SAN BENEDETTO DEL TRONTO – La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza della Corte di Appello di Ancona del 22 febbraio 2006, che assolse l’ingegner Vincenzo Mattiolo, progettista delle opere di riprofilatura degli argini del fiume Tronto.
L’alluvione che il 10 aprile 1992 causò miliardi di danni – nessun morto, ma l’economia di quasi metà città in ginocchio – fu determinata da un effetto “a imbuto” nell’alveo del fiume.
Con la decisione della Cassazione, torna in vita la sentenza emessa in primo grado, che assegnò al progettista la responsabilità dell’alluvione, in quanto i nuovi argini da lui progettati erano stati posti a distanza inferiore rispetto alla distanza preesistente, restringendo a 70 metri l’ampiezza del letto del fiume.
Come hanno accertato le perizie, questo restringimento causò una sorta di “effetto imbuto” nella parte in cui si restringe l’alveo del fiume, provocando la fuoriuscita delle acque nelle campagne a ovest della ferrovia Adriatica e nel centro abitato di Porto d’Ascoli.
Per questo progetto sbagliato, Mattiolo fu condannato in primo grado a due anni e tre mesi di reclusione e al risarcimento dei danni subiti da cittadini e imprese. Poi fu assolto con formula piena ma oggi, con la pronuncia della Cassazione, si riaprono il contenzioso finanziario e le speranze di risarcimento degli alluvionati. Almeno a livello di procedimento civile, visto che per i reati penali a breve scatterà la prescrizione.
Il ricorso in Cassazione è stato proposto dagli alluvionati, assistiti dagli avvocati Roberta Alessandrini, Vando Scheggia e Raffaella Cardola, dal Comune di San Benedetto tramite il legale Francesco Voltattorni, dalla Procura Generale di Ancona tramite il sostituto procuratore presso la Corte di Appello Fabrizio Tragnone.