, seduto in tribuna. La peggiore è stata quella di Martina: giocai, e bene, per la prima volta da titolare, ma rovinai tutto con l’episodio del gol loro, favorendo il contropiede che ci costò il pareggio».
Domenica al Riviera arriverà proprio la formazione pugliese. Ripercorriamo per un attimo la gara dell’andata.
«Secondo me quella è una delle nostre migliori partite. Io, come detto, sbagliai molto: adesso però sto meglio fisicamente. Me lo ricordo bene come andò e se ci penso mi arrabbio. Anche allora, come è successo domenica a Sorrento, avanti 1-0 non siamo riusciti a chiudere la partita. Ci manca un po’ di fortuna e anche un pizzico di cinismo».
La sfida di ritorno sarà ancora più difficile.
«Assolutamente sì. Noi dobbiamo vincere per forza, loro invece non hanno nulla da perdere. E non credo siano ancora “morti”, stanno lottando con la Sangiovannese per evitare l’ultimo posto e comunque nutrono qualche speranza di risalire la china. Sono un’incognita, perché nel mercato di gennaio si sono rinforzati molto e questo è l’aspetto che mi preoccupa di più: ci aspetta una gara rischiosa, dovremo state attenti».
Chiudiamo con una curiosità: a Lumezzane è stato compagno di due attaccanti ora sulla cresta dell’onda, vale a dire l’interista Balotelli e il cagliaritano Matri.
«Il primo l’ho visto esordire a 15 anni. Giocammo a Padova e vincemmo la partita. Sono due grandi giocatori. Spero un giorno di arrivarci pure io in Serie A: sognare non costa nulla. Cosa mi manca? La continuità».